Napoli, 14-16 settembre 2023
Università della Regione Campania: Federico II, Luigi Vanvitelli, Orientale, Salerno, Suor Orsola Benincasa.
Contemplare/abitare: la natura nella letteratura italiana
XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti
Il XXVI Congresso Nazionale dell'AdI si terrà in presenza dal 14 al 16 settembre 2023 a Napoli grazie alla collaborazione delle Università della Regione Campania: Federico II, Luigi Vanvitelli, Orientale, Salerno, Suor Orsola Benincasa. Il Congresso verterà su Contemplare/abitare: la natura nella letteratura italiana. Troverete di seguito la presentazione dell'evento, il Programma e le istruzioni per aderire a un panel e partecipare alle sessioni parallele (entro l'8 giugno 2023), che si svolgeranno nella giornata di venerdì 15 settembre.
Cena sociale
Cliccando QUI troverete tutti i dettagli per partecipare alla cena sociale, prevista il 15 sera. Vi ricordiamo che i posti sono limitati, e che è necessario iscriversi entro il 10 giugno ed effettuare il pagamento non oltre il 30 giugno 2023.
Partecipazione al Congresso e iscrizione
Vi ricordiamo che la partecipazione al congresso è subordinata alla regolarizzazione della quota associativa: per tutti i dettagli sulle modalità di iscrizione e/o rinnovo, si veda la pagina dedicata
L’Associazione degli Italianisti propone quest’anno a tutte le studiose e gli studiosi della nostra letteratura l’attraversamento in tre tappe delle principali questioni collegate alla percezione e alla rappresentazione del paesaggio.
La prima tappa prevede l’assestamento dei metodi di lettura e dei problemi teorici posti dai concetti di paesaggio e ambiente, oggi così attuali: dalla “filosofia del paesaggio” evocata da Georg Simmel alla dialettica fra natura e storia (si pensi al tema delle ‘rovine’), dall’ecocritica alle interazioni con arti visuali, cinema, musica.
La seconda tappa percorre l’arco che va da Petrarca, cui molti attribuiscono addirittura l’“invenzione del paesaggio”, alla fondamentale svolta avvenuta nella sensibilità europea a cavallo tra Sette e Ottocento. Senza contare i risvolti sociali e politici, che hanno fatto della rappresentazione dell’ambiente esterno una sorta di grande ritratto collettivo, spesso rivelatore delle ragioni culturali, morali, estetiche che innervavano il modo di concepire la realtà.
L’ultima tappa è infine dedicata alla contemporaneità, e alle sue radici tra tardo Ottocento e Novecento, quando l’impatto tecnologico sugli ambienti fisici e antropici è diventato massiccio, cambiando radicalmente sia la percezione che la rappresentazione degli spazi, facendo emergere le ferite della Storia e i profondi rivolgimenti della società, col suo profondo impatto sul mondo naturale.
In una fase storica in cui si è venuta affermando l’espressione “antropocene”, che suggerisce quanto rilevante sia il contributo degli esseri umani alla stessa configurazione dell’ambiente, l’Associazione degli Italianisti intende dunque portare l’attenzione sulla capacità che la letteratura ha non solo di raccontare la cronaca, di rappresentare ‘quel che sta succedendo’, ma di plasmare le nostre concezioni, e di farci riflettere criticamente sui processi e le contraddizioni della storia. Perché ogni discorso sulla natura nasconde sempre dentro di sé un discorso sulla storia presente.
Accanto alle due serie di conferenze plenarie e alle due tavole rotonde conclusive, il Congresso ospiterà panel e contributi in cui le studiose e gli studiosi potranno liberamente confrontarsi su importanti prospettive di ricerche, di tipo tematico, formale, storico-culturale, metodologico, tra le quali:
- la rappresentazione della natura e del paesaggio nelle opere della letteratura italiana;
- il rapporto tra percezione estetica del paesaggio, sua elaborazione culturale e rappresentazione letteraria;
- gli snodi storiografici, con attenzione alle periodizzazioni storico-letterarie e ai mutamenti del paesaggio;
- retorica, generi letterari e rappresentazione del paesaggio;
- ecocritica e geocritica, tra letteratura ed ecologia;
- paesaggi ‘altri’, in movimento, sonori, cosmici, virtuali, futuri.
Segreteria scientifica:
Oriana Bellissimo, Elena Bilancia, Margherita De Blasi, Luca Ferraro, Giuseppe Andrea Liberti, Roberta Lombardi, Serena Malatesta, Antonio Perrone, Matteo Portico, Eleonora Rimol
Programma
Giovedì 14 settembre
Università di Napoli Federico II - Aula Magna Storica
Corso Umberto I, 40
14.30 Apertura del Congresso
Saluti istituzionali
15.00
Sessione Plenaria I - Uno sguardo sul metodo
Presiede: Matteo Palumbo
- Giancarlo Alfano, Il tema del Congresso
- Emma Giammattei, «Uscite dalla Caverna». Il paesaggio tra esperienza estetica e invenzione del luogo
Sessione Plenaria II - Paradigmi di lungo periodo e Svolte della modernità
Presiede: Pasquale Sabbatino
- Giulio Ferroni, Viaggiando con Dante: storia e geografia dell'habitat italiano
- Loredana Chines, L'occhio, il passo, la penna: paesaggi e scenari tra natura e cultura da Petrarca al Rinascimento
- Roberta Ferro, «Fra queste ruine a terra sparte». I paesaggi della storia nella letteratura del Seicento
- Valentina Gallo, Il Settecento: il secolo della Natura
- Laura Melosi, Dialogo con Leopardi sulla natura
Venerdì 15 settembre
Università Suor Orsola Benincasa - Aule
Dipartimento di Scienze Umanistiche, via S. Caterina da Siena, 37
8.30 - 11.30: Sessioni parallele
11.45
Aula Magna - Sede storica
Corso Vittorio Emanuele, 292
- Saluti istituzionali
Sessione Plenaria III - Dinamiche dell'ambiente tra Otto e Novecento
Presiede: Beatrice Alfonzetti
- Gianfranca Lavezzi, Da San Mauro a Baltimora: la geografia di Giovanni Pascoli
- Patrizia Guida, Paesaggi e urbanità nella letteratura odeporica del Novecento
- Matteo Meschiari, Paesaggi del collasso: Calvino e Pasolini
13.15-14.30 - Pausa pranzo
14.30 - 17.30
Sessioni parallele
Aule - Dipartimento di Scienze Umanistiche
via S. Caterina da Siena, 37
17:30
Aula Magna - Sede storica
Corso Vittorio Emanuele, 292
Assemblea dei soci e degli associati
21.00 Cena sociale
Sabato 16 settembre
Università di Napoli "L'Orientale"
Palazzo del Mediterraneo, Via Nuova Marina, 59
9.30
Aula T1
Saluti istituzionali
Sessione Plenaria IV
Tavola rotonda: Le discipline umanistiche tra identità e opportunità
- Coordina: Sebastiano Martelli
- Intervengono: Andrea Graziosi, Marco Mancini, Annalisa Nacinovich, Amedeo Quondam, Serena Sileoni
11.30
Aula T1
Sessione Plenaria V - Una lettura dell'Antropocene?
Gino Ruozzi in dialogo con Marcello Fois, Antonella Cilento e Carlo Vecce.
13.00 - Guido Baldassarri, Chiusura del Congresso
Brindisi conclusivo
Sessioni parallele
Chi desidera partecipare alle sessioni parallele, previste nella giornata di venerdì 15 settembre, può proporre un intervento per uno dei panel approvati.
Le proposte dovranno essere inviate al/ai proponente/i e, in copia, all’indirizzo adinapoli23@italianisti.it entro l'8 giugno 2023. Ciascuna proposta dovrà essere accompagnata da un abstract non inferiore a 500 battute e non superiore a 1500 (spazi inclusi) e dovrà contenere la chiara indicazione del panel al quale si intende partecipare.
LISTA DEI PANEL APPROVATI
[aggiornata al 26/05/2023]
1
GEOGRAFIE DEL DISASTRO TRA CINQUE E SEICENTO
SCRITTI IN PROSA E IN VERSI
Proponenti:
Antonio Perrone antonio.perrone@unina.it
Edoardo Zorzan edoardo.zorzan@unive.it
Discussant: Giancarlo Alfano, Matteo Residori
Questo panel esplora le testimonianze di eventi calamitosi prodotte tra Cinque e Seicento in Italia: cronache, poemetti, componimenti lirici, scritti devozionali, lettere, testi di interesse naturalistico-scientifico. L’obiettivo è ‘mappare’ le forme della narrazione delle catastrofi naturali, e sottolineare il punto di svolta epistemologico nell’interpretazione di tali fenomeni. Verranno accolti interventi che si propongono di indagare:
- Le modalità con cui il tema catastrofico reagisca con le diverse forme testuali, in versi e in prosa, e il modo in cui la descrizione del fenomeno naturale viene contaminata con modelli che afferiscono ad ambiti e a codici comunicativi differenti.
- Le strutture della narrazione dei disastri, che tra Cinque e Seicento si caratterizzano per una vivace tensione ideologica dovuta all’impossibilità di offrire una lettura univoca del fenomeno, e al valore politico e religioso assunto progressivamente dall’immaginario catastrofico.
- I canali comunicativi, pubblici e privati, entro cui circolarono le scritture del disastro come testimonianza di una nuova sensibilità per le notizie sensazionali e terrificanti.
- Il contatto tra spazialità e le catastrofi inteso sia come fenomeno interno ai confini del testo – la rappresentazione dei luoghi della catastrofe –, sia come dato extra-testuale che permetta di ricostruire una geografia della ricezione, locale ed esterna, delle scritture del disastro tra Cinque e Seicento.
2
RETORICA DELLA NATURA VERSUS UNA NATURA RETORICA?
Proponenti:
Luca Lombardo luca.lombardo@unibg.it
Lorenzo Negro lorenzo.negro@unive.it
Anna Rinaldin anna.rinaldin@unipegaso.it
Elena Santagata elena.santagata@uniba.it
Tiziano Zanato zanato@unive.it
Il panel si prefigge di indagare le modalità retoriche di rappresentazione della Natura nelle stratificazioni legate al tempo e alla cultura, modalità potenzialmente positive e anzi pienamente funzionali, di fronte alle quali sussiste spesso quel cattivo uso della retorica che stereotipizza e banalizza la rappresentazione della Natura, con effetti a cascata nell’ambito della lingua, della letteratura e dei generi letterari. Si assume che una retorica “buona” scacci quella “cattiva”, salvo contraria dimostrazione. Il panel accoglie proposte di intervento sui testi della letteratura italiana dal Due al Novecento, sia in versi sia in prosa, che si avvalgano di una strumentazione storico-critica e/o filologico-linguistica, con auspicabili interferenze e incroci. Accoglie altresì interventi di natura teorica sull’uso della retorica negli ambiti sopra descritti.
3
IL PAESAGGIO NEL ROMANZO STORICO DALL’OTTOCENTO AD OGGI
Proponenti:
Marco Borrelli marcofda@hotmail.it
Margherita De Blasi mdeblasi@unior.it
A partire da Quel ramo del lago di Como, nel 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni, il panel punta a offrire una ricognizione sulla funzione del paesaggio nel romanzo storico dall'Ottocento fino a titoli recenti che mostrano la grande tenuta di questo genere. In particolare, l’obiettivo del panel è osservare nei testi il rapporto tra la vicenda narrata e i riferimenti all’ambiente naturale, che, se in qualche caso fa da sfondo, in altri svolge, anche con gli aspetti di storicità connessi alle descrizioni, la funzione di consentire l’inserimento di elementi di verosimiglianza, fungendo da elemento di mediazione tra l’invenzione e la Storia. Senza dimenticare, per di più, che nel corso del Risorgimento la descrizione del paesaggio in molteplici romanzi storici si rivela una forma di patriottismo con cui celebrare l’attaccamento alla propria terra natia. Attraverso una serie di casi esemplari sarà possibile costituire un’articolata riflessione sul tema di fondo considerato.
4
INSEGNARE “FUORI LUOGO”.
NUOVI SPAZI PER LA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA?
Proponenti:
Ambra Carta ambra.carta@unipa.it
Simone Giusti simone.giusti@unisi.it
Lucia Rodler lucia.rodler@unitn.it
Nel 2010 Remo Ceserani segnalava un paradosso della letteratura: essa non gode più del prestigio tradizionale che ha caratterizzato l’educazione occidentale, ma richiama l’interesse di studiosi di numerose discipline, soprattutto scientifiche. La curiosità dei saperi STEM per autori, testi e comportamenti letterari è ormai oggetto di ricerche a livello internazionale e sta trasformando la didattica della letteratura italiana nelle università, dove appaiono spesso insegnamenti “fuori luogo”, sia in senso letterale (collocati in Dipartimenti “non letterari”), sia in senso metaforico (divulgativi e culturali, talvolta veicolati in lingua inglese, situati alla “convergenza” di diverse discipline). Risulta dunque urgente un confronto teorico su questa nuova forma di comunicazione pubblica della letteratura italiana che riguarda peraltro anche le iniziative di terza missione. La didattica “fuori luogo” può essere una opportunità di rinnovare la ricerca, la didattica e la disseminazione della letteratura italiana? O resta una soluzione di ripiego che mostra la crisi della critica letteraria e dell’insegnamento umanistico? Le STEM possono diventare STHEM grazie alle humanities rinnovate? Il panel accoglie proposte di riflessione teorica, esperienze di ricerca, di insegnamento e di terza missione che riguardino la didattica della letteratura italiana in contesti non tradizionali, con particolare interesse per l’interazione e la convergenza di studi letterari e altri ambiti disciplinari, e per i modi della disseminazione dei risultati scientifici.
5
MITI DELL’ACQUA E DELLA TERRA NELLA LETTERATURA DEL SUD
Proponente:
Daniela De Liso daniela.deliso@unina.it
La morfologia del Sud della penisola ha abituato i popoli che vi abitano ad una natura duale: distese d’acqua al di là di rocce e sabbia finissima convivono con formazioni pianeggianti, collinari e montuose. L’uomo del Sud, per abitare la natura e trasformarla in territorio e casa, si è da sempre confrontato con acqua e terra, tentando di svelarne i misteri, di dominarle e ammansirle e ne ha subito le alterne vicende. La letteratura ha, nel corso dei secoli, descritto, raccontato, cantato la natura dell’acqua e della terra, che prima di essere elementi, sono state miti. Anche quando il lògos ha sostituito il mythos il fascino di divinità, sirene, ninfe e satiri ha popolato la letteratura italiana. Il panel intende ricostruire una mitopoietica di acque e terre nella letteratura del meridione e delle sue isole, attraverso l’esame di testi poetici e in prosa.
6
“DISLOCARE LO SGUARDO”. FORME E CODICI DEL REPORTAGE NOVECENTESCO
Proponenti:
Marco Dondero marco.dondero@uniroma3.it
Il panel indaga le modalità di percezione e rappresentazione dello spazio nella “forma-contenitore” del reportage novecentesco, inteso in tutte le sue possibili declinazioni mediali. Con l’affermarsi della figura del corrispondente, scrittrici e scrittori sono sempre più frequentemente chiamati a restituire al pubblico la propria visione sui luoghi della contemporaneità. Tale operazione è affidata a diversi linguaggi che tendono a contaminarsi e a incoraggiare esperimenti intermediali; anche grazie all’interazione con radio, fotografia, cinema, televisione, i vari generi della produzione reportistica hanno creato immagini e immaginari su spazi “altri”, diversi, ignoti, o hanno risemantizzato quelli già conosciuti. In che modo lo straniamento indotto dal viaggio influenza la percezione dei luoghi da parte dell’intellettuale e con quali mezzi e forme questi sceglie di rappresentarli? Da Fausta Cialente ad Anna Maria Ortese, da Pier Paolo Pasolini a Gianni Celati, da Mario Soldati a Guido Piovene, le nuove forme del reportage di viaggio hanno assunto uno sguardo inedito sul rapporto tra l’essere umano e lo spazio che attraversa.
7
NATURA E PAESAGGIO NEL RACCONTO ITALIANO
Proponenti:
Elisabetta Menetti elisabetta.menetti@unimore.it (Università di Modena e Reggio Emilia)
Andrea Manganaro (Università di Catania)
Si propone di condividere le ricerche sul rapporto tra natura, paesaggio e racconto sia delle origini sia della modernità al fine di riflettere sulla rappresentazione dell’ambiente come sfondo dello scambio di ‘narrazioni brevi’ tra imitazione realistica e invenzione fiabesco-fantastica. Da sempre la letteratura produce e continua a produrre forme brevi narrative che catturano molteplici contenuti entro una prospettiva dinamica, sempre in tensione fra l’esigenza di normatività (i generi letterari) e la spinta alla trasformazione (le forme). La natura come sfondo del narrare ‘in breve’ e le significative metafore naturali legate alla narrazione cambiano nel tempo ma mantengano un forte legame con l’ideale giardino del Decameron, luogo di piacere e naturale cornice del novellare in brigata. Si fa riferimento alle metafore naturali che rappresentano la molteplicità delle narrazioni, la raccolta eterogenea di esperienze di vita (i fiori, l’orto, il campo), ma anche l’immagine ‘visuale’ del narrare tra sfondi naturali, architetture (palazzi, chiostri) e rappresentazione degli spazi come rappresentazione della società.
Per quanto riguarda la narrativa moderna si propone di prestare attenzione, in particolare, al “punto di vista” del narratore, al rapporto tra ambiente naturale e i personaggi che in esso agiscono, sia in termini di determinazione, sia di percezione, alle corrispondenze (o difformità) tra paesaggio e personaggio.
Sono, altresì, incentivate proposte di ricerca che propongono ‘questioni’, ‘collegamenti’, ‘metodi’ sul tema ‘natura e racconto’ in un arco cronologico esteso e di confronto tra le epoche.
8
IDILLIO E ANTI-IDILLIO NELLE POETICHE E NEI TESTI LETTERARI FRA SETTE E NOVECENTO
Proponenti:
Silvia Contarini: silvia.contarini@uniud.it
Valter Leonardo Puccetti: valter.puccetti@unisalento.it
Il panel intende focalizzarsi sul genere dell’idillio, così come è stato definito da Bachtin in Estetica e romanzo, nel tentativo di tracciarne la storia letteraria per grandi tappe e attraverso una serie di esempi testuali e di coordinate geografico-temporali, nel periodo che va dal Sette al Novecento. Mantenendo comunque al centro della riflessione l’epoca inquieta del cosiddetto tournant des Lumières (1770-1820), quando l’idillio divenne il luogo privilegiato del dibattito sui generi e sulle poetiche della modernità (la pastorale, l’epica, la lirica, il romanzo), soggetti a una profonda trasformazione, il panel ha come obiettivo di mettere in evidenza tanto i precedenti settecenteschi quanto l’evoluzione successiva del genere, mediante l’analisi dei testi letterari e la ricostruzione dei singoli contesti.
Un’attenzione particolare sarà riservata all’indagine sulle costanti di lunga durata, alle riscritture del genere, al suo rovesciamento parodico, intenzionale o meno, nella forma dell’anti-idillio, e alle sue manifestazioni ibride nel Novecento.
9
NATURA, RAGIONE E LEGGE NEL PENSIERO UMANISTICO
Proponente:
Guido M. Cappelli gcappelli@unior.it guidom.cappelli@gmail.com
«Probum improbumque pro locis, populis, nationibus iudicari, neque tam naturam quam leges atque instituta sequi»: questo passo tratto dall’ Antonius (l. V) del Pontano ci dice che l’idea di “natura” non è solo legata ai paesaggi e alle rappresentazioni, ma, intesa come “natura umana”, “essenza, carattere peculiare dell’uomo”, costituisce un elemento, al tempo stesso fondante e problematico, da un lato dell’antropologia – determinandone la dignitas –, dall’altro del pensiero etico-politico dell’Umanesimo, in rapporto dialettico con le istituzioni sociali e politiche. Comprendere la natura significa, per l’Umanesimo, coglierne il nesso profondo e complesso con la Ragione, perché l’ordine naturale delle cose, voluto in ultima istanza da Dio, è intimamente razionale e comprensibile solo con la Ragione, senza semplificazioni e determinismi.
In questo panel vorremmo domandarci quale immagine dell’uomo, della società e del mondo emerge dal trattamento di questa idea di natura in grandi autori come Alberti, Valla, Ficino, Pico o Pontano, ma anche in autori “minori” che hanno trattato ex professo il tema de homine (Galeotto Marzio) o de dignitate (Giannozzo Manetti, Bartolomeo Facio).
10
’900 E TERZO SPAZIO: «UN TEATRO NATURALE DELLE IMMAGINI»
Proponenti:
Sara Nocerino, Università di Napoli Federico II joint UGent sara.nocerino@unina.it
Valentina Panarella, Università di Siena valentina.panarella@gmail.com
Contemplare e abitare sono verbi che, etimologicamente – contemplari, attrarre nel proprio orizzonte, e habitare, tenere –, si radicano nel bisogno dell’osservatore di far proprio lo spazio circostante per comprenderlo e misurarvisi. È questa la ratio di alcuni dispositivi di lettura del mondo che fondano il regime scopico occidentale: si pensi agli studi di Panofsky sulla prospettiva, al potere narrativo di carte, mappe e immagini descritti da Tally Jr., Westphal e Mitchell e, ovviamente, alla capacità della letteratura di costruire ‘spazi altri’ indagata da Bagnoli e Iacoli. D’altra parte, gli stessi geografi, come Yi-Fu Tuan, hanno chiarito come il concetto di paesaggio designi, a un tempo, l’oggetto e la sua immagine culturale.
Il prodotto di questa sovrapposizione è quello che Soja definisce Thirdspace: una mappa epistemologica del mondo, una mediazione, tramite questi dispositivi percettivi, tra il paesaggio reale e la sua immagine mentale. Chiari esempi ne sono le ‘mappe’ narrative di Celati, ri-composizioni dello spazio emiliano influenzate da quel nuovo mezzo per «pensare lo spazio esterno» che era per lui la fotografia. O, ancora, i meta-paesaggi di Manganelli, luoghi imprecisati e integralmente retorici. Sul versante poetico, ‘terzi spazi’ possono essere considerati i paesaggi di Zanzotto e Bertolucci, le proposte verbo-visuali di Spatola e Totino, le meta-immagini di Magrelli. Il panel mira, dunque, a indagare ulteriori forme degli ‘spazi terzi’ costruiti da autori italiani, dal 1950 ad oggi, attraverso la prosa, il verso e le immagini.
11
«IL RACCONTO PIÙ ESATTO È SEMPRE UNA VERITÀ D’IMITAZIONE».
NATURA E DEVIAZIONI ANTIMIMETICHE NEI TESTI LETTERARI DAL SECONDO OTTOCENTO ALLA CONTEMPORANEITÀ
Proponenti:
Simone Pettine simone.pettine@unich.it
Chiara Taraborrelli c.taraborrelli@uw.edu.pl
Angela Bubba angela.bubba2@gmail.com
Discussant: Mario Cimini mario.cimini@unich.it
I testi letterari ospitano da sempre visioni eterogenee della natura, ammesso che quest’ultima possa essere definitiva una volta per tutte nei suoi elementi costitutivi fondamentali. Obiezioni sensate, in tal proposito, sono state sollevate anche in sede di critica letteraria, dal Saggio sulle finzioni di Madame de Staël – nel quale la scrittrice annota: «il racconto più esatto è sempre una verità d’imitazione» – ai lavori più recenti di Federico Bertoni (Realismo e letteratura. Una storia possibile) e Thomas Pavel (Mondi di invenzione: realtà e immaginario narrativo). La lunga tradizione mimetica occidentale, che per Auerbach accompagna da sempre la finzione letteraria, è stata però segnata sin dalle sue origini da deviazioni antimimetiche più o meno evidenti: racconti mitici, meravigliosi, leggendari, e negli ultimi due secoli da generi di successo, tuttora discussi in sede critica, quali il fantastico e la fantascienza. Questo “altrove”, sotteso alla narrazione realistica o convivente con essa in modo più o meno evidente e destabilizzante, ha comportato diverse modalità di rappresentazione della natura – termine con il quale si vuole indicare tanto il dato fisico-naturale, variamente rielaborato, quanto il “mondo” della narrazione con i suoi eventi e personaggi. Il panel propone quindi di ospitare indagini sulle strategie di rappresentazione della natura all’interno di testi antimimetici (fantastici, fantascientifici e ibridi) nella letteratura italiana dal secondo Ottocento alla contemporaneità.
12
AMBIENTALISMO LETTERARIO NEL SECONDO ‘900 ITALIANO
Proponente:
Francesco Rossini francesco.rossini@unicatt.it
Discussant:
Roberta Ferro roberta.ferro@unicatt.it
Simona Morando simona.morando@unige.it
Il panel si propone di indagare importanti figure della storia letteraria italiana novecentesca che svolsero un ruolo di primo piano nella salvaguardia del paesaggio nazionale. Attraverso articoli giornalistici, scritti saggistici e narrativi essi gettarono le basi di quello che in Italia, a differenza di molte altre nazioni, fu, prima di tutto, un ambientalismo umanistico – animato non già da uomini di scienza bensì da letterati – che tendeva a considerare la questione della protezione della natura come parte della più generale questione della tutela del patrimonio storico, artistico e culturale. Fulgidi esempi in questo senso furono Elena Croce e Giorgio Bassani, impegnati attraverso la propria opera letteraria e nella fondazione di associazioni votate alla tutela del paesaggio come Italia Nostra e il FAI; ad essi fu legato Italo Calvino che pubblicò racconti di alta sensibilità ecologista sulla rivista «Botteghe Oscure» di cui la Croce fu fondatrice e Bassani redattore. Nella stessa direzione si mosse anche Stanislao Nievo, narratore e poeta, nonché attivista per la difesa del patrimonio culturale e naturale nelle vesti di fondatore del WWF e di ideatore del progetto Parchi Letterari per la valorizzazione dei luoghi fisici legati all’ispirazione letteraria. Obiettivo è gettare luce su una stagione di post boom economico che imponeva agli umanisti un concreto impegno ambientale, riponendo fiducia nella parola scritta come strumento di crescita civile per tutelare il territorio in virtù del legame con la letteratura o valorizzarlo per mezzo di essa.
13
UN SECOLO DI PAESAGGI ITALIANI CONTROCORRENTE
Proponente:
Ilaria De Seta ilaria.deseta@kuleuven.be
“Vedere il panorama! ecco una maniera un po’ rozza di consumare il paesaggio, di tracannare la bevanda senza sentirne il gusto” Queste le parole di Filippo Rubé protagonista del romanzo omonimo di Giuseppe Antonio Borgese pubblicato nel 1921. Singolare che proprio nel 1922 venisse emanata la Legge Croce sul paesaggio. Quali altri autori della letteratura italiana riflettono intorno a questi temi in quegli anni? Cosa hanno a che fare con l'ideologia fascista le conferenze Romagna di Alfredo Panzini e Trieste di Silvio Benco al Lyceum di Firenze rispettivamente nel 1931 e 1932? Possiamo considerare il Reportage di Pasolini del 1959, La lunga strada di sabbia un punto di snodo e un’ibridazione di un genere letterario? Va considerato invece un punto di arrivo il culto del paesaggio ipercontemporaneo industriale e post-industriale ispirato da scrittori del Nord Est, uno per tutti Vitaliano Trevisan?
Il panel intende esplorare il punto di vista non stereotipico degli scrittori nostrani sul paesaggio italiano nel corso degli ultimi cento anni. Si sollecitano anche riflessioni teoriche.
14
LA TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO COME CONSEGUENZA DELLA TRASFORMAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI:
DALLO SPAZIO DELLA NATURA ALLO SPAZIO DELLA PERIFERIA
Proponenti:
Federica Petrone federica.petrone@univ-lyon3.fr
Alberto Scialò alberto.scialo@unior.it
Nel corso del Novecento la nuova etica del consumo prende il sopravvento fisico e concettuale su quegli spazi in cui precedentemente vigeva un dialogo armonico tra uomo e natura. Paradossalmente l’uomo si ritrova estraneo in spazi creati ad uso e misura di se stesso. La periferia sostituisce in tal modo lo spazio della natura e diviene espressione visiva della definitiva affermazione dei sistemi produttivi sulla realtà. Dal Pasolini di Ragazzi di vita, passando per la testimonianza di Ermanno Rea, fino a riflessioni più recenti, quali ad esempio quelle di Giorgio Falco e Sabrina Ragucci, la tematica si è intersecata con un filone di studi ecocritici, tra cui quelli di Denis Cosgrove e Serenella Iovino. Il panel propone un’indagine su quelle opere letterarie e artistiche che, a partire dalla seconda metà del secolo, hanno registrato questa mutazione.
15
UN APPROCCIO INTERSEZIONALE AL PENSIERO ECOLOGICO:
ECOCRITICA, ENVIRONMENTAL HUMANITIES E DIGITAL HUMANITIES
Proponenti:
Fabio Ciotti
Daniele Silvi silvi@lettere.uniroma2.it
Di fronte all'accelerazione delle sfide legate ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, le scienze umane sono sempre più chiamate a confrontarsi criticamente con queste pressanti questioni. La parallela maturazione dei campi delle Digital Humanities e delle Environmental Humanities offre l’opportunità di sviluppare metodologie intersezionali e innovative per comprendere meglio il rapporto uomo/ambiente. Gli strumenti e le metodologie digitali, come l'analisi computazionale del testo, la mappatura georeferenziata, la visualizzazione dei dati, hanno aperto nuove possibilità per esplorare le modalità in cui i processi culturali mediano le questioni ambientali e per sviluppare nuove intuizioni su come la letteratura e gli artefatti culturali si confrontino con i problemi ecologici e i cambiamenti climatici. Questo panel intende esplorare questo campo multidisciplinare, evidenziando i modi in cui gli strumenti, le metodologie e le prospettive digitali possono contribuire a illuminare il ruolo della letteratura, della lingua e degli artefatti culturali nel trattare problemi ecologici, promuovere la sostenibilità ambientale e far emergere al tempo stesso problematiche e soluzioni possibili. A tale fine saranno accolte proposte di intervento che vertano su temi come: la rappresentazione della natura, del paesaggio e degli elementi distintivi (anche metaforici) dell’esperienza del soggetto a contatto con la natura stessa (accettazione, rifiuto, rapporto, ecc.) nelle opere della letteratura italiana colta e di genere; la percezione estetica del paesaggio e la sua elaborazione culturale e rappresentazione letteraria; le particolarità e le peculiarità degli elementi naturali e/o paesaggistici in riferimento alle fasi storiche ed eventuali (significativi) mutamenti del paesaggio; la trasformazione digitale e la sostenibilità ecologica: in che modo le tecnologie digitali possono facilitare o ostacolare pratiche sostenibili dal punto di vista ambientale?; la fan fiction e la cultura fan alle prese con la crisi ecologica: analisi computazionale e critica sociale nelle della cultura digitale.
16
«TUTTI LI FIOR CHE MOSTRA PRIMAVERA».
LO SPAZIO DELLA NATURA NELL’ INAMORAMENTO DE ORLANDO
Proponenti:
Elisa Curti elisa.curti@unive.it
Giovanna Rizzarelli giovanna.rizzarelli@unife.it
Il panel si propone di approfondire la presenza, la funzione e i molteplici significati della natura e del paesaggio all’interno del poema di Boiardo. Selve, prati, fiumi, monti e giardini rappresentano spazi non solo da attraversare, ma in molte occasioni da affrontare e conquistare, o, viceversa, da abitare e godere. La natura, variegata e complessa, ha un ruolo essenziale nell’ Inamoramento de Orlando, sia per lo sviluppo della diegesi, sia in relazione all’ibridazione tra i generi letterari che trovano spazio nella compagine accogliente delle ottave boiardesche. Inserti lirici, elegiaci e novellistici sviluppano infatti in forme e con toni diversi la presenza dell’elemento naturale, evocando una fittissima trama, intertestuale e intratestuale, di raffinati rimandi letterari. La natura nel poema, infine, si colora anche di tinte perturbanti consentendo al lettore e ai paladini di attraversare paesaggi soprannaturali e fantastici carichi di fascino.
Il panel intende quindi raccogliere comunicazioni di carattere letterario, linguistico, filologico e storico-artistico che prendano in esame:
- Il ruolo della natura nell’ Inamoramento de Orlando, anche in riferimento alla sua trasposizione in immagini (a stampa e pittoriche);
- La rappresentazione della natura in relazione all’ibridazione tra i generi letterari nell’ Inamoramento;
- Paesaggi naturali e paesaggi fantastici nel poema di Boiardo;
- Il rapporto tra il poema, la coeva scienza botanica e la dimensione dei giardini rinascimentali.
17
PAESAGGIO URBANO E PAESAGGIO NATURALE: PER UNA ESTETICA DELLA VISIONE IN LEOPARDI
Proponenti:
Antonella Del Gatto adelgatto@unich.it
Patrizia Landi patrizia.landi@iulm.it
Il rapporto leopardiano col paesaggio è condizionato dalla concezione tanto della natura (in tutta la sua complessità e varietà) quanto della società. Nell’indagare il difficile equilibrio tra organico e inorganico, e l’articolato nesso tra paesaggio urbano e paesaggio naturale, Leopardi affronta alla radice il problema della dialettica tra antichi e moderni e quindi, in ultima analisi, tra vita e morte, costruendo al contempo una vera e propria estetica della visione, modulata su livelli e piani diversi (pure intertestuali), anche a seconda del genere letterario scelto.
Il nostro panel si focalizza dunque sulla messa a fuoco dell’estetica leopardiana della visione attraverso lo studio proprio del rapporto tra io e paesaggio (urbano e naturale), in un complesso gioco di coperture e scoperture, di impedimenti e liberazioni. Non senza dimenticare che in Leopardi è presente un’anima ecologista ante litteram: si pensi alle pagine dello Zibaldone in cui si discute del rischio dello sfruttamento delle foreste, pagine connesse al più ampio tema dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo che aprono sia a un’indagine eco-critica del pensiero leopardiano sia alla rilettura post-umana delle Operette morali e dei Canti.
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LA NATURA ALLA FINE DEL MONDO.
LA RAPPRESENTAZIONE DELLA NATURA NELL’IMMAGINARIO POSTAPOCALITTICO
Proponenti:
Andrea Cannas
Giovanni Vito Distefano gianvito.distefano@gmail.com
L’immaginario postapocalittico costituisce un luogo “estremo” della riflessione sul rapporto tra umanità e natura. Rappresentare l’estinzione del genere umano vuol dire infatti portare immaginativamente alle estreme conseguenze i processi di integrazione o di dominio, di conservazione o di squilibrio, che nel corso delle epoche hanno determinato tale relazione. Nel punto conclusivo della storia dell’umanità, la natura potrà così rivelarsi identicamente uguale a se stessa, finalmente restituita alla sua originaria purezza, oppure irreparabilmente mutata, resa esausta e sterile per effetto della lunga teoria di stravolgimenti causati dall’azione umana, o ancora…
Nell’ambito della letteratura italiana, appare esemplare in proposito l’opera di Leopardi, che nelle Operette morali sviluppa una ricca variantistica del topos della scomparsa dell’umanità. Sulla scorta della sua riflessione filosofica, egli delinea – con gli strumenti del comico – la sistematicità dell’operato della natura contro l’umanità, alla quale nella prospettiva del sistema generale spetta una parte incidentale.
Il panel si propone di indagare la rappresentazione della natura e del paesaggio in opere di argomento postapocalittico, o nelle quali sia in vario modo evocata l’estinzione dell’umanità. Entro questa cornice tematica i contributi potranno essere dedicati a singoli autori o opere della letteratura italiana; ai rapporti con opere differenti per epoca, tradizione letteraria, media (cinema, fumetto, arti visive); agli snodi storiografici e alle possibili periodizzazioni inerenti allo sviluppo storico dell’immaginario postapocalittico.
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IL PAESAGGIO LETTERARIO DI ETÀ MODERNA/ TRA CATASTROFE E RINASCITA
Proponenti:
Fabio Forner (Università di Verona – CRES) fabio.forner@univr.it
Anna Maria Salvadè (Università di Verona – CRC GEOLITTERAE) annamaria.salvade@univr.it
Discussant:
Fabio Danelon (Università di Verona)
Il paesaggio alterato e stravolto da calamità e disastri (naturali o provocati dall’uomo) ha spesso sollecitato l’attenzione di autori che, tra Sette e Ottocento, ne hanno fatto oggetto di rielaborazione letteraria, interrogandosi anche sulla casistica degli eventi, sulle ragioni della presenza del male nel mondo, sulla perdita di valori e regole; si pensi, per esempio, al Candide e al Poème sur le désastre de Lisbonne di Voltaire, alla Ginestra leopardiana, alla peste nei Promessi sposi.
In questa prospettiva, il panel intende sollecitare contributi che indaghino il rapporto tra l’uomo e la natura sconvolta, fra gli estremi della disperazione e degli aneliti di rinascita; facendo riferimento, nell’indagine, a scritti saggistici, narrativi, poetici, senza trascurare altre forme di elaborazione testuale (carteggi, cronache, diari, resoconti).
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GUERRA E PAESAGGIO. DAL PALADINO NELLA SELVA AL SOLDATO NELLA NATURA
Proponenti:
Fabrizio Bondi fabrizio.bondi@unisob.na.it
Gianluca Genovese gianluca.genovese@unisob.na.it
Andrea Torre andrea.torre@sns.it
Da sempre nella letteratura di guerra la natura e il paesaggio - quando quest’ultimo diventa ‘percepibile’ come tale - svolgono un ruolo. Il rapporto tra guerriero e natura dà luogo a veri e propri tòpoi di lunga durata. Una tipica polarità: il paesaggio può fare da specchio psichico agli stati d’animo del o dei protagonisti oppure essere usato per un effetto-contrasto (bellezza naturale vs. orrore del conflitto). Il paesaggio, nel poema cavalleresco, è spesso una monotona serie di clichés, ma può dar luogo ad affascinanti costruzioni scenografiche (Ariosto) o essere intriso di un fascino oscuro, quasi preromantico (Tasso).
Nelle ultime due guerre una violenza non stilizzata ha sconvolto alcuni tra i luoghi più suggestivi del paesaggio italiano. Nella Grande Guerra la montagna è un duro avversario; ma anche teatro, e vittima con l’uomo, delle devastazioni delle prime ‘armi di distruzione di massa’, quasi ‘prova generale’ delle ferite inflitte alla terra nel corso del secolo che si apriva. Cionostante, gli scrittori in guerra hanno spesso rappresentato sé stessi (ri)prendere il contatto con la natura, riscoprirne il valore, trarne motivo di speranza o di esaltazione vitale. Per gli autori della Resistenza la montagna, in primis luogo di rifugio, è anche luogo di contemplazione e, a volte, di Avventura: gli stessi soprannomi dei partigiani si richiamano in vari casi a personaggi dei poemi cavallereschi. Interessante anche il caso del romanzo coloniale, in cui si alternano esotismo e fascino della scoperta.
Il panel intende identificare, attraverso casi di studio specifici, le costanti ‘antropologiche’ nel rapporto guerriero-natura e, soprattutto, la declinazione di questo rapporto, a livello letterario, nelle diverse situazioni storiche, per avviare la mappatura di una ‘geografia patetica’ della guerra nella letteratura italiana.
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«QUELL’ALBEGGIARE COSI! DIVERSO DA QUELLO CH’ERA SOLITO VEDERE NE’ SUOI MONTI».
MANIFESTAZIONI E RAPPRESENTAZIONI DELLA NATURA NELLE OPERE DI ALESSANDRO MANZONI
Proponenti:
Giorgio Patrizi giorgio.patrizi@unimercatorum.it
Raffaello Palumbo Mosca raffaello.palumbomosca@unito.it
Teresa Agovino teresa.agovino@unimercatorum.it
Discussant:
Giorgio Patrizi giorgio.patrizi@unimercatorum.it
In occasione del 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni, il panel propone una panoramica a tutto tondo degli aspetti legati alla Natura nelle opere manzoniane e nei Promessi sposi in maniera particolare. Dalla passione botanica dell’autore nascono, difatti, pitture paesaggistiche di rilievo, come la celebre scena legata alla descrizione della vigna distrutta di Renzo. La natura, però, in Manzoni, non è fatta di sola botanica: la sua presenza nel testo va a completarsi anche in scenari di montagna (dalla carrellata paesaggistica di apertura all’Addio ai Monti) o fluviali (Renzo sull’Adda) divenendo, così, molto spesso anche fulcro di riflessioni e stati d’animo sentimentalmente rilevanti per i personaggi. Vi è, poi, ancora nel romanzo, una diversa forma di paesaggio naturale, quella cioè legata all’accostamento tra l’uomo e il mondo animale – dal Griso paragonato al lupo affamato, fino ai capponi di Renzo – o al paesaggio sonoro, già indagato da Mario Barenghi in relazione al tradimento del Griso o, ancora, ai fenomeni atmosferici riscontrabili tanto nel romanzo stesso (si pensi alla pioggia purificatrice del capitolo XXXVII) quanto in opere poetiche (l’onda del mare in tumulto che si riversa sul capo del naufrago quale similitudine del ricordo napoleonico che torna prepotente nell’uomo in esilio nel Cinque Maggio).
Tali e tante manifestazioni della natura in Manzoni si prestano, dunque, a una molteplicità di studi e ricerche sul tema che, certamente, consentirà di evidenziare la modernità dell’autore e delle sue opere, anche a tanta distanza dalla scomparsa.
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LO SPAZIO COME SUONO. PAESAGGI SONORI DELLA LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA
Proponenti:
Riccardo Donati riccardo.donati@unina.it
Giuseppe Andrea Liberti giuseppeandrea.liberti@unina.it
La nozione di soundscape, elaborata da Raymond M. Schafer ma presto perfezionata dagli apporti di studiosi di diversa formazione, può essere utilmente applicata all’ambito letterario per verificare come scrittori e scrittrici abbiano, nel tempo, saputo raccontare luoghi reali e immaginari valorizzandone innanzitutto l’assetto sonoro. Si tratta di un concetto che, oltre ad aprire nuovi percorsi di lettura, arricchisce la conoscenza della cultura di diversi periodi: come “suona” un paesaggio? Quali rumori destano l’attenzione di un autore, e quali strategie retoriche e narrative vengono attivate per la loro resa letteraria? E, ancora, come cambia la dimensione sonora di un dato locus nella sua evoluzione storica e, ergo, letteraria?
Il panel vuole compiere una ricognizione delle modalità di restituzione estetica degli ambienti sonori nella letteratura italiana dal Settecento a oggi. Si attendono proposte che discutano le rappresentazioni di paesaggi tanto naturali quanto urbani, nell’ottica di un’ecologia come studio degli ambienti più o meno antropizzati, soffermando l’attenzione sugli elementi acustici che compaiono nelle opere in esame; sono ammesse anche ricostruzioni dei paesaggi sonori di luoghi fittizi ma dal particolare profilo acustico. Saranno apprezzati anche contributi che uniscano l’indagine sulle rappresentazioni del sonoro alle nuove prospettive dell’ecocritica.
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RACCONTARE LA NATURA: ESPERIENZA E SIMBOLO NELLA POESIA FRA OTTO E NOVECENTO
Proponente:
Francesca Florimbii francesca.florimbii2@unibo.it
Discussant:
Andrea Campana andrea.campana@unibo.it
Marco Veglia marco.veglia@unibo.it
Il binomio uomo-natura, ora nel segno dell’armonia, ora in quello della dissonanza, è stato da sempre motivo centrale nella produzione letteraria: basti pensare alla cosmogonia di matrice classica o alla topica virgiliana del locus amoenus; alla fitta simbologia cristiana, fondamento di tanta lirica provenzale, ma ereditata anche dalla poesia stilnovista, da Dante e da Petrarca; alla letteratura di viaggio cinque e seicentesca, in cui le descrizioni di luoghi esotici e selvaggi stravolgono la canonica concezione spaziale; o ancora alla razionalità greco-latina delle origini, recuperata dai poeti del XVIII secolo. È però a partire dell’epoca Romantica che elemento naturale e interiorità umana diventano inscindibili: madre e matrigna, osservatrice e giudice impietosa, simbolo della solitudine e della fragilità dell’essere umano, santuario e luogo di protezione, ambiente sottoposto al fenomeno selvaggio dell’industrializzazione prima e dei conflitti mondiali dopo, la natura è centrale in tutta la poesia fra Otto e Novecento. Il panel intende quindi recepire contributi che mettano in rilievo e definiscano la complessità del tema: le diverse facce di questo poliedro.
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INTERPRETARE IL PAESAGGIO TRA MEDIOEVO E PRIMA ETÀ MODERNA
Proponenti:
Selene Vatteroni selene.vatteroni@gmail.com
Raffaele Cesaro raffaelecesaro3@gmail.com
Il panel propone un’indagine sui significati allegorici e metaforici di paesaggi reali o fantastici nella tradizione letteraria italiana tra Medioevo ed Età Moderna. A partire da una prospettiva ampia, che guarda a una pluralità di generi e tipologie testuali (narrativa, epica, lirica, drammaturgia, trattatistica), si vuole mettere a fuoco i criteri con cui gli autori hanno fatto di ambienti naturali, urbani o inventati lo specchio di riflessioni liriche, politiche o morali attraverso l’analisi delle loro descrizioni, delle fonti che li hanno ispirati (anche di tipo figurativo) e della lettura datane da interpreti e commentatori. L’obiettivo dei contributi, e del confronto che ne seguirà, sarà rispondere a domande come le seguenti: è possibile tracciare una mappa dei principali modelli di riferimento? In che misura le caratteristiche e convenzioni di ciascun genere letterario incidono sulla descrizione di questi spazi? Si riscontra una specificità delle strategie e dei mezzi linguistico-stilistici preposti alla descrizione di spazi di questo tipo?
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AUSONIA CAPTA IACEBIT: LA RAPPRESENTAZIONE DEL PAESAGGIO DISTRUTTO DAI ‘TURCHI’ NELLA LETTERATURA ITALIANA FRA XV E XVI SECOLO
Proponente:
Ludovica Sasso lsasso@uni-muenster.de ludovicasasso@gmail.com
Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) e fino oltre la battaglia di Lepanto (1571) si riscontra in Europa un notevole incremento nella produzione letteraria di opere (in Latino e in volgare) sugli eventi storici relativi all’avanzata ottomana in Occidente: lettere a regnanti e Pontefici, esortazioni alla guerra contro gli ‘infedeli’, resoconti di viaggio in Oriente o trattati etno-geografici, poesie d’occasione (carmi parenetici, panegirici, epilli, epigrammi di derisione, preghiere). Molto spesso la descrizione della natura devastata dalle truppe ottomane ricopre in queste opere ruolo di rilevanza e apre la possibilità ad analisi e riflessioni sia letterarie, che storico-sociali. Il panel intende proporre un confronto e paragone fra fonti di varia tipologia testuale nella rappresentazione del paesaggio distrutto dai ‘Turchi’: in quali generi letterari risulta prevalente e perché? Attraverso quali mezzi retorici è enfatizzata nei testi? A quali modelli è ispirata? A quali altri motivi è associata e con quali scopi persuasivo-comunicativi?
In che modo risulta negoziata nella ‘economia’ emotiva dei testi la predizione di probabili devastazioni? Sussistevano – tramite l’enfasi sulla rovina del paesaggio – sottotesti di critica politica? Sono riscontrabili affinità fra rappresentazione di devastazioni ‘civili’ (come la guerra del ‘Turco’) e di disastri naturali (come terremoti o eruzioni vulcaniche)? È possibile evidenziare analogie o differenze fra Türkendiskurs in latino e in volgare nell’elaborazione letteraria delle distruzioni del paesaggio?
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IL PAESAGGIO NATURALE TRA URBANIZZAZIONE E RURALITÀ NELLA LETTERATURA ITALIANA POSTUNITARIA / LA NATURA COME POLO DIALETTICO NELLA NARRATIVA DI FORMAZIONE TRA OTTO E NOVECENTO
Proponenti:
Stefano Evangelista stefano.evangelista09@gmail.com
Giovanni Barracco giovannibarracco@live.it
Discussant:
Fabio Pierangeli, Università di Roma "Tor Vergata"
Nella letteratura italiana postunitaria, a seguito dei processi di urbanizzazione e di una prima trasformazione capitalistica degli assetti socio-economici, ha particolare rilievo la raffigurazione del paesaggio naturale, anche nelle sue forme ibride antropizzate. Le scrittrici e gli scrittori italiani pongono l’accento o sulla caratterizzazione realistica del tipico paesaggio agrario italiano, come avviene nella fase più matura della narrativa rusticale, o sulla caratterizzazione regionalistica del paesaggio naturale e rurale (per esempio nella narrativa verista di Giovanni Verga o nella prima produzione di Grazia Deledda), o ancora sul rapporto analogico e simbolico con gli elementi della natura, tanto in ambito rurale che urbano (per esempio nelle opere di Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio). In alcuni autori il paesaggio naturale diviene l’emblema della tradizione contro l’innovazione capitalistica, oppure l’elemento da cui scaturiscono riflessioni sulla speculazione edilizia e sulla rigenerazione urbana, o ancora sull’estensione del latifondo a danno del piccolo podere, con il conseguente sconvolgimento degli elementi naturali che sono parte integrante del paesaggio. Le proposte di relazione potranno affrontare, ad esempio, la tematica secondo una o più delle seguenti tipologie di studi: studi storiografici in rapporto all’evolversi delle poetiche letterarie e artistiche, studi comparati, studi di ecocritica, studi di estetica sulla filosofia del paesaggio.
Nella narrativa di formazione la natura spesso rappresenta un polo dialettico necessario al processo di ricerca e costruzione dell’identità, in particolare nello snodo otto-novecentesco, quando i percorsi di formazione diventano forma simbolica della crisi dei principi su cui si era fondata la modernità. Questo panel si propone di riflettere sul ruolo della natura come interlocutrice privilegiata nell’itinerario di conoscenza dell’io. Il concetto di natura sarà da intendersi, ad esempio, come spazio attraversato nel viaggio picaresco (Le avventure di Pinocchio, Lunario del paradiso), o lungo il quale maturare nella coscienza (Le Confessioni di un italiano), paesaggio dell’infanzia (L’Altrjeri, Tragedia dell’infanzia), aspra campagna dove si esplicano la tensione adolescenziale e la crisi dell’esperienza (Con gli occhi chiusi, Conservatorio di Santa Teresa), spiaggia, isola, marina (Agostino, L’isola di Arturo, L’onda dell’incrociatore), scenario aurorale dell’incontro e del primo turbamento amoroso (Atti impuri, Estate al lago). Ma anche, il concetto potrà essere declinato come ambiente antropizzato, urbano, attraversando il quale è possibile smarrirsi e ritrovarsi, secondo lo schema di perdizione smarrimento-riscatto proprio di tanta narrativa di formazione e generazionale (Altri libertini, Come Dio comanda). Si tratterà, dunque, di indagare come alcuni topoi narrativi e determinati dualismi come dentro-fuori, città-campagna, ambiente naturale-ambiente urbano si sono configurati, nei racconti della Bildung, come elementi capaci di innescare la riflessione, la crescita, la conoscenza e la crisi del personaggio giovane – e, più in generale, dell’individuo stesso.
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L’“INVENZIONE DEL PAESAGGIO” IN PETRARCA E LA SUA EREDITÀ NELLA POESIA ITALIANA DEL RINASCIMENTO
Proponente:
Luca Marcozzi luca.marcozzi@uniroma3.it
La critica (Stierle 1999, Piaia 1999, Cherchi 2003, Arqués 2006, ecc.) ha ripetutamente esaminato la funzione del paesaggio nelle opere di Petrarca giungendo a individuare nell'Aretino l'inventore della sensibilità moderna nei confronti della natura. Il panel intende verificare la durata e la persistenza della rappresentazione petrarchesca del paesaggio nella poesia italiana e latina dell'Umanesimo e del Rinascimento.
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«RAPPRESENTAZIONI E IMPRESSIONI DELLA NATURA IN TESTI E DOCUMENTI DEL PETRARCHISMO CINQUECENTESCO»
Proponenti:
Concetta Damiani concetta.damiani@unicampania.it
Daniela Carmosino daniela.carmosino@unicampania.it
Roberta Lombardi robertalombardi1998@gmail.com
Serena Malatesta serena.malatesta@gmail.com
Discussant:
Ciro Perna ciro.perna@unicampania.it
Michele Rinaldi
Il panel si propone di analizzare le declinazioni poetiche della natura nel riuso del petrarchismo cinquecentesco: gli elementi naturali si delineano come silenti protagonisti delle sofferenze amorose e medium attraverso il quale il poeta rievoca i propri sentimenti.
Le comunicazioni saranno focalizzate sulle individuazioni degli elementi naturali nell’uso narrativo e retorico dei componimenti, nonché il confronto con i modelli di riferimento. Potrà la natura considerarsi un elemento stereotipato, enciclopedico e semplice espediente narrativo?
Viceversa, si rinnova all’interno delle nuove dinamiche nella rilettura della civiltà letteraria del Cinquecento petrarchista?
Le proposte di intervento verteranno sullo studio dei testi letterari e dei documenti sia dal punto di vista materiale che storico-critico, linguistico e comparatistico.
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“CHE SPECIE È STA NOSTRA SPECIE UMANA?”
NATURE A CONFRONTO E SOVVERSIONI PROSPETTICHE NELL’OPERA DI STEFANO D’ARRIGO
Proponenti:
Daria Biagi dariabiagi@googlemail.com
Chiara Caradonna chiara.caradonna@mail.huji.ac.il
Stefano Perpetuini stefano.perpetuini@unibg.it
Alla luce dei dibattiti in corso fuori e dentro le discipline umanistiche sul futuro della Terra e sulla necessità di un ripensamento radicale della relazione tra umano e non umano, l’opera dello scrittore siciliano Stefano D’Arrigo (1919-1992) si rivela di una straordinaria e finora pressoché inesplorata attualità. L’indagine intorno ai diversi possibili modi e modelli di intendere il rapporto tra natura e cultura, uomo e animale, uomo e materia è evidente sin dal titolo della sua opera più celebre, il monumentale romanzo Horcynus Orca (1975), ma rappresenta di fatto una costante in tutto il corpus darrighiano, si tratti degli articoli giornalistici degli anni ’40, delle poesie di Codice siciliano (1957), dei racconti sparsi (si vedano ad esempio “Il licantropo” e “L’elefante dello Zambesi”) e inediti, o del suo ultimo, sorprendente romanzo dedicato alla placenta, Cima delle Nobildonne (1985). Il panel si propone dunque di discutere, per la prima volta, le numerose inversioni e sovversioni operate da D’Arrigo rispetto alle convenzioni di pensiero occidentali riguardo a questi temi. Attraverso una varietà di generi e di strategie letterarie, la produzione darrighiana rivela il potenziale insito nel “pensiero meridiano” di cui è portatore nel muoversi, lungo diversi assi, “al di là di natura e cultura”. Più in generale si intende portare l’attenzione su un’opera che negli ultimi anni sta attraendo nuove interpretazioni critiche e che, per la sua originalità e multiformità, può fornire un contributo decisivo alla formulazione di nuovi paradigmi interpretativi e epistemici.
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IL SENSO DELLA FINE: DAL PERICOLO NUCLEARE AL RISCHIO AMBIENTALE
I. L’ansia atomica negli ultimi decenni del Novecento
Proponenti:
Rosa Giulio rgiulio@unisa.it
Carlo Santoli csantoli@unisa.it
Irene Chirico ichirico@unisa.it
Domenica Falardo dfalardo@unisa.it
Discussant: Alberto Granese
«Ho avvertito anche emotivamente la rapidità con cui le catastrofi si stanno avvicinando»: Jonathan Franzen, in E se smettessimo di fingere? (Einaudi, 2020), si riferisce alle forze scatenate dalla natura, all’apocalisse climatica, alla probabile impossibilità di fermarla, ai pericoli propri dell’Antropocene, l’attuale epoca di pervasiva influenza antropica sull’ecosistema terrestre: inquinamento totale, esaurimento delle risorse, rifiuti, tanto che l’Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC) ha dimostrato che la finestra per garantire alla Terra un futuro vivibile sta per chiudersi. A questi livelli destabilizzanti si aggiungono non solo i salti di genere dei ceppi virali e batterici, favoriti dalle attività umane (David Quammen, Spillover, 2012, Adelphi, 2014), ma anche la sempre incombente minaccia nucleare, ritornata al centro dei rapporti di forza militare delle grandi Potenze. Un’epoca, complessa e inquietante come l’attuale, pone quindi dilemmi drammatici, ai quali gli scrittori, che vivono consapevolmente la crisi di un mondo globalizzato, tentano di fornire una soluzione o almeno di evidenziarli e circoscriverli nella loro reale dimensione. All’interno del rapporto omologo e/o dialettico tra immaginario sociale e immaginario letterario si è privilegiato il tema della Natura violentata e devastata, della fine del mondo, con opere da leggere come allarmanti parabole della condizione presente, minacciata dalla degradazione dei complessi sistemi tecnologici e organizzativi.
Si indicano alcuni testi su cui poter svolgere nuove e pertinenti indagini critiche: Guido Morselli, Dissipatio H. G. (1977), Paolo Volponi, Corporale (1974) e Il pianeta irritabile (1978), Carlo Cassola, Il superstite (1978), Antonio Porta, Il re del magazzino (1978), Luigi Malerba, Dopo il pescecane (1979), Giuseppe Cassieri, Ingannare l’attesa (1979), Luigi Compagnone, L’allegria dell’orco (1979).
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IL SENSO DELLA FINE: DAL PERICOLO NUCLEARE AL RISCHIO AMBIENTALE
II. Il pericolo ambientale nel primo ventennio del Duemila
Proponenti:
Rosa Giulio rgiulio@unisa.it
Carlo Santoli csantoli@unisa.it
Irene Chirico ichirico@unisa.it
Domenica Falardo dfalardo@unisa.it
Discussant: Alberto Granese
«Ho avvertito anche emotivamente la rapidità con cui le catastrofi si stanno avvicinando»: Jonathan Franzen, in E se smettessimo di fingere? (Einaudi, 2020), si riferisce alle forze scatenate dalla natura, all’apocalisse climatica, alla probabile impossibilità di fermarla, ai pericoli propri dell’Antropocene, l’attuale epoca di pervasiva influenza antropica sull’ecosistema terrestre: inquinamento totale, esaurimento delle risorse, rifiuti, tanto che l’Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC) ha dimostrato che la finestra per garantire alla Terra un futuro vivibile sta per chiudersi. A questi livelli destabilizzanti si aggiungono non solo i salti di genere dei ceppi virali e batterici, favoriti dalle attività umane (David Quammen, Spillover, 2012, Adelphi, 2014), ma anche la sempre incombente minaccia nucleare, ritornata al centro dei rapporti di forza militare delle grandi Potenze. Un’epoca, complessa e inquietante come l’attuale, pone quindi dilemmi drammatici, ai quali gli scrittori, che vivono consapevolmente la crisi di un mondo globalizzato, tentano di fornire una soluzione o almeno di evidenziarli e circoscriverli nella loro reale dimensione. All’interno del rapporto omologo e/o dialettico tra immaginario sociale e immaginario letterario si è privilegiato il tema della Natura violentata e devastata, della fine del mondo, con opere da leggere come allarmanti parabole della condizione presente, minacciata dalla degradazione dei complessi sistemi tecnologici e organizzativi.
Andando oltre le ben note metafore della «scomparsa delle lucciole» di Pasolini e della «nuvola di smog» di Calvino (due importanti autori sui quali già molto si è scritto e si scrive), si segnalano: Laura Pugno, Sirene (2007), Alessandra Sarchi, Violazione (2012), Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace (2013), Niccolò Ammaniti, Anna (2015), Paolo Cognetti, Le otto montagne (2016), Bruno Arpaia, Qualcosa, là fuori (2016), Silvia Ballestra, La nuova stagione (2019), Matteo Meschiari, Antonio Vena (a cura di), Tina. Storie della Grande estinzione (2020), Antonio Moresco, Canto degli alberi (2020).
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NATURA E FEDE: IL “CREDO” NICENO-COSTANTINOPOLITANO IN DANTE E NELLA LETTERATURA ITALIANA MEDIEVALE
Proponente:
Giuseppe Ledda, Università di Bologna giuseppe.ledda@unibo.it
La riflessione teologica, l’elaborazione esegetica e la divulgazione pastorale intorno al “Credo” niceno-costantinopolitano e ai suoi temi più rilevanti giocano un ruolo decisivo, complesso e plurale nella letteratura e nella cultura religiosa dell’Italia medievale. Fra questi temi ha un posto importante quello della natura come creazione, in quanto Dio è «creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili». La fede proclamata dal Credo e i suoi contenuti dottrinali si combinano così con la rappresentazione della natura e con la riflessione sui rapporti fra la natura, la divinità e l’umanità. Inoltre, l’osservazione e lo studio della natura offrono strumenti cognitivi e immagini letterarie per affrontare i nodi dottrinali più misteriosi del Credo, come gli impenetrabili dogmi della teologia trinitaria.
La sessione si propone di esplorare questi temi nella letteratura dei primi secoli in un’ampia gamma di testi: nella poesia laudistica e innologica, nella grande poesia teologica della Commedia dantesca, nella letteratura profana in cui tali temi affiorano in chiave metaforica o parodica, nella letteratura dottrinale di taglio trattatistico, esegetico e omiletico.
La sessione si inserisce fra le attività del gruppo di ricerca attivo all’Università di Bologna nell’ambito del progetto PRIN The Nicene-Constantinopolitan Creed and its Translations.
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MONDO NATURALE E MONDO DIGITALE: INTEGRAZIONE, CONTRASTO, SOVRAPPOSIZIONE
Proponenti:
Anna Rinaldin, Università Telematica Pegaso – anna.rinaldin@unipegaso.it
Teresa Agovino, Università Telematica Pegaso / Università Mercatorum - teresa.agovino@unipegaso.it
Matteo Maselli, Università Telematica Pegaso / Università degli Studi di Macerata matteo.maselli@unipegaso.it
Discussant: Anna Rinaldin, Università Telematica Pegaso anna.rinaldin@unipegaso.it
Contrariamente a una visione semplicistica della letteratura che scredita la componente paesaggistica ritenendola un accessoriale corredo scenico dell’azione narrata, le raffigurazioni della natura possono presentare significati ben più profondi che eccedono la prevedibile dimensione scenografica. Se opportunamente indagata la natura ritratta nelle opere di poeti e romanzieri diviene cioè realtà che attiva procedure culturali e artistiche che ridefiniscono i medesimi prodotti letterari. Sotto questa prospettiva particolarmente urgente è la riflessione che riguarda la cosiddetta rivoluzione digitale, quel lungo processo di trasformazione socioculturale ancora in atto ma così incisivo da aver già modificato secolari paradigmi di pensiero.
Non solo l’accostamento del digitale alla letteratura aziona in automatico un confronto tra due distinti modi di vedere la realtà, ma l’interazione suggerisce anche dinamiche più complesse.
Quanto e come il digitale ha contribuito a formare nuove immagini della natura poi riprodotte in letteratura? Fino a che punto uno scrittore può lasciarsi guidare dal digitale? Il processo è sempre consapevole? E ancora, quando, in che modo e perché compare il digitale in letteratura e in riferimento alla natura? Com’è cambiato l’approccio da quel momento a oggi? In un’epoca altamente tecnologizzata ci si può affidare alla letteratura per ripristinare un passato paesaggistico ancora incorrotto e in perfetta sintonia con il sentire di chi lo abitava? Questi e altri quesiti permettono di parlare di una vera e propria educazione alla natura attraverso il digitale. Non si tratta solamente di ecocritica ed ecolinguistica ma anche di ulteriori processi multidisciplinari che consentono di valorizzare aspetti altrimenti trascurati. Si pensi solamente a progetti di Visual Cultural Heritage o alla riproduzione in digitale di ambienti letterari – caso emblematico è l’iniziativa dantesca la Com3Dia.
Alla luce di questi sviluppi si indicano a titolo d’esempio alcune tematiche pertinenti con il presente panel:
- La dicotomia fra mondo naturale e mondo digitale in letteratura;
- Prospettive ecocritiche ed ecolinguistiche applicate ai testi della letteratura italiana dalle origini alla contemporaneità;
- La rappresentazione della natura sotto l’influsso della tecnologia;
- Indagini su opere che promuovono la difesa della natura nella sua forma pura o l’impiego di quest’ultima per esaltare il progresso tecnologico;
- Se e come il digitale può riconfigurare lo scenario paesaggistico e il modo di fruirlo per via letteraria.
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AMBIENTE E PAESAGGIO NELLA COMMEDIA DI DANTE
Proponente:
Gian Mario Anselmi, Università di Bologna gianmario.anselmi@unibo.it
La Commedia è una straordinaria raccolta di paesaggi naturali: dal «prato di fresca verdura» (Inf. IV 111) nel nobile castello del Limbo alla «morta gora» (Inf. VIII 31) dello Stige, dalla selva dei suicidi alla «rena arida e spessa» (Inf. XIV 13) del girone dei violenti; da Cocito al mare della spiaggia purgatoriale, dall’aspra salita «per entro il sasso rotto» (Purg. IV 110) dell’Antipurgatorio ai fiori colorati della valletta dei principi, dalla «divina foresta» (Purg. XXVIII 2) dell’Eden all’acqua «che nulla nasconde» del Leté (Purg. XXVIII 30). E anche i contesti urbani sono richiamati in svariate occasioni: da Firenze, col «mio bel San Giovanni» (Inf. XIX 17) a Roma con le sue file di pellegrini che «vanno a Santo Pietro» (Inf. XVIII), al «Bulicame» (Inf. XIV) di Viterbo.
Il panel intende esplorare i riferimenti all’ambiente naturale e cittadino presenti nella Commedia attraverso la chiave ermeneutica del concetto di paesaggio e della stessa idea di natura, anche alla luce di interpretazioni e commenti successivi. Sia nella interpretazione del poema, illustrativa e verbale, sia nel secolare commento la consapevolezza dell’oggetto “paesaggio” rappresenta uno spartiacque che orienta e condiziona il gusto, e il giudizio critico e le categorie stesse di comprensione e godimento estetico della poesia dantesca e che getta un ponte tra realtà e fictio, tra mondo concreto e percorsi mentali dell’uomo.
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ARCANA NATURAE NEI MITOGRAFI, ICONOLOGI, TRATTATISTI E COMMENTATORI DEL CINQUE E SEICENTO
Proponente:
Chiara Cassiani chiara.cassiani@unical.it
Strettamente connesso alla riflessione teorica sui geroglifici, all’emblematica (Alciati, Valeriano, Bocchi), alla trattatistica sulle imprese (Giovio, Farra, Contile), nonché agli studi mitografici (Conti, Ripa, Delminio), il profondo interesse per gli arcana naturae tra Cinque e Seicento si intreccia alle discussioni sull’imitazione e influenza la concezione stessa della natura, che si giova di fonti antiche, come la Naturalis historia di Plinio, della tradizione moderna dei bestiari volgarizzati e del vasto repertorio della simbologia mistica medievale, filtrato attraverso l’interpretazione di Marsilio Ficino. Il panel si propone di analizzare le opere di trattatisti e commentatori condizionati dalla riflessione teorica su questi temi e, in particolare, intende indagare la loro ricezione nella produzione letteraria sorta in margine al dibattito sul platonismo e sull’aristotelismo (Tasso, Bruno, Della Porta). Si accettano, pertanto, proposte che intendano concentrarsi: a) sulla presenza del tema degli arcana naturae nell’emblematica, nell’impresistica e nella mitografia cinque-seicentesca; b) sul nesso tra arcana naturae, arcana mundi, magia naturale e demonologia nelle opere poetiche e meditative di Tasso, Bruno, Della Porta; c) sul rapporto tra arcana mundi e arcana dei nella letteratura religiosa tra XVI e XVII secolo.
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SCRITTORI DI AREA VENETA: (DE)SCRIVERE L’ALTROVE
Proponente:
Monica Zanardo, Università di Padova monica.zanardo@unipd.it
Se numerose sono le riflessioni critiche sul paesaggio negli scrittori di area veneta, e in particolare nei poeti contemporanei, meno indagate risultano, invece, le specificità di uno sguardo ‘veneto’ sull' altrove. Proprio agli sguardi sull’altrove, sul paesaggio non famigliare, è dedicato questo panel, che accoglierà comunicazioni incentrate sul paesaggio altro visto dalla prospettiva di scrittori di “area veneta”. Saranno benvenute proposte di intervento su autori dal Sette al Novecento, con punte fino all’estremo contemporaneo, privilegiando le riflessioni su opere di carattere finzionale (narrativo o poetico). Gli interventi dovranno auspicabilmente contribuire a una riflessione su come il “sostrato” del paesaggio famigliare interagisca, negli scrittori di area veneta, con il paesaggio lontano, diverso, esotico e sul rapporto (dialettico o complementare) che detto paesaggio instaura con l’altrove.
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NATURA ARTIFICIALE O ARTIFICIO DI NATURA? MODERNISMO E AVANGUARDIE
Proponenti:
Carola Borys – Università di Siena: carola.borys@gmail.com
Matilde Manara – College de France: matilde.manara@college-de-france.fr
L’apparente dicotomia tra natura e artificio sulla quale poggia gran parte del dibattito ecocritico ha implicazioni di carattere etico (esistono artifici capaci di armonizzarsi con la natura o qualsiasi tecnica partecipa alla sua corruzione?) storico-antropologico (le leggi della natura sono simili a quelle della cultura?) e ontologico (se è artificiale tutto ciò che nasce da una volontà, ciò che è naturale si identifica con la sua assenza?). All’inizio del Novecento, le avanguardie riflettono sul rapporto tra queste tre dimensioni, con un approccio tendenzialmente antinaturalista: si pensi, in ambito architettonico, alla lotta di Adolf Loos contro l’ art nouveau di Henry Van de Velde, con i suoi ornamenti basati sulla stilizzazione di forme naturali. T. W. Adorno ha scritto in proposito che l’arte modernista, tecnicamente avanzata, esibisce il suo carattere di artefatto, di artificio.
Questo panel invita a riflettere sul rapporto tra natura e artificio nelle opere dell’avanguardia e del modernismo italiani. I contributi proposti non devono limitarsi all’indagine delle esperienze riconducibili all’esortazione futurista «Uccidiamo il chiaro di luna!» (l’invito cioè a decostruire la bellezza naturale di ascendenza romantica), ma allargare la prospettiva alle strategie di denaturalizzazione (tematica e formale) e alle soluzioni ibride o ambivalenti, volte cioè a rimettere in questione la legittimità di questa dicotomia.
Possibili assi di ricerca da sviluppare:
- la possibilità di un idillio modernista
- la rovina: un compromesso tra natura e cultura?
- l’eredità dell’ornamento nelle poetiche contemporanee
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NARRARE IL PAESAGGIO DEL MEDITERRANEO NELLA LETTERATURA ITALIANA E NELLA LETTERATURA ARABA
Proponenti:
Wafaa Raouf El Beih (Università di Helwan, Il Cairo) (wafaa.raouf@hotmail.com)
Abdelhaleem Solaiman (Università di Aswan, Aswan) (abdelhaleem.solaiman@yahoo.it)
Profondo e radicato è il debito tematico-paesaggistico di molte opere letterarie verso le due sponde del Mediterraneo, dall’antichità ai giorni nostri. Il panel si propone di soffermarsi sulla percezione, sulla rappresentazione e sulla rivisitazione simbolica di paesaggi e ambienti mediterranei nelle narrazioni della letteratura italiana e della letteratura araba.
Il panel, senza imporre limiti temporali definiti, intende indagare, confrontare ed interpretare come l’universo paesaggistico mediterraneo abbia ispirato molti scrittori e poeti italiani e arabi, permeando profondamente i loro testi narrativi e poetici: dal Decameron di Boccaccio alle Mille e una notte, dalla Trieste di Italo Svevo e Umberto Saba all’Alessandria d’Egitto degli italiani Giuseppe Ungaretti e Fausta Cialente e quella degli egiziani Nagib Mahfuz e Ibrahim Abdel Meguid, dall’isola di Procida di Elsa Morante al deserto libico di Ibrahim El-Koni (solo per citare alcuni esempi).
Le proposte possono riguardare, fra gli altri, i seguenti temi:
- Il paesaggio mediterraneo tra Storia e narrazione
- Memoria e ambientazione mediterranei nelle scritture autobiografiche, di viaggio, di dispatrio e di guerre
- Città protagoniste (italiane e arabe) del bacino mediterraneo nella lente della letteratura: Napoli, Genova, Trieste, Alessandria d’Egitto, Tunisi, Beirut, ecc.
- Il mare e le sue suggestioni letterarie tra mito e realtà
- Mediterraneo tra sguardi coloniali e postcoloniali
- Paesaggi e architetture coloniali
- Letteratura ed ecologia mediterranea
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«L’INNO NEL FANGO»: IL RUOLO DELLA GEOLOGIA E DEI SUOI ELEMENTI NELLA POESIA DEL NOVECENTO
Proponenti:
Stefano Volta – Università di Verona, stefano.volta@univr.it
Federica Barboni – Università di Verona/Université de Fribourg, federica.barboni@univr.it
L’attenzione inedita e capillare nei confronti del mondo geologico accomuna numerose esperienze poetiche novecentesche, nelle quali – come notava Zanzotto a proposito di Montale – «la terminologia geologica s’impone come la più adatta per parlare dello spirito divenuto oggetto». A ben vedere, siamo di fronte a una caratteristica fondamentale dell’io lirico novecentesco, comune, limitandoci ai due capostipiti della tradizione del Novecento, proprio al Montale degli Ossi di seppia (si pensi al soggetto-ciottolo di Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale) e all’Ungaretti dell’ Allegria (I fiumi). La sfera geologica può prestarsi però ad ulteriori significazioni, non direttamente implicate con la fisionomia dell’io lirico: si pensi, sulla scia del Leopardi della Ginestra, da una parte alla polarizzazione tra tempo antropico e tempo geologico in Pusterla (Bocksten); e dall’altra alla non trascurabile presenza nella poesia novecentesca di eventi geologici estremi – sono numerosi, ad esempio, i riferimenti al terremoto in Friuli del ’76 in Umana gloria di Benedetti – a rimarcare la fragilità dell’uomo di fronte alla Natura. Infine, uscendo dal territorio lirico italiano, si può citare la metaforizzazione dello scavare in Paul Celan (Era terra dentro di loro) e Seamus Heaney (Digging), legata in entrambi i casi sia alla scrittura poetica che alla dimensione memoriale. Il panel accoglie interventi che intendano indagare la fortuna e la presenza della sfera geologica e delle sue manifestazioni nelle opere letterarie entro e fuori i confini italiani, da Leopardi ai giorni nostri.
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«VEDER L’ERBA DALLA PARTE DELLE RADICI»:
VISIONI ECOCRITICHE VS STEREOTIPI NELLE NARRAZIONI SUL MEZZOGIORNO INTERNO
Proponenti:
Maria Teresa Imbriani (Università degli Studi della Basilicata) mariateresa.imbriani@unibas.it
Antonella Di Nallo (Università degli Studi di Chieti-Pescara) a.dinallo@unich.it
Manuela Gieri (Università degli Studi della Basilicata) manuela.gieri@unibas.it
Il panel si propone di indagare forme e temi della rappresentazione del Mezzogiorno interno nella narrativa romanzesca e cinematografica, traendo spunto dagli approdi della ricerca ecocritica, in dialogo con il pensiero meridiano, e riflettendo in particolare sui modi distorti o dissonanti della rappresentazione letteraria della realtà e sui complessi processi di significazione attraverso i quali la realtà stessa può essere compresa, rappresentata e finanche trasformata. La citazione del titolo del romanzo di Davide Lajolo è presa a prestito per invitarci a osservare con un cannocchiale rovesciato, con uno sguardo obliquo, le narrazioni che riguardano il Sud, in particolare luoghi come la Lucania leviana, o gli Appennini interni, dagli Abruzzi di d’Annunzio all’Aspromonte di Alvaro, e così via.
La letteratura e il cinema hanno anche ricercato un immaginario diverso, spesso obliterato dalla retorica ufficiale, rappresentando e reinventando i luoghi, o per guardare “dalle radici” realtà note, o per allontanarsi dal topos. Il panel vuole esplorare proprio queste narrazioni, anche filmiche, del Mezzogiorno interno, che colgano l’intimo legame con la Natura e la Storia, e che riguardino visioni alternative, ironiche e consapevoli di personaggi e paesaggi, ripresi ad arte e senza l’occhio pregiudizialmente corrotto da un pensiero deformato.
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ECOCRITICA FANTASTICA. NATURA E METAMORFOSI DELLA REALTÀ
Proponenti:
Giancarlo Riccio: giank1993@hotmail.it
Annamaria Elia: annamaria.elia@uniroma1.it
Claudia Marsulli: claudia.marsulli@uniroma1.it
Discussant: Chiara Caradonna
Nonostante la coscienza della crisi ambientale abbia faticato a inserirsi nella riflessione umanistica, diverse prospettive critiche (ecocritica e geocritica, studi postcoloniali e decoloniali, gender studies) hanno sottolineato il ruolo delle rappresentazioni nella costruzione delle relazioni uomo-natura. Alla luce della nuova sensibilità ecologica l’idea di paesaggio muta di significato: decostruendo l’estetica del paesaggio (per cui il soggetto in contemplazione è centrale), si approda a un’idea di ambiente che sfida le coordinate rappresentative classiche e spinge a immaginare l’inimmaginabile (Ghosh; Benedetti). Nella letteratura del XX e XXI secolo, la portata di tale evoluzione emerge attraverso il dispositivo dello straniamento - basato sull’immaginazione di ottiche “visionarie” e sui ribaltamenti prospettici tra umano/non umano, familiare/alieno (Scaffai). Il campo del fantastico (Todorov) offre dunque un ricco repertorio di immagini e situazioni stranianti: creature ibride e incollocabili, allucinazioni visive, ambienti fagocitanti, mostruosi, infestati, fenomeni extraumani che destabilizzano il campo del domestico. Il panel propone una riflessione sugli aspetti teorici, formali e tematici di tali rappresentazioni, all’interno della cornice letteraria contemporanea, orientata dai seguenti punti:
- Il ruolo che il paesaggio assume nella costruzione dell’atmosfera narrativa: fantastico, soprannaturale, selvaggio, orrido, agentività dell’ambiente e i punti di vista non umani
- Natura come emersione di un rimosso attraverso l’elemento perturbante e ambiguità del rapporto tra umano-interno e natura-esterno
- L’elemento naturale in rapporto a forme di ibridazione tra generi e modi narrativi: fantastico, surreale, new weird, eco-fiction, eco-horror
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GLI SPAZI DELLE AUTRICI
Proponenti:
Chiara Natoli (Università degli Studi di Palermo, chiara.natoli01@unipa.it)
Chiara Tognarelli (Università di Pisa, chiara.tognarelli@unipi.it)
Gruppo di ricerca AdI «Studi delle donne nella letteratura italiana»
Il panel accoglie contributi incentrati sugli ‘spazi delle autrici’ in una duplice accezione. Da un lato, ‘spazio’ come luogo di produzione letteraria: i centri di animazione culturale, quali le accademie, i salotti o le redazioni di rivista, o, al contrario, i luoghi di isolamento e talvolta di reclusione, come il convento e l’abitazione domestica. Dall’altro, ‘spazio’, naturale e non, quale tema nevralgico, carico di valenze simboliche e metaforiche, attraverso il quale le autrici hanno riflettuto su di sé in assoluto o in relazione problematica con una società escludente, che a lungo le ha relegate in una condizione di minorità e subalternità. Richiamando il titolo di un recente libro di Daniela Brogi, il panel accoglierà, quindi, contribuiti dedicati
- agli spazi di produzione letteraria femminile tra Seicento e Novecento, ragionando sul rapporto che intercorre tra la scrittura delle donne e i luoghi codificati, più o meno restrittivi e di norma a prevalenza maschile, entro i quali il testo letterario ha origine, e su come tale rapporto sia cambiato nel tempo;
- alle opere, in prosa e in versi, nelle quali, tra Seicento e Novecento, le autrici hanno usato lo spazio – dal paesaggio naturale alla stanza – quale dispositivo di scrittura ora introspettiva, ora militante, e come innesco per riflettere sulla propria identità e, più in generale, sulla condizione femminile.
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RAPPRESENTAZIONE E FUNZIONE DEL PAESAGGIO NEL DRAMMA PASTORALE FRA CINQUE E SEICENTO
Proponenti:
Maria Cristina Figorilli cristina.figorilli@unical.it
Valeria Merola valeria.merola@univaq.it
Gruppo di Ricerca ADI ‘Letteratura e Teatro’
Il panel intende riflettere sulla funzione che svolge il paesaggio all’interno della favola pastorale tra Cinque e Seicento. Come noto, lo scenario agreste, costituito da giardini e selve, che fa da sfondo a storie private e a vicende amorose, può assumere un valore morale e politico, che in alcuni casi si manifesta attraverso significati e contenuti anticortigiani. Lo spazio naturale, espresso in forme letterarie, che possono rimandare alle descrizioni del paradiso terrestre e agli scenari bucolici del mito dell’età dell’oro, talora si carica di una dimensione simbolica da cui però traspare l’allusione al presente in alcuni casi congiunta con istanze riformatrici utopiche o con prospettive alternative di evasione dalla storia. Le ambientazioni più stilizzate e mitologiche tuttavia non escludono, come dimostra il capolavoro di Tasso, un’ambientazione più realistica, fuori dalla città ma ad essa collegata, in ogni caso contigua allo spazio della rappresentazione, creando un gioco di corrispondenze tra scena e corte e prospettando agli spettatori una geografia concreta e a loro familiare. Tenuto conto delle diverse strategie di rappresentazione della scena bucolica, verranno accolte proposte incentrate sull’analisi del significato che l’ambientazione extraurbana assume nelle opere ascrivibili al genere del dramma pastorale tra XVI e XVII secolo.
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TEORIA DELLA NOVELLA: LINEE DI CONTINUITÀ, PERSISTENZE E TRASFORMAZIONI
Proponenti:
Alessandro De Laurentiis, Università di Pisa (alessandro.delaurentiis@phd.unipi.it)
Giulia Depoli, Scuola Normale Superiore (giulia.depoli@sns.it)
In Italia, quando si parla di novella ‘classica’ ci si riferisce unanimemente alla declinazione boccacciana; eppure, poche forme letterarie risultano più sfuggenti alla critica dal punto di vista teorico, complice la straordinaria varietà stilistica e contenutistica propria del genere. La novella e il racconto hanno scontato storicamente una codificazione debole, affidata via via alle poetiche dei singoli autori, oppure alle definizioni contrastive che ne hanno delineato l’identità per differenza, soprattutto rispetto al romanzo. Il panel si propone di riflettere sugli scarti e sulle linee di continuità delle forme della narrativa breve attraverso i secoli, che ci proponiamo di affrontare dal punto di vista sincronico, nella convinzione che la novella medievale e quella contemporanea non siano universi a sé stanti. Infatti, gli studi teorici dedicati a questi oggetti letterari si sono basati su categorie ricorrenti, che – pur declinandosi di volta in volta in maniera diversa – appaiono come delle costanti del genere letterario. È il caso, ad esempio, della brevitas o dell’esemplarità, che accomunano, nonostante le differenti realizzazioni, la novella decameroniana e il racconto modernista. Possibili linee di indagine includono questi e altri tratti caratterizzanti del genere, ma anche la prospettiva sul mondo veicolata dai testi, che definisce il tipo di realismo specifico della narrativa breve, e l’evoluzione nel tempo di particolari tipologie, come il racconto di beffa.
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LA NATURA ALLA FINE DEL MONDO. LA RAPPRESENTAZIONE DELLA NATURA NELL’IMMAGINARIO POSTAPOCALITTICO
Proponenti:
Andrea Cannas
Giovanni Vito Distefano gianvito.distefano@gmail.com
L’immaginario postapocalittico costituisce un luogo “estremo” della riflessione sul rapporto tra umanità e natura. Rappresentare l’estinzione del genere umano vuol dire infatti portare immaginativamente alle estreme conseguenze i processi di integrazione o di dominio, di conservazione o di squilibrio, che nel corso delle epoche hanno determinato tale relazione. Nel punto conclusivo della storia dell’umanità, la natura potrà così rivelarsi identicamente uguale a se stessa, finalmente restituita alla sua originaria purezza, oppure irreparabilmente mutata, resa esausta e sterile per effetto della lunga teoria di stravolgimenti causati dall’azione umana, o ancora…
Nell’ambito della letteratura italiana, appare esemplare in proposito l’opera di Leopardi, che nelle Operette morali sviluppa una ricca variantistica del topos della scomparsa dell’umanità. Sulla scorta della sua riflessione filosofica, egli delinea – con gli strumenti del comico – la sistematicità dell’operato della natura contro l’umanità, alla quale nella prospettiva del sistema generale spetta una parte incidentale.
Il panel si propone di indagare la rappresentazione della natura e del paesaggio in opere di argomento postapocalittico, o nelle quali sia in vario modo evocata l’estinzione dell’umanità. Entro questa cornice tematica i contributi potranno essere dedicati a singoli autori o opere della letteratura italiana; ai rapporti con opere differenti per epoca, tradizione letteraria, media (cinema, fumetto, arti visive); agli snodi storiografici e alle possibili periodizzazioni inerenti allo sviluppo storico dell’immaginario postapocalittico.
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VIAGGI E MIRAGGI: LA PERCEZIONE DELLA NATURA NELLA LETTERATURA ITALIANA FRA TRECENTO E SEICENTO
Proponenti:
Simone Magherini, Università degli Studi di Firenze simone.magherini@unifi.it
Francesca Castellano, Università degli Studi di Firenze francesca.castellano@unifi.it
Giulia Tellini, Università degli Studi di Firenze giulia.tellini@unifi.it
Discussant:
Vincenzo Caputo, Università degli Studi di Napoli Federico II vincenzo.caputo@unina.it
«La bellezza nelle cose esiste nella mente che le contempla» nota David Hume. E Maurice Merleau-Ponty aggiunge: «Vediamo solamente quel che guardiamo». Indagare i molteplici modi nei quali, in un arco cronologico che va dal Trecento al Seicento, la natura viene rappresentata dagli autori della nostra letteratura non vuol dire solo capire come sia percepita nei suoi aspetti ora ameni e armoniosi ora disarmonici e turbativi. Significa anche scoprire come essa si trasformi in uno specchio che riflette la coscienza di chi la osserva o di chi la sogna. Ogni viaggio è insieme un miraggio, esperienza di compenetrazione tra esterno e interno, percorso insieme fisico e spirituale.
L’indagine, aperta sia alla prosa che alla poesia come a ogni altro genere letterario, si presta a essere affrontata anche in un’ottica interdisciplinare.
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LA NATURA NELLE RACCOLTE LIRICHE DEL QUATTROCENTO PADANO
Proponenti:
Gabriele Baldassari gabriele.baldassari@unimi.it
Italo Pantani italo.pantani@uniroma1.it
Il panel nasce nell’alveo del progetto Poetry Collections from 15th-Century Northern Italy (PRIN 2020, diretto da T. Zanato), avviato con l’obiettivo di pubblicare alcuni «libri di poesia» quattrocenteschi di area padana, il cui ruolo nella tradizione letteraria italiana appare tuttora ampiamente sottovalutato: per mancanza di edizioni testualmente attendibili, ma anche di commenti che ne evidenzino gli aspetti più rilevanti. Tale è il caso della produzione lirica di L. Giustinian, J. Sanguinacci, G. de’ Conti, T.V. Strozzi, A. Cornazano, N.L. Cosmico, G.F. Achillini e L. Catti, di cui si allestiranno edizioni critiche e commentate; mentre il testo critico già disponibile delle rime di N. da Correggio e del Canzoniere per Beatrice d’Este di G. Visconti sarà dotato del commento mancante. Evitando di soffermarsi su questioni strettamente filologiche, e viceversa valorizzando il lavoro di commento in corso d’opera, i relatori illustreranno alcune delle multiformi modalità di percezione e rappresentazione della natura esibite dai poeti studiati. Benvenuti saranno inoltre interventi dedicati ad autori in contatto (diretto o anche solo intertestuale) con quelli a cui il panel è dedicato, e contribuiranno in tal modo alla conoscenza della loro cultura poetica e della loro fortuna.
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NATURA E PAESAGGIO NELLA LETTERATURA ODEPORICA FRA ARCADIA E RESTAURAZIONE.
Proponenti:
Andrea Campana (Univ. di Bologna: andrea.campana@unibo.it)
Marco Veglia (Univ. di Bologna: marco.veglia@unibo.it)
Gruppo di ricerca dell'AdI "Clinamen"
Nel periodo che va dalla fine del XVII all’inizio del XIX secolo, il ruolo degli elementi naturali cambia sensibilmente, nella letteratura di viaggio italiana: da semplici sfondi, anodini e tipizzati, essi diventano coprotagonisti delle narrazioni, acquistando profondità e vivezza, e intridendosi sempre più dell’interiorità di chi li osserva e li attraversa. Letterati, scienziati e grands touristes sono sempre più inclini a restituire, nei loro resoconti, le risonanze emotive che i luoghi imprimono nell'animo, e tendono diffusamente a passare dalla denotazione alla connotazione. Inoltre, nel lasso di tempo indicato, natura e paesaggio sollecitano con insistenza riflessioni sull’uomo e sulla storia, soprattutto quando esibiscono rovine, che della lex naturae sono lampanti esemplificazioni.
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LA NATURA IMMAGINATA, I LUOGHI CONTEMPLATI E IL CANONE LETTERARIO.
Proponenti:
Andrea Campana (Univ. di Bologna: andrea.campana@unibo.it)
Marco Veglia (Univ. di Bologna: marco.veglia@unibo.it)
Gruppo di ricerca dell'AdI "Clinamen"
La tradizione letteraria italiana consente di ripensare la rappresentazione della natura e dei suoi luoghi in rapporto al “canone”, che ne consente la comprensione e la raffigurazione. Sottratti a una oggettività, che è forse incompatibile con le ragioni e le finalità di qualsivoglia creazione artistica, la “natura immaginata” e i “luoghi contemplati” si configurano non solo come cronotopi, ma come centri di un sistema di relazioni culturali e di strategie di rilettura della realtà, che comportano, a seconda dei casi, processi di selezione, di estensione e di ridefinizione del canone letterario di riferimento. La selva, il giardino, la casa, il parco, la montagna, la biblioteca, l’ospedale, per non dire della città, dei fiumi e delle pianure e via discorrendo, non rappresentano unicamente occorrenze tematiche, ma occasioni critiche attraverso le quali gli scrittori si sono adoperati a riconfigurare il canone e la tradizione, che permettevano di intendere e di rappresentare quei medesimi spazi naturali e storici e sociali.
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DALLA TERRA ALLA LUNA. LETTERATURA DI VIAGGIO ED ESPLORAZIONI SCIENTIFICHE.
Proponenti:
Andrea Campana (Univ. di Bologna: andrea.campana@unibo.it)
Marco Veglia (Univ. di Bologna: marco.veglia@unibo.it)
Gruppo di ricerca dell'AdI "Clinamen"
La letteratura, nella sua natura più profonda e archetipica, sembra indistinguibile dal tema stesso del viaggio. Se il racconto e la rappresentazione odeporica, dalla Scrittura all’epopea omerica, dalla Commedia sino ai nostri giorni, s’inarca non di rado fino ad approdare a opere, che racchiudono come in sintesi simbolica la condizione umana, ciò consente allora di riaprire il dossier di scrittori che al viaggio (nella stanza, nel laboratorio, negli spazi aperti, nell’immaginazione, nelle esplorazioni scientifiche) si sono dedicati con particolare attenzione. Da Marco Polo a Ennio Flaiano, da Dante ad Ariosto, da Galileo a Italo Calvino, la scrittura letteraria si manifesta e configura naturaliter come descrizione di un itinerarium conoscitivo, che, per esprimersi, non di rado si affida a una moltitudine di forme e di generi: poemi, romanzi, diari, lettere, trattati scientifici, dialoghi, aforismi, racconti fantastici e narrazioni realistiche consentono pertanto un vasto campo di ulteriori ricerche e approfondimenti sul “viaggio” letterario.
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«PARTE PER ORNAMENTO, PARTE PER DELETTAZIONI E PARTE PER INSIGNARE».
MODALITÀ DI RAPPRESENTAZIONE E CLASSIFICAZIONE DELLA NATURA ALLE ORIGINI DELLA MODERNITÀ
Proponenti:
Lorenzo Battistini - Université de Liège Lorenzo.Battistini@uliege.be
Giovanni De Vita - Università di Napoli L’Orientale giovannidvt@gmail.com
Roberto D’Urso - Università di Napoli L’Orientale rob.durso88@gmail.com
A cavallo tra basso Medioevo ed età moderna l’osservazione della varietà di specie e di fenomeni naturali assume connotati inediti. Nuove finalità caratterizzano infatti gli studi di autori e compilatori, mossi dal tentativo di organizzare un sapere in continua crescita (dettata anche, dal Cinquecento in avanti, dalla scoperta di nuovi mondi): dai tacuina sanitatis, contenenti indicazioni alimentari, igieniche e sanitarie, al sogno enciclopedico delle prime raccolte di mirabilia, veri e propri teatri-mondo dove l’elemento dell’antico integra spesso quello naturale.
Tale passaggio coincide anche con una vera e propria rivoluzione nel mondo della testualità. Se l’incunabolo mantiene sostanzialmente inalterati gli aspetti paratestuali del manoscritto, col tempo la riproducibilità di apparati iconografici sempre più complessi aumenta le potenzialità espressive del prodotto libro. Questa nuova centralità del repertorio figurato trae spesso ispirazione, tuttavia, da modelli figurativi anteriori, come ad esempio avviene nei fogli di Leonardo da Vinci.
Scopo del panel sarà dunque di muoversi su questi due versanti: in primo luogo riflettendo sul rapporto tra testo e immagine, declinato sulle varie forme di rappresentazione di natura e paesaggio, alla luce dei progressi tecnologici nel campo della tipografia; in secondo luogo indagando i significativi cambiamenti di metodo e di approccio dettati da un nuovo rapporto spaziale dell’uomo col mondo circostante.
52 - Panel a cura dell'AdI-SD
L’IDILLIO RIMOSSO
Proponente:
Claudia Correggi clocorri@gmail.com
Sezione Adi per la Scuola
La rappresentazione letteraria dei rapporti tra uomo e spazio vitale testimonia la trasformazione in atto nell'antropocene e la conseguente alterazione irreversibile di equilibri preesistenti già a partire dall'Ottocento. Il panel intende indagarne gli esiti più recenti, proponendo una rassegna di testi dove adolescenti e giovani adulti danno vita a personaggi alle prese con la perdita della dimensione simbolico immaginaria espressa dall'idillio, secondo la tradizione bucolica, sostituito da altre costanti: 'deficit di natura' o fruizione agonistica della stessa, isolamento digitale o radicalismo ecologico, consapevolezza e disorientamento, antagonismo generazionale.
53 - Panel a cura dell'AdI-SD
LO SPECCHIO INFRANTO. LA COMPLESSA RELAZIONE TRA DONNA E NATURA NELLE SCRITTURE FEMMINILI
Proponente:
Magda Indiveri magda.indiveri@gmail.com
Sezione Adi per la Scuola
Il panel intende indagare il tema della presunta equivalenza donna/natura, a partire dalle accezioni di Gea e di Madre Natura; di come le scrittrici si siano accorte della sua inconsistenza - specchio che non riflette ma cristallizza antichi e pericolosi stereotipi - e di come abbiano creato nuovi paradigmi: natura che rappresenta i legami contraddittori con la propria terra, che porta in sé ferite e conflitti, che rifiuta l'identità falsamente consolatoria.
54 - Panel a cura dell'AdI-SD
PAESAGGI LETTERARI DEL CIELO, DELLE TERRE E DELL'ABISSO
Proponente:
Adriana Passione adriana.passione.prof@gmail.com
Sezione Adi per la Scuola - ADI-SD Campania
Nel tempo dell'Antropocene, per guardare l’universo dobbiamo imparare a moltiplicare lo sguardo: adottare nuove scale e nuovi filtri, provare a riallacciare i fili di una memoria che ci sfugge e usare nuove mappe e nuovi strumenti, partendo dalla consapevolezza che l’approccio storico, geografico, antropologico e scientifico possano e debbano cooperare con quello letterario.
Senza rinunciare a una lettura del testo che renda giustizia della sua specificità, il tentativo è quello di abbattere i confini delle singole discipline per svelare le polarità del nostro mondo e del nostro paesaggio, naturale, umanizzato, mediato e immediato, reale e distopico. Il panel si propone di analizzare forme di scrittura che si fanno testimoni della crisi della rappresentazione tradizionale evidenziando da un lato i nuovi paradigmi conoscitivi, le nuove tecnologie, i nuovi punti di osservazione critica, le nuove antropologie, le nuove soggettività, e dall'altro i nuovi scenari, le ibridazioni, le metamorfosi, le deflagrazioni, le congestioni che caratterizzano il paesaggio del nostro tempo.
55 - Panel a cura dell'AdI-SD
VIANDANTI DELLA NATURA NEGLI ULTIMI 100 ANNI DI LETTERATURA ITALIANA
Proponente:
Francesca Cecchi f.cecchi1973@gmail.com
Sezione Adi per la Scuola
Rete “Estremo contemporaneo in classe”
Da Pier Paolo Pasolini e Cesare Pavese a Renata Viganò, Beppe Fenoglio ed Elsa Morante; da Fausta Cialente ed Alba de Cespedes a Dacia Maraini, Maria Teresa Di Lascia e Alda Merini; da Eugenio Montale a Milo De Angelis; da Sebastiano Vassalli a Claudio Magris, Paolo Rumiz o Alessandro Leogrande, solo per citare alcuni dei nomi di un lungo e prestigioso elenco. In relazione ai temi del convegno, la letteratura italiana degli ultimi 100 anni, tra narrativa e poesia, traduzioni e reportage di viaggi reali e fantastici, tra romanzi e inchieste socio-politiche, costituisce uno straordinario patrimonio linguistico/stilistico, storico e culturale non ancora pienamente esplorato e praticato nei contesti scolastici di I e II grado. Esso mette a disposizione di docenti, studenti e comunità scolastiche preziosi strumenti di educazione estetica, di educazione alla lettura e all’indispensabile - quasi urgente - esperienza immaginativa, sia in presenza sia in assenza, per gli Anni ’20 del XXI secolo.
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FIUMI E REALTÀ DEI FIUMI NELLA LETTERATURA ITALIANA / SPECCHI D’ACQUA A NORD-EST, TRA SENTIMENTI, SOGNI E IDENTITÀ
Proponenti:
Corrado Confalonieri (Università di Parma) corrado.confalonieri@unipr.it
Caterina Conti caterina_conti@libero.it
La presenza dei fiumi nelle opere letterarie risale alle origini della letteratura occidentale, con una forza che Carla Benedetti (La letteratura ci salverà dall'estinzione) ha di recente ancora valorizzato proprio per il caso dell' Iliade; parallelamente, per molti fiumi – e in particolare per il massimo fiume italiano, il Po – è antica di secoli l'inseparabilità di fenomeni idraulici 'naturali' e di azioni compiute dagli uomini per gestirne il corso. Sono due fatti che corrispondono solo in parte alla distinzione, comunque opportuna e alla base di diversi studi usciti negli ultimi anni, tra fiumi reali e fiumi immaginari: il confronto con la 'realtà' di un fiume, intesa come esito dell'incontro tra natura e intervento umano, non si esaurisce infatti nel semplice riferimento a un fiume reale (che può pur sempre essere descritto o raccontato col ricorso a convenzione letterarie, di genere e stile, in grado di condizionare la rappresentazione della realtà) né esclude che dietro fiumi immaginari possa rivelarsi la rappresentazione di tratti realistici della vita di un fiume.
Alla luce di questa diversa configurazione, si invitano proposte che, su un arco cronologicamente esteso all'intera tradizione letteraria italiana, affrontino il nodo tra retorica, generi letterari e rappresentazione della realtà per indagare le specifiche forme che la relazione narrativa tra letteratura ed ecologia ha assunto nel caso dei fiumi.
La letteratura italiana propone narrazioni, ambientazioni e riferimenti ai paesaggi naturali, con particolare attenzione ai corsi d’acqua. Simbolicamente l’acqua è portatrice di vita o di morte, ma anche di passaggio, di affrancamento e ristoro dalla quotidianità, confine e inizio di mondi nuovi, riflesso di sé e dell’altro/a.
Nel secondo Novecento anche al “confine orientale”, a nord-est d’Italia, l’acqua rappresenta, più che una barriera, un collegamento tra popoli, storie e culture che non conoscono limiti e chiusure, perché l’acqua unisce e moltiplica sentimenti, sogni e identità. Ne emergono talvolta personificazioni, descrizioni, adattamenti o riflessioni sulla natura che portano lo spirito a contemplare o evocare, abitando i paesaggi naturali e il mistero in essi contenuti.
Si propone un panel che approfondisca il legame tra autori/autrici dell’alto Adriatico e l’acqua, nelle sue diverse forme: tra questi i grandi Umberto Saba, Virgilio Giotti e Lina Galli, Biagio Marin, Fulvio Tomizza, Anita Pittoni, Stelio Mattioni, fino ai contemporanei Claudio Magris, Paolo Rumiz, Mauro Covacich e altri/e, in un percorso che intreccia vite e sogni nel “Mare dell’intimità” o in nuovi specchi d’acqua che arricchiscono, compongono – e talvolta scompongono – le esistenze.
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OLTRE LO SPAZIO. PAESAGGIO E NATURA NELLA NARRATIVA DI LUIGI PIRANDELLO
Proponente: Monica Venturini (Università degli Studi “Roma Tre”) monica.venturini@uniroma3.it
Il panel si inscrive nell’ambito delle ricerche condotte per l’Edizione Nazionale dell’ Opera Omnia di Luigi Pirandello, in corso di stampa presso Mondadori, e intende essere un’occasione di approfondimento intorno alla dimensione spaziale nell’opera pirandelliana, con particolare riferimento al rapporto tra paesaggio e personaggi, tra luoghi e struttura delle opere e tra genere letterario e spazialità. Si pensi, in particolare, al ruolo protagonistico che la natura può assumere nella novellistica, specie nell'ultima stagione in cui il corpo umano si dematerializza (si vedano i finali di Soffio e Di sera, un geranio), o anche alle diverse declinazioni del grande tema astrale – sul modello leopardiano ma non solo – che percorre tutta la sua opera sin dagli esordi giovanili. «A me non è mai bastato rappresentare una figura d’uomo o di donna», scrive lo scrittore, «per il solo gusto di rappresentarla; narrare una particolare vicenda (…) per il solo gusto di narrarla; descrivere un paesaggio per il solo gusto di descriverlo»: l’affermazione di Pirandello (Prefazione del 1925 ai Sei personaggi in cerca d’autore) apre a possibili e diverse riflessioni sulla percezione narrativa dello spazio nella sua opera. Il paesaggio e la natura ricoprono, infatti, di volta in volta, nella narrativa pirandelliana, una moltitudine di ruoli, sia metaforici sia strutturali, contribuendo spesso alla caratterizzazione e all’evoluzione del personaggio o diventando proiezione di un complesso immaginario.
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PER UN’ECOCRITICA DEI MATERIALI: IPOTESI DI LAVORO SUGLI «ECOCANONI»
Proponenti:
Antonio Rosario Daniele, Università di Foggia (antonio.daniele@unifg.it)
Giampiero Giuseppe Marincola, Università degli Studi di Roma Tor Vergata (marincolagiampiero@gmail.com)
Annalisa Pagliuso, Università di Roma Tor Vergata (stalker81@libero.it)
In ogni opera letteraria risulta fondante una certa relazione col paesaggio circostante (sia esso naturale e/o artificiale, interno e/o esterno), rilevato nelle sue componenti fisiche e materiche: esse a loro volta risultano vincolate a uno schema culturale che ne orienta la percezione e la conseguente simbolizzazione. Ciò rende possibile indagare la relazione tra le differenti modalità di rappresentazione dei materiali, le implicazioni che una certa cultura di riferimento (influenze letterarie, conoscenze tecnico-scientifiche, questioni morali e/o religiose, istanze ecologiche in senso lato, ecc) esercita sulla rappresentazione stessa del paesaggio, e il conseguente valore etico e conoscitivo di tale operazione letteraria, anche in rapporto alla poetica dell’opera e/o dell’autore.
È noto anche che ogni nuovo indirizzo della critica agisce sul canone letterario e ne altera la costituzione. Ciò è ancora più vero per una pratica interpretativa quale è l’ecocritica. Tuttavia, un discorso generico su un possibile canone “ecocritico” potrebbe risultare anche arbitrario se non si ricorre alle declinazioni che permette una lettura dell’opera letteraria dal punto di vista della relazione uomo-ambiente (nel senso della Umwelt tedesca): dalla Wilderness alle scritture distopiche e catastrofico-apocalittiche, dalla paesaggistica alle prospettive stranianti, per finire al rapporto tra la letteratura e lo spazio, con gli attuali sguardi della geocritica (Westphal) e dello Spatial Turn (Sorrentino).
La presente proposta mira a sollecitare da un lato una riflessione sul rapporto tra la rappresentazione dei materiali nei paesaggi letterari, le sue implicazioni culturali ed ecologiche e i suoi significati etici e cognitivi; dall’altro a considerare la ridefinizione di canoni già acquisiti o la creazione di nuovi aderenti alla metodologia della critica ecologica, a indagare l’influenza che quest’ultima ha avuto e continua ad avere sulla letteratura degli ultimi decenni, con uno sguardo sulle sue possibili canonizzazioni, per riportare al centro la figura del critico come «addetto alla memoria selettiva della civiltà».
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LE METAMORFOSI DEL PAESAGGIO: DALLA NOVELLA ITALIANA AI SUOI RIADATTAMENTI EUROPEI
Proponenti:
Monica Marchi – monica.marchi@unisi.it /monica.marchi3@gmail.com
Sandra Carapezza
Elisa Curti
Gruppo PRIN 2017 "Re.Novella"
Il gruppo di ricerca coinvolto nel progetto “Re.Novella: Repertorio, inquadramento e database della novella rinascimentale” (Prin 2017) intende portare l'attenzione sulla fortuna della novellistica italiana all'estero. Si propone quindi di studiare, in sinossi con gli originali, traduzioni o opere chiaramente ispirate ai testi novellistici del Quattro e Cinquecento. Nell’analisi del fecondo scambio fra contesti differenti, la rappresentazione della natura e del paesaggio costituisce una specola privilegiata per osservare le specificità tanto dell'opera di arrivo quanto di quella di partenza. Inoltre, si accoglieranno anche contributi incentrati sul “paesaggio sonoro”, cioè sulle soluzioni con cui chi riscrive rende il tono caratteristico dei testi novellistici. La novella rinascimentale infatti spesso assume una coloritura tipicamente municipalistica oppure ricorre alla mimesi del parlato, o, in altri casi, tenta per via stilistico-linguistica di acquisire un maggior spessore letterario. Su questi aspetti ci si propone di interrogare le traduzioni o le riscritture europee. In sintesi, il panel accoglierà proposte che abbiano come oggetto la ricezione europea della novella rinascimentale, nella prospettiva della rappresentazione degli spazi e delle soluzioni espressive strettamente legate al contesto di partenza.
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VIVERE NELL’AMBIENTE LETTERARIO.
NARRAZIONI E PERCEZIONI GEO/ECOCOCRITICHE DELL’ITALIA MERIDIONALE
Proponenti:
Francesco Sielo (Università della Campania Luigi Vanvitelli) francesco.sielo@unicampania.it
Elisiana Fratocchi (Università della Campania Luigi Vanvitelli) elisiana.fratocchi@unicampania.it
Dalla seconda rivoluzione industriale in poi il divario sociale, economico e tecnologico tra nord e sud è diventato una realtà tangibile e centrale in numerose scritture letterarie che, con intenzioni di rappresentazione e talvolta di denuncia, hanno descritto una realtà ambientale dapprima arretrata e successivamente, in rapido sviluppo. Questa trasformazione ha portato con sé una ridefinizione del rapporto uomo-ambiente che, a partire da una diversa percezione da parte del soggetto osservante, ha generato inedite modalità di narrazione.
Il panel – pensato in contiguità con i lavori del progetto E.C.O. (Enviromental Campania Observatory) dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli – ospiterà interventi sul rapporto tra la rappresentazione letteraria (narrativa e poetica) del paesaggio e le trasformazioni ecologiche del meridione, dall’emergere della questione meridionale alle attuali problematiche ambientali, dunque, dal periodo postunitario a oggi. Si accoglieranno proposte che considerino, inoltre, la questione della ricezione, ovvero, l’influenza che il testo letterario può avere nella percezione sociale dei luoghi.
A livello metodologico si privilegeranno gli studi che evidenzino le tematiche e gli aspetti formali di una relazione narrativa (Scaffai: 2017), che sottolineino tanto il valore referenziale quanto il valore figurale della rappresentazione dello spazio, prediligendo, pertanto, un approccio metodologico geocritico e/o ecocritico.
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LA RAPPRESENTAZIONE DELLA NATURA E DEL PAESAGGIO NELLA COMMEDIA DANTESCA, TRA NARRAZIONE, ALLEGORIA E CONOSCENZA
Proponenti:
Sergio Cristaldi (Università di Catania)
Carmelo Tramontana (Università di Catania) carmelo.tramontana@unict.it
La natura, nel significato generale di ambiente fisico (sia selvaggio sia modificato dall’uomo) e in quello più specifico di paesaggio, ha un posto privilegiato nella creazione del poema dantesco: è parte fondamentale della struttura narrativa, attraverso la rappresentazione di quei luoghi fisici, sebbene dell’oltretomba, che sono i regni dell’Inferno e del Purgatorio, con i loro rispettivi ambenti e specifici paesaggi; è il referente reale cui costantemente l’autore fa ricorso, ad esempio attraverso le similitudini, per illustrare la geografia dei regni dell’aldilà; fa spesso da cornice e da sfondo narrativo delle biografie raccontate lungo la sequenza degli incontri con le anime. La natura è inoltre oggetto di una profonda e costante riflessione poetica ed esistenziale, oltre che teologica e filosofica, sul destino umano, soprattutto attraverso il ricorso alla significazione allegorica (dalla selva iniziale al finale amore che muove il sole e le altre stelle, metafora quest’ultima in cui appare quel peculiare paesaggio dantesco che è quello celeste). Il panel è aperto alle proposte che intendono riflettere e discutere intorno al tema della rappresentazione della natura e del paesaggio nella Commedia dantesca, a partire dalle prospettive di analisi sopra indicate. Oltre queste, si suggeriscono come ulteriori direzioni di sviluppo del tema: la riflessione intorno alla rielaborazione dantesca dell’eredità latina (il topos del locus amoenus) e dell’eredità biblica (il topos dell’eden); la riflessione intorno al valore epocale della rappresentazione dantesca della natura e del paesaggio, che si situa alla fine della tradizione mediolatina e prima della successiva rappresentazione, per tanti versi già moderna, di Petrarca e di Boccaccio.
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IL PAESAGGIO NATURALE E ANTROPICO NELL’OPERA DI GALILEO E DEGLI SCIENZIATI GALILEIANI
Proponenti:
Claudia Tarallo (Università per Stranieri di Siena / CISS – Centro Internazionale di Studi sul Seicento): claudia.tarallo@unistrasi.it
Iride Santoro (Università per Stranieri di Siena / CISS – Centro Internazionale di Studi sul Seicento): i.santoro@studenti.unistrasi.it
Assunta Vitale (Università per Stranieri di Siena / CISS – Centro Internazionale di Studi sul Seicento): a.vitale@studenti.unistrasi.it
Discussant: Lucinda Spera
Nell’anno in cui ricorre il quattrocentesimo dalla pubblicazione del Saggiatore (1623) sembra opportuno considerare come il tema del congresso 2023 si riflette nella produzione del grande scienziato pisano e della sua scuola. Le opere scientifiche e letterarie di Galileo Galilei e degli scienziati che se ne considerarono discepoli (Vincenzo Viviani, Francesco Redi, Giovanni Alfonso Borrelli, per voler menzionare solo i più noti) sono infatti punteggiate di riferimenti al paesaggio naturale e antropico: si ricordino, a mero titolo d’esempio, la descrizione del paesaggio lunare presente nel Sidereus nuncius (1610) galileiano o la descrizione dei luoghi circostanti il fiume Arno nel Discorso intorno al difendersi da’ riempimenti e dalle corrosioni de’ fiumi (1688) di Vincenzo Viviani. Il panel intende considerare le forme di rappresentazione che gli scienziati italiani vissuti nel Seicento e nel Settecento hanno adottato in relazione a questo tema: s’invita pertanto a prendere in considerazione non solo la trattatistica scientifica, ma anche le opere riconducibili ad altri generi letterari (epistolografia, lirica, relazioni, etc.) sovente frequentati da questi intellettuali.
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TRACCE UMANE NEL PAESAGGIO CAVALLERESCO:
LO SPAZIO ANTROPICO NEL POEMA IN OTTAVE DALLE ORIGINI AL SEICENTO
Proponenti:
Guglielmo Barucci
Sandra Carapezza
Michele Comelli
Cristina Zampese (Università degli Studi di Milano) aoqu@unimi.it
Castelli, palazzi, mura cittadine, ma anche villaggi e capanne pastorali dominano insieme ai campi di battaglia gli scenari della poesia cavalleresca ed eroica in ottave, da un lato per contrapporre la natura alla civiltà nelle varie declinazioni dello spazio antropico, dall’altro anche per mettere a nudo le ragioni della storia e dell’impegno umano nella storia: i segni che l’uomo lascia nel paesaggio sono infatti spesso occasioni di critica o riflessione sul senso politico, morale e culturale delle vicende umane (si pensi ai palazzi istoriati, ma anche ai palazzi fatati, ai sepolcri o ai monumenti che popolano i poemi narrativi). Il gruppo di ricerca “Ottava rima” dell’Università degli Studi di Milano, con la rivista scientifica «AOQU», propone un panel che si concentri sullo spazio antropico nel poema cavalleresco in ottave dalle Origini al Seicento, con l’invito a proposte di contributi che ripongano la loro attenzione sulla descrizione e funzione dell’impronta umana nel paesaggio all’interno del poema cavalleresco. I contributi potranno riguardare singoli episodi, singoli poemi oppure temi che ricorrono in opere diverse, purché si interroghino sul significato che di volta in volta acquisiscono le tracce del passaggio dell’uomo sul paesaggio naturale, sia a fini culturali, sia a fini politici o morali.
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PAESAGGI CULTURALI, ATLANTI LETTERARI, CARTOGRAFIE NARRATIVE: IL CASO-NAPOLI (SEC. XIX-XXI)
Proponenti:
Paola Villani paola.villani@unisob.na.it
Nunzio Ruggiero nunzio.ruggiero@unisob.na.it
Il panel mira a indagare i processi di formazione, circolazione e rappresentazione del grande immaginario di una città-mondo, anche nel segno del dialogo tra narrazioni letterarie, pittoriche, iconiche a vario tipo, cinematografiche, televisive. Al consueto procedimento storico o al close reading di singoli testi si auspica vengano affiancati gli strumenti e i metodi ermeneutici dello Spatial Turn (Warf-Arias 2009) o del Geocriticism (Westphal 2007). Sarà privilegiata l’analisi dei temi, delle forme e delle poetiche del realismo urbano, derivanti dal peculiare intreccio di scienza, natura e storia che definisce il paesaggio culturale napoletano dal XIX secolo a oggi. Tra narrativa di consumo e scrittura d’avanguardia, l’analisi del rapporto tra patrimonio storico-artistico e dimensione giornalistico-letteraria potrà avvalersi dell’ausilio degli apporti delle Digital Humanities e quindi della visualizzazione di testi e luoghi. Si proverà a ricostruire le memorie di luoghi ma anche i luoghi di memorie, nell’intreccio tra facto e ficto. Nel dialogo tra storia, arte e cultura popolare, al confine tra rappresentazioni colte e circolazione di massa, si proverà a ricostruire l’immaginario urbano come nuovo «paesaggio», tra dato reale ed esperienza estetica, tra dimensione culturale e struttura dell’immaginario (Giammattei 2019). Fino alla ri-costruzione di un paesaggio mentale, Mindscapes (Lingiardi 2019), ma anche - in termini semiotici – confluenza di molti sistemi di significazione (Lotman 2006).
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OLTRE-UMANO, DIS-UMANO, NON UMANO:
IL PAESAGGIO DEL SOPRANNATURALE, DELLA MAGIA E DELLA GUERRA NEL POEMA CAVALLERESCO
Proponenti:
Anna Carocci anna.carocci@uniroma3.it
Annalisa Perrotta annalisa.perrotta@uniroma1.it
Nel poema cavalleresco, il paesaggio entra nella narrazione innanzitutto come sfondo: il mondo naturale è al servizio della storia, uno spazio da attraversare, un vuoto più o meno connotato che funziona da fondale per accompagnare il passaggio da un’azione all’altra. È perciò molto significativo rilevare quando il paesaggio (naturale, antropizzato, umano) diventa agente attivo nella narrazione. L’attivazione può rispondere ad esigenze di rappresentazione realistica (ad esempio la descrizione di una battaglia in cui la morfologia del territorio facilita o ostacola la vittoria) oppure può essere uno strumento di contatto con il soprannaturale magico, divino o infernale, l’abnorme e l’incontrollato (i giganti e le creature infernali, il mare in tempesta, i regni incantati con tutti gli esseri che li abitano), e sfidare così i limiti dell’umano: delle sue possibilità – ciò che l’umano sa fare – ma anche della sua definizione corporea – ciò che l’umano è/non è.
Il panel si propone dunque come luogo di interpretazione e discussione dei testi cavallereschi in ottava rima lungo un arco cronologico ampio, dai cantari e i primi poemi ai cosiddetti poemi del “nuovo mondo”, prendendo in considerazione i seguenti ambiti tematici:
- Il paesaggio della magia
- Il paesaggio della guerra
- Il paesaggio dell'avventura
- Il paesaggio delle creature
- Il paesaggio come metafora.
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LA CULTURA DEI PERIODICI NELL’ITALIA LIBERALE: NUOVI APPROCCI AL QUOTIDIANO IL SECOLO
Proponenti:
Silvia Valisa (Florida State University; svalisa@fsu.edu)
Morena Corradi (CUNY Queens; morena.corradi@qc.cuny.edu)
Promosso dal network Ottocentismi
Prendendo spunto dalla digitalizzazione del quotidiano Il secolo in corso (https://ilsecolo.lib.fsu.edu/) e dalla sua rinnovata accessibilità, questo panel sollecita contributi che studino e rivalutino il ruolo del quotidiano Sonzogno nella comunicazione e cultura italiane di Otto-Novecento. Grazie alla monografia di Laura Barile (Il secolo, 1865-1923: storia di due generazioni della democrazia lombarda, 1980), molto si sa sulla storia politica del Secolo e degli uomini che lo guidarono, da Edoardo Sonzogno a Ernesto Teodoro Moneta a Carlo Romussi. Allo stesso tempo, moltissimi aspetti restano inesplorati (le innovazioni nella cronaca locale, i contributi dei corrispondenti dall’estero, la relazione pubblicità/contenuto o l’uso delle illustrazioni, per fare solo alcuni esempi). Questo panel si propone di creare una conversazione interdisciplinare sul Secolo e sugli elementi che lo resero il primo grande quotidiano nazionale d’Italia.
Il panel è promosso da Ottocentismi (Interdisciplinary Network for Nineteenth Century Italian Studies), collettivo internazionale di ricerca che promuove lo studio dell’Ottocento e della modernità italiana.
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IL PAESAGGIO COME UNITÀ DELL’ESPERIENZA LETTERARIA FRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Proponenti:
Stefania Baragetti (Università degli Studi – Milano) stefania.baragetti@unimi.it
Monica Bisi (Università Cattolica – Milano) monica.bisi@unicatt.it
Maria Chiara Tarsi (Università Cattolica – Milano) mariachiara.tarsi@unicatt.it
Sulla scorta di alcune categorie della nuova filosofia di fine Settecento, precorritrice di istanze romantiche, si potrebbe definire la natura come unità prodotta dal processo dell’esperienza, nel quale la categoria dello spazio, fra le condizioni a priori della conoscenza umana, agisce sui dati della percezione sensoriale e conferisce loro ordine. Più in particolare, il paesaggio risulterebbe da un ulteriore processo di unificazione posto in essere dallo sguardo dell’individuo sulla natura che lo circonda da vicino e, nell’ambito dell’arte, sarebbe allora l’unità data dalla prospettiva dell’autore sulla materia da rappresentare e dall’immaginazione del fruitore in relazione all’opera. Nell’orizzonte di tali premesse è forse lecito indagare come, nello specifico dominio della letteratura, la percezione dei dati provenienti dall’esterno diventi esperienza per l’autore e, attraverso di lui, per il lettore, chiamato, così, ad una presa di posizione. Il panel si propone dunque di portare alla luce gli elementi retorici, grammaticali, lessicali che, nelle loro diverse relazioni, contribuiscono, con risultati eterogenei, a dare forma unitaria alla natura e al paesaggio in cui l’uomo si muove e abita, ma su cui è anche in grado di gettare uno sguardo contemplativo e riflessivo, se non addirittura ‘riflettente’. Saranno accolte relazioni che riguardino opere, in prosa e poesia, pubblicate nel XIX e nel XX secolo.
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PERICOLO O RIMEDIO? L’ANCIPITE FUNZIONE DELL’IBRIDO NELLA LETTERATURA ITALIANA
Proponente:
Luca Degl’Innocenti luca.deglinnocenti@unifi.it
Spaesati dall’emergenza ambientale, possiamo chiedere alla tradizione letteraria di aiutarci a mappare i trascorsi di un rapporto tra genere umano e natura che tanto più si è fatto sconsideratamente distruttivo quanto più abbiamo considerato la natura come altro da noi.
Poiché mettono in discussione la presunta alterità tra uomo e animale, i tanti ibridi semiumani che popolano i territori della letteratura italiana prospettano un’ottica ancipite che può inquadrare zone ancora poco esplorate ma rivelatrici di quella mappa. Così, il centauro può esser belva da domare con Minerva oppure specchio del principe ideale; il satiro simbolo di intemperante lussuria o di panico edonismo apotropaico; il (mezzo)gigante o il licantropo un nemico feroce o un amico fedele; la sirena letale e sterile tentatrice o genitrice di una speranza risorgente.
Il panel invita interventi sugli esempi suddetti e sui molti limitrofi, per esplorare se e quanto l’ibrido letterario abbia funto da monito teratologico della necessità di separare (pena il caos) uomo e bestia, mente e corpo, ragione e istinti, cultura e natura, o se e quanto sia invece servito a richiamare l’umanità al contatto con la propria animalità, a configurare sintonie tra il ferino e l’addomesticato, a proporre sinergie multispecie e trans-specie, demistificando la presunzione antropocentrica e incarnando ipotesi di nuove armonie con una “natura” intesa non come paesaggio esterno, ma come ecosistema in cui l’umano è integrato.
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«RIMIRARE L'OPERA DELLA MADRE NATURA»:
CONTEMPLARE/ABITARE LA NATURA NELLE OPERE TASSIANE
Proponenti: Centro di Studi Tassiani (CTS)
Maria Teresa Girardi (Università Cattolica di Milano - CTS)
Cristina Cappelletti (Università di Bergamo - CTS)
Discussant: Franco Tomasi (Università di Padova - CST)
Contatti: info@centrostuditassiani.it
Nelle opere di Bernardo e Torquato Tasso l’elemento naturale ha una presenza di grande rilevanza. Nella Gerusalemme Liberata, ad esempio, molti sono i personaggi che vivono in stretta simbiosi con la natura, da Erminia, che si rifugia tra i pastori, ad Armida immersa nel suo lussureggiante giardino, sino alla natura incantata e oscura della selva di Saron. In molte liriche il rapporto del poeta con la natura, contemplata e ammirata, registra in modo complesso e umbratile la soggettività dell’io lirico; e si dovrà almeno ricordare il Mondo creato, splendida celebrazione della creazione dell’universo naturale in equilibrio tra spunti sapienziali, riflessioni teologiche e poesia sacra.
Le relazioni avranno come argomenti privilegiati:
- il rapporto dei personaggi dei poemi di Torquato e Bernardo Tasso con la natura, in particolare in relazione al contrasto tra la devastazione che la guerra porta con sé e la placida bellezza della natura;
- il rapporto tra il poeta e la natura nelle liriche tassiane;
- le riflessioni e la presenza della natura nei dialoghi, nei trattati e nelle lettere;
- il tema della celebrazione della natura nel Mondo creato.
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ARMONIA E DISARMONIA DELLA NATURA NELLA LETTERATURA ITALIANA DEL LUNGO OTTOCENTO
Proponenti:
Alviera Bussotti (Sapienza Università di Roma) alviera.bussotti@uniroma1.it
Chiara Licameli (Sapienza Università di Roma) chiara.licameli@uniroma1.it
Daniela Shalom Vagata (Masaryk University, Brno) 245738@mail.muni.cz
Gruppo di ricerca AdI RRR - Rivoluzione, Restaurazione, Risorgimento
Il panel si propone di verificare la tenuta e/o il rovesciamento nel lungo Ottocento del topos dell’armonia come concordia discors, in affinità anche con le tematiche del gruppo RRR. In considerazione anche del dibattito filosofico e scientifico del Sette-Ottocento (fisica newtoniana, materialismo, organicismo), si vogliono interrogare quei testi letterari che abbiano contribuito a un nuovo sguardo sulla natura e sull’uomo, con particolare attenzione:
- all’armonia rappresentata come equilibrio di forze opposte;
- alla dialettica fra armonia (ordine immutabile, classificabile e razionalmente leggibile) e disarmonia (disordine, contraddizione, imprevedibilità) della natura;
- al nesso tra la percezione disarmonica della natura (ora ostile e sconvolgente, ora vittima dell’azione dell’uomo) e i cambiamenti della politica, della storia e della società tra Restaurazione, Risorgimento ed epoca post-unitaria. Verranno quindi accolti interventi sul lessico, le strategie retoriche, le allegorie e i temi relativi all’armonia/disarmonia della natura da Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi a Giovanni Verga, con un’apertura anche sul primo Novecento.
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LA NATURA “FANTASTICA”:
PAESAGGI SOPRANNATURALI, ALLUCINATI, DISTORTI, AMBIENTAZIONI OLTREMONDANE NELLA LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA.
Proponenti:
Daniela Bombara, daniela.bombara63@gmail.com
Ellen Patat, ellenpatat@gmail.com
Il presente panel intende proporre un’indagine sugli ambienti naturali in cui si iscrive il racconto fantastico, astraendo quindi dai paesaggi antropizzati – case (infestate), città, palazzi, castelli –, già oggetto di analisi critica (Cantelmo, 2000; Lazzarin, 2002, 2012; Orvieto, 2004). In alcune narrative del soprannaturale la Natura, ‘casa’ dell’uomo, diventa teatro dell’ignoto, dell’irrazionale, dell’ unheimlich freudiano, poiché ciò che è familiare appare al tempo stesso estraneo e inquietante. Negli ambienti del racconto/romanzo fantastico sono presenti elementi topici del genere: il labirinto, l’iterazione ossessiva, il doppio, l’incertezza visiva/cognitiva, l’animazione dell’inanimato, la presenza di forze incontrollabili e lesive, il motivo della natura malefica e aggressiva, talora stravolta dall’azione umana (con possibili implicazioni ecologiche ed ecocritiche), le distorsioni spazio-temporali, il viaggio allucinante, la deformazione e la mostruosità. L’argomento è stato affrontato in area non italiana (si veda ad esempio il numero monografico di Belphégor, curato da Segnini e Frigerio su La narrazione fantastica e il mondo naturale, del 2014), per l’Italia focalizzando in particolare alcuni autori quali, per citarne solo alcuni, Buzzati e Landolfi (Lazzarin 2006). Si propone qui una ricognizione estesa del tema, condotta secondo svariati topoi narrativi – anche oltre quelli menzionati – oppure in relazione alla produzione specifica di scrittori e scrittrici.
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IL PAESAGGIO COME SOGGETTIVITÀ NEL ROMANZO ITALIANO CONTEMPORANEO (1979-2020)
Proponenti:
Giacomo Carlesso giacomo.carlesso@unive.it
Francesca Pangallo francesca.pangallo@unive.it
Giulia Simeoni giulia.simeoni@unive.it
La soggettività è, insieme alla storicità, la principale condizione di possibilità del paesaggio. Già in Filosofia del paesaggio (1913), Simmel operava una distinzione concettuale fra i termini natura e paesaggio, spesso usati invece come sinonimi: in assenza di un soggetto, nessun paesaggio potrebbe esistere. Se l’«individualità del “paesaggio”» è data «dallo sguardo dell’uomo» (Simmel 2006: 55), al contempo, la riflessione sul paesaggio segnato dall’attività antropica, talvolta traumatica e irreversibile, innesca un ripensamento del soggetto umano nell’ottica di una nuova relazione e alleanza (cfr. Haraway 2016) con l’Altro naturale.
Il “miracolo economico” (1958-1963) e la rivoluzione digitale, con il conseguente sviluppo dell’odierna “società dell'informazione” (anni Duemila), hanno mutato il territorio naturale e urbano della penisola italiana, influenzando di fatto anche la narrazione letteraria degli ultimi cinquant’anni.
Il panel propone, quindi, una riflessione sulle diverse rappresentazioni del paesaggio e delle sue trasformazioni nel romanzo italiano, dagli Settanta fino alla più stretta contemporaneità. Focus principale, ma non esclusivo, della discussione sarà la funzione narratologica del paesaggio e, in particolare, le modalità mediante le quali attraverso il paesaggio è possibile ridefinire la soggettività del narratore e dei personaggi, nonché il rapporto di interazione che questi intrattengono tra loro e con l’autore.
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CAMMINI NOVECENTESCHI TRA PROMENADE E FLÂNERIE
Proponenti:
Emma Pavan, emma.pavan@unica.it
Emiliano Ceresi, emiliano.ceresi@gmail.com
Luca Ballati, luca.ballati01@universitadipavia.it
Se il paesaggio è stato storicamente considerato come uno spazio altro rispetto alla città, la comparsa di nuove realtà territoriali ibride nell’orizzonte contemporaneo ha reso evidente la necessità di ripensare tale distinzione canonica. Nozioni come “paesaggio urbano”, “townscape”, “Terzo paesaggio” o “periferia diffusa” attestano delle modificazioni sul piano del territorio, ma cosa accade ai camminatori che lo attraversano?
La letteratura del Novecento è popolata di osservatori che percorrono tanto lo spazio urbano quanto quello rurale e che constatano - con il loro andare - una progressiva contaminazione dei due ambienti (si pensi, fra gli altri, alla «solitudine urbana» delle campagne di Verso la foce di Celati) o una lontananza «dalle cose vere» della «scena familiare» (è il caso del Pedone di Fiori). E naturalmente, anche procedendo a ritroso, gli esempi sarebbero molti, dal Marcovaldo calviniano alla Passeggiata di Palazzeschi.
Obiettivo del panel è, da un lato, interrogarsi sulle modalità con cui l’elemento naturale si intreccia con quello urbano nell’esperienza dei camminatori novecenteschi (tanto in poesia quanto in prosa) e, dall’altro, domandarsi se il venir meno della rigida contrapposizione città-campagna abbia delle ripercussioni sulla specificità di due figure, precedentemente ben distinte, come quella del flâneur e del promeneur.
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ALBERI E POETI: DA PETRARCA A PONTANO
Proponente:
Claudia Corfiati (Università degli studi di Bari; email: claudia.corfiati@uniba.it)
Il panel intende raccogliere contributi sulla presenza delle figure arboree nella poesia latina e volgare nel periodo umanistico e rinascimentale, sia che esse provengano da un processo di 'metamorfosi' sia che sia loro assegnato il ruolo di 'interlocutori' dell'autore. Da una parte domina il modello petrarchesco del Laurus, declinato in tutte le sue potenzialità (figura dell'amata/amato dedicatario - si vedano i casi della letteratura medicea per il laurus-Lorenzo, ma anche esempi meno noti di Paracleto Malvezzi o più noti come l'arancio sannazzariano –, o figura della gloria poetica/ambizione del poeta), dall'altra la prassi di una imitazione ovidiana più fedele sollecita la creazione di nuovi miti arborei, ovvero di nuove fabulae di metamorfosi (notevoli gli esempi nella poesia pontaniana, ma si pensi anche ai versi - meno noti - di M.G. Vida e D. Cereto).
In entrambe le direzioni l'aspetto interessante è costituito dalla utilizzazione dell'elemento naturale come forma di espressione di umanità, e quindi, paradossalmente, dalla sua umanizzazione, ovvero dal trasferimento nel mondo vegetale di sentimenti umani, in una sorta di gioco di riflessi che ha una particolare efficacia nella comunicazione letteraria, e che avrà lunga fortuna nella letteratura fino ai nostri giorni.
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IMITARE LA NATURA: LETTERATURA E ARTE NEL CINQUE E NEL SEICENTO
Proponente:
Vincenzo Caputo vincenzo.caputo@unina.it
(membro del coordinamento organizzativo Gruppo di lavoro AdI ‘Seicento’)
Il panel intende concentrare la propria attenzione critica sui concetti di ‘natura’, ‘imitazione’ e selezione’ nella trattatistica d’arte del Cinque e del Seicento. Nel momento in cui un letterato o un artista ragionano di pittura, scultura e architettura, è necessario porsi la questione di cosa intendano per Natura e di quale rapporto essa instauri con l’Arte. Si prendano due casi esemplificativi. Nella monumentale raccolta di Vasari (1550 e 1568) giganteggia la biografia del ‘divino’ Michelangelo: nella sua vita abbiamo, in modi espliciti, la risoluzione dell’agonistico rapporto tra Natura e Arte con la vittoria – grazie all’eccellenza del Buonarroti – della seconda sulla prima (per la Pietà Michelangelo raggiungerebbe nel marmo quella perfezione «che la natura a fatica suol formar nella carne»). Nel profilo di Caravaggio, che Bellori inserisce nelle sue Vite de’ pittori, scultori et architetti moderni (1672), è proprio il rapporto contrastivo tra Natura e Arte a consentire al biografo di sottolineare i limiti del Caravaggio, il quale non riesce a selezionare le migliori forme di natura. In tale riflessione sulla ‘natura’ saranno però ben accette anche proposte che intendano sondare, in modi diversi, i significati più generali di quel temine nella scrittura d’arte cinque e seicentesca con una particolare attenzione riservata alle modalità ecfrastiche e alla loro topica (ad es.: descrizioni di dipinti raffiguranti paesaggi, rovine, città et similia). Saranno privilegiate, quindi, ricerche sui seguenti aspetti:
- rapporto tra letteratura italiana e arti figurative in riferimento ai concetti di ‘natura’, ‘arte’, ‘imitazione’ e ‘selezione’;
- indagine su alcuni peculiari generi letterari particolarmente frequentati per le riflessioni di tipo artistico (biografie, dialoghi, trattati, orazioni, ma anche opere in versi);
- attenzione a specifici letterati e opere (Pino, Varchi, Dolce, Vasari, Gilio, Comanini, Agucchi, Baglione, Bellori, Malvasia);
- studio delle modalità ecfrastiche che gli scrittori d’arte utilizzano nel momento in cui decidono di descrivere la ‘natura’.
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NATURA E PSICHE: DALLA LETTERATURA E DALLE TEORIE LETTERARIE ALLA PRATICA DEL BENESSERE MENTALE
Proponenti:
Loreta de Stasio (Università dei Paesi Baschi): loreta.destasio@ehu.eus
Rossella Palmieri (Università di Foggia): rossella.palmieri@unifg.it
- Si indaga il rapporto che alcuni saggisti e romanzieri del XX e del XXI sec. hanno instaurato con la natura, per lo più concepita come salvifica, come aiuto in un contesto di crisi delle certezze del Positivismo, di 'languore' postmoderno, di “morte di Dio”, di capitalismo e consumismo, di manuali di auto-aiuto. I contributi di studio contemplano la possibilità che questi temi non escludano riferimenti a internet, al cinema, alla TV.
- Si scandaglia, altresì, il modo in cui certe teorie letterarie riflettono su questo fenomeno.
- Questa tendenza, attualmente, si manifesta in conformità con le più attuali linee di ricerca psico-evolutive, secondo le quali la natura contribuisce allo sviluppo di una psiche sana.
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PAESAGGIO E SALVAGUARDIA DEI BENI CULTURALI NELLA POESIA E NEGLI SCRITTI DI GIUSEPPE UNGARETTI
Proponente:
Silvia Zoppi Garampi (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa – Napoli) silvia.zoppi@unisob.na.it
Nella poetica di Ungaretti (1888-1970) il paesaggio è una presenza costante. Lo spazio in continuo rapporto con la dimensione antropica e letteraria così come la storicizzazione della natura sono aspetti che nel poeta attraversano la valenza del mito e l’illusoria aspirazione all’universale.
La ricerca dell’ immagine prima, di cui diviene emblema il deserto, percorre gli elementi naturali del Carso, l’esperienza estetica di Roma, l’ἐποχή brasiliana, il mondo aniconico e rarefatto nella luce delle ultime raccolte fino all’ariostesco allunaggio televisivo.
In parallelo Ungaretti, sia con articoli pubblicati durante il ventennio, sia ‒ nell’Italia repubblicana ‒ come presidente del Comitato delle attività culturali dell’Unesco e presidente della Società europea di cultura (dopo esserne stato tra i fondatori), mostra sensibilità, visione e capacità organizzative per la tutela dei beni artistici e ambientali.
Il panel accoglierà contributi originali che approfondiscano o indaghino gli aspetti appena riassunti dell’opera letteraria e del ruolo culturale del poeta.
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LE RAPPRESENTAZIONI DEL PAESAGGIO TRA NATURA E MODERNITÀ NELLA LETTERATURA DI VIAGGIO DALL’OTTOCENTO AL XXI SECOLO
Proponenti:
Leal Rivas Natasha (lealrivas@unina.it)
Castellitti Annalisa (annalisa.castellitti@unina.it)
Discussant: Pasquale Sabbatino
Il panel mira a contestualizzare in un orizzonte plurilinguistico e multiculturale i volti del paesaggio, inteso come scenario fisico abitato dall’uomo e come spazio interiore che riflette lo sguardo di un individuo o di una collettività sul mondo circostante. Attraverso le forme della narrazione, che spaziano dalla letteratura di viaggio al reportage, dal cinema alla fiction televisiva, si intende analizzare le interpretazioni della natura, al fine di focalizzare l’attenzione sui vantaggi o i lati oscuri dei mutamenti del paesaggio per mano dell’uomo, in particolare dall’Ottocento ai nostri giorni. In linea con queste riflessioni, il panel sviluppa gli assi della consapevolezza ambientale, dello sviluppo del patrimonio culturale materiale e immateriale, dell’educazione letteraria e linguistica del cittadino del XXI secolo per affrontare le sfide derivanti dalla crisi ecologica e per promuovere un nuovo valore della cultura del viaggio in Italia e in Europa.
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LA MEMORIA DELL’ACQUA. PAESAGGI MARINI E NON SOLO (1300-1500). APPROCCI GEOCRITICI E GEOPOLITICI.
Roberta Morosini, Università di Napoli L’Orientale rmorosini@unior.it
La proposta di un panel sui paesaggi acquorei, fiumi, laghi, mari, nasce dal Dizionario geografico di Boccaccio, il De montibus e da studi sul Mediterraneo di Dante, Petrarca e Boccaccio. Lo scopo del panel è la rappresentazione artistica del mare, dei fiumi, dei laghi, e della “memoria dell’acqua” in chiave antroponimica e geocritica. Che cosa racconta il mare, cosa raccontano i fiumi?
L’idea è di avviare la discussione intorno a problemi affrontati dai Mediterranean Studies, e in generale dalla geocritica, in una chiave geopolitica, per ripensare il ruolo strutturale dell’acqua e dei paesaggi acquorei nella letteratura dei secoli XIV-XVI, sia con l’avvento dei portolani e l’incrementare del commercio nel Mediterraneo, sia con la navigazione verso le terre del Nuovo Mondo, ai fini di intercettare il ruolo dell’elemento acquoreo nella rappresentazione dell’ ‘altro’ e dell’altrove’ .
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DELLA NATURA FRA CINQUE E SEICENTO.
DAL TESTO ALLA SCENA, DALLA LIRICA ALLE FORME TEATRAL-MUSICALI.
Proponenti:
Federico Della Corte (Università eCampus) federico.dellacorte@uniecampus.it
Carolina Patierno (Sorbonne Université-Università di Padova) patierno.carol@gmail.com
Discussant: Roberto Puggioni (Università di Cagliari); Elisabetta Selmi (Università di Padova)
Il panel intende affrontare da una prospettiva multidisciplinare che tenga conto delle implicazioni ideologiche, filosofiche, politico-civili, le modalità di rappresentazione della Natura nei testi della tradizione teatral-musicale dal XVI al XVII secolo (opera pastorale, dramma per musica, oratorio…) e nel madrigale cinque-seicentesco. Già nell’Orfeo di Poliziano la presenza musicale - desunta da forme metrico-poetiche perfettamente musicabili (strambotto, canzona in forma di ballata piccola, canto carnascialesco) - si prestava alla caratterizzazione psicologico-emotiva di talune situazioni ambientali di grande pregnanza narrativa. Ma è soprattutto a partire dal Cinquecento, quando il ruolo della musica, dalle riflessioni teoriche dei tragici cinquecenteschi e dalle discussioni della camerata bardiana si concreta nelle forme intermediali delle scene fiorentine e nelle prove del “tuttocantato”, che i nuovi generi teatral-musicali come grandi palcoscenici del Mondo ridisegnano nuovi orizzonti ideologico-culturali di paesaggi e scene naturali.
In particolare, il panel intende sviluppare la riflessione sulle numerose modalità di drammatizzazione del paesaggio fra cui: le interpretazioni allegoriche di paesaggi/scene naturali in chiave attualizzante; i modi della rifunzionalizzazione di temi naturali attinti dal serbatoio dell’epica e della tragedia cinquecentesca; il rapporto fra rappresentazione degli affetti e descrizione della natura.
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VERSO L'IGNOTO, ATTRAVERSO L'ALTROVE
ODEPORICA, DISTOPIA, ECO-CRITICA E RIVISITAZIONE DEL PAESAGGIO
Proponenti:
Stefano Pifferi - s_pifferi@unitus.it
Carlo Serafini carlo.serafini@unitus.it
Le distopie, come altre forme particolari di “narrativa di genere”, hanno trovato storicamente poca considerazione e molte difficoltà di accettazione nella letteratura ufficiale, ma questo non ha impedito l’emergere di scritture che fondendo ambiti apparentemente distanti come l’odeporica e l’eco-critica possano leggere il presente in chiave futura. Come delle cassandre che da moniti per il futuro sono divenute tristemente quasi cronache del presente, una serie di testi narrativi ha iniziato a indagare come la “funzione McCarthy” (D. Comberiati, Il mondo che verrà, Mimesis, 2021) possa contribuire a una lettura critica della natura durante l’antropocene, mettendo in evidenza una serie di discrepanze e di dinamiche che affondano le radici in Calvino come nella “mutazione antropologica” di Pasolini, in certe rivendicazioni “militanti” di Paolo Volponi o nell’ambientalismo ante-litteram di Carlo Cassola. Il presente panel vorrebbe riflettere sulle più recenti ibridazioni tematiche finalizzate a indagare problematiche di stretta attualità come il rapporto tra uomo e natura, le emergenze climatiche, la necessità di una mutazione di paradigma nelle società contemporanee.
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VALORIZZAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI LUOGHI DELLA LETTERATURA ITALIANA
Proponente: Florinda Nardi (Università degli studi di Roma “Tor Vergata”) florinda.nardi@uniroma2.it
Letteratura e geografia sono discipline in dialogo da secoli e sempre più, di recente, si avvalgono l’una degli strumenti dell’altra. La letteratura non può fare a meno della contestualizzazione geografica: il paesaggio, l’ambiente, i luoghi formano il carattere di una persona come di un personaggio e spesso costituiscono il modo migliore per dare spessore a una personalità o a un’emozione. Al tempo stesso, la geografia ha scoperto nella letteratura una preziosa fonte di documentazione “un percorso di analisi umanistico-culturale che rivaluta la testimonianza letteraria per individuare l'essenza del quotidiano ‘ciò che di solito andato per scontato’” (De Fanis, Geografie letterarie, Meltemi 2001). Come detto dal Marco Polo di Calvino a Kublai Kan “non si deve mai confondere la città con il discorso che la descrive” anche perché, si potrebbe aggiungere, quel discorso, la sua narrazione, può cambiare la visione della città fino a trasformarla.
Si ritiene che la letteratura nella sua capacità di descrivere e rappresentare la realtà, abbia anche la capacità di interpretarla e il potere persino di trasformarla.
Nell’era dell’Antropocene in cui l’uomo ha condizionato l’ambiente terrestre in tutte le sue caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, la letteratura con la sua capacità di incidere sull’immaginario può assumere un potere trasformativo non secondario.
Si intendono qui raccogliere proposte di indagini su quella letteratura italiana che, consapevolmente o meno, ha tratto da luoghi reali contestualizzazioni utili per i propri personaggi e le loro azioni, restituendo però a quei luoghi e al territorio a cui appartengono uno sguardo nuovo e finanche un ritorno turistico o un cambiamento sociale. Si pensi alle descrizioni della campagna romana prima e dopo il Grand Tour, ai luoghi della letteratura di Camilleri come di Ferrante oggetto di veri e propri pellegrinaggi turistici, ma si pensi anche alla risemantizzazione dei quei luoghi di Roma testimoni di un passato colonialista dell’Italia in Roma negata di Igiaba Scego.
Molti sono gli autori e le autrici della letteratura italiana, e non solo contemporanea, che nelle loro narrazioni hanno utilizzato geografie reali e dato loro nuovo significato. Si vogliono qui rintracciare queste testimonianze letterarie e le varie modalità con le quali hanno inciso nella valorizzazione e la trasformazione dei luoghi e dei territori che ‘interpretano’.
Cena sociale
Quest’anno la cena sociale dell’Adi-Associazione degli Italianisti si terrà il 15 settembre alle ore 21.00 nella prestigiosa sede del Palazzo Caracciolo (https://www.palazzocaracciolo.com), nel cuore di Napoli, di fronte alla splendida chiesa angioina di San Giovanni a Carbonara.
Il costo per la partecipazione è stato fissato a € 60 per i Soci e € 50 per gli Associati; costi più elevati del solito, ma purtroppo ormai consueti per grandi eventi del periodo postpandemico in tutte le città turistiche.
Per iscriversi, si deve spedire, entro il 10 giugno 2023, una mail al seguente indirizzo: adicenasociale2023@gmail.com, indicando nome, cognome, titolo (socio o associato) e un numero di cellulare al quale essere eventualmente contattati.
Tutti coloro che avranno inviato una mail saranno contattati il 12 giugno con le indicazioni per il pagamento che dovrà essere effettuato entro e non oltre il 30 giugno 2023. Coloro che non avranno pagato entro quella data decadranno purtroppo dalla prenotazione.
I posti sono limitati (meno di 200), destinati in parte ai soci, in parte agli associati.
È pertanto consigliabile inviare la mail di prenotazione al più presto.
Invitiamo a versare quanto prima la quota annuale di iscrizione all'Associazione e comunque non oltre il 3 settembre 2023. Ricordiamo a tutti i relatori e ai coordinatori dei panel delle sessioni parallele che l'inserimento del nominativo nel programma definitivo del Congresso è subordinato all'avvenuta regolarizzazione del versamento della quota di iscrizione (Soci: 50 euro; Associati: 25 euro) tramite bonifico bancario al Conto Corrente dell'Associazione degli Italianisti - IBAN: IT61 N030 6904 01310000 0060 997. Per le istruzioni sulle modalità di iscrizione all'associazione, vi invitiamo a visitare il nostro sito.