Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella Letteratura italiana

Palermo 2024

Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella Letteratura italiana
Palermo, 12-14 settembre 2024
Università degli Studi di Palermo

Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella Letteratura italiana

XXVII Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti

Il XXVII Congresso Nazionale dell’AdI deve la scelta del titolo, Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella letteratura italiana, al luogo che lo ospiterà: Palermo, tra la Sicilia e il Mediterraneo, un crocevia di popoli, un bacino di scambi, incroci e traiettorie molteplici fra culture differenti. Da terra di incontro-scontro con i popoli musulmani e d’Oriente a meta reale e simbolica dei viaggi del Grand Tour, da periferia culturale a centro di elaborazione di processi storici cruciali, Palermo, la Sicilia e il Meridione assumono nella modernità una doppia funzione: sono uno spazio immaginario, archetipo di un mondo arcaico, legato a tradizioni millenarie e nello stesso tempo sono anche la sede privilegiata di trasformazioni che interrogano le contraddizioni profonde insite nei processi di modernizzazione e di unità nazionale, con uno sguardo all’Europa, tra Oriente e Occidente, all’Asia minore, all’Africa settentrionale.

Le tre giornate di studio puntano a far riflettere sui molteplici significati di Mediterraneo: una realtà al centro di viaggi, attraversamenti e paesaggi, animata da una pluralità di apporti culturali e raccontata in modi diversi; un dispositivo letterario che attiva molti livelli di significato e favorisce un dialogo ininterrotto con le tradizioni e nello stesso tempo suscita sconfinamenti, ibridazioni, incontri di voci; infine uno spazio simbolico altamente evocativo dell’immaginario letterario presente nella tradizione italiana e in tante culture di paesi che si affacciano sulle sue rive. Si potranno indagare i modi con cui il Mediterraneo è stato raccontato e vissuto nel corso del tempo e su come tale spazio abbia modellato le forme letterarie e i linguaggi della comunicazione in ogni epoca. Non si trascureranno, poi, i casi di incroci, contaminazioni, scambi, attraversamenti, nelle forme, negli statuti, nei codici dei testi letterari, né saranno ignorate altre forme di riconfigurazione degli spazi e di ridefinizione delle traiettorie che riguardano i campi della ricerca dell’italianistica.

Informazioni logistiche

Per informazioni sulle sedi e sulle strutture convenzionate, scarica il documento.


Adesione ai panel

Soci e Associati dell’ADI, regolarmente iscritti per il 2024, possono presentare una proposta di comunicazione entro il 19 maggio all’indirizzo di posta elettronica dei proponenti del panel e in copia all’indirizzo della segreteria organizzativa del Congresso (congressoadi2024@gmail.com). Ogni proposta deve essere accompagnata da un abstract (massimo 1000 caratteri, spazi inclusi) e una breve nota biografica (massimo 500 caratteri, spazi inclusi). Nell’abstract dovrà essere indicato chiaramente il panel a cui si intende partecipare e la sua eventuale sezione, insieme a nome e cognome, istituzione di afferenza e titolo dell’intervento proposto.
I panel avranno una durata massima di novanta minuti e potranno accogliere, indicativamente, un massimo di sei relazioni da quindici minuti. Sulla base delle proposte pervenute, ci riserviamo di accogliere un numero maggiore di relatori. Ogni panel ha a disposizione lo spazio per un discussant: soltanto i panel doppi e quelli più numerosi potranno coinvolgerne due.

Lista dei panel approvati

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1. RIPENSARE «LE ORIGINI»: POESIA OLTRE I CONFINI NELLA SICILIA MEDIEVALE

Proponente:
Alessia Carrai alessia.carrai@unipd.it
Progetto ERC «SIQILLIYA - Debunking Eurocentric Literary History: Poetry Across Borders in Medieval Sicily» (PI: Prof. Nicola Carpentieri)

Per decenni, gli studi sulla nascita della lirica italiana si sono concentrati sulle relazioni intertestuali tra la poesia della cosiddetta Scuola Siciliana e le coeve letterature romanze, con particolare attenzione all’area occitana. Pur avendo evidenziato le numerose sovrapposizioni tra le diverse tradizioni europee in lingua volgare, tale approccio ha spesso trascurato la complessità linguistica e culturale del Regno di Sicilia e, di conseguenza, l’influenza che la poesia araba, ebraica, bizantina e latina possono aver avuto sulla nascita della lirica italiana.
Lo scopo di questo panel è quello di riflettere sulle complesse e ancora poco esplorate interazioni tra le molteplici tradizioni poetiche che fiorirono in Sicilia tra il X e il XIII secolo. Studiando la lirica siciliana medievale da diverse aree di competenza, ci proponiamo di superare barriere linguistiche e disciplinari e di fornire nuove prospettive sulle connessioni sociali, culturali e letterarie tra la poesia della Scuola Siciliana e la realtà multilingue e multiculturale del Regno di Sicilia.

2. L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI: INTRECCI E IBRIDAZIONI FRA OCCIDENTE E ORIENTE

Proponenti:
Lavinia Spalanca lavinia.spalanca@unipa.it
Roberto Deidier roberto.deidier@unipa.it

Discussant:
Valerio Cappozzo

Sogno e letteratura intrattengono, sin dall’antichità, un rapporto assai fecondo. Caratteristica di entrambi i linguaggi è la capacità di metaforizzare il reale, in una dialettica costante fra ordinario e straordinario, razionale e irrazionale. L’attività onirica e il discorso letterario condividono inoltre l’attitudine al racconto, e l’interpretazione del sogno – intesa quale abilità di portare alla luce le profondità dell’inconscio – si configura come una vera e propria “arte”, dalle forti implicazioni simboliche. Obiettivo del presente panel è quello di esplorare l’immaginario onirico e oniromantico medievale a partire dall’influsso esercitato sui nostri scrittori dalla cultura greca e islamica, lungo le rotte mediterranee: si pensi alle categorie oniriche di Artemidoro di Daldi, il cui trattato sull’arte divinatoria, complice la mediazione di Macrobio, funge da stimolo all’invenzione narrativa del Boccaccio; o agli incroci fra il Libro dei sogni di Achmet e il cosiddetto Somniale Danielis, il dizionario medievale dei sogni la cui fortuna arriva sino al Rinascimento. Prendendo le mosse dagli intrecci e dalle contaminazioni fra Occidente cristiano e Oriente islamico, ci si propone dunque di indagare le potenzialità narrative connesse all’avventura onirica, serbatoio inesauribile di temi e forme in virtù della vena creativa e transformativa del sogno.
La dimensione estetica s’incrocia altresì a quella etica, quest’ultima incarnata dalla figura dell’oniromante - mediatore fra lo spazio luminoso della veglia e quello misterioso delle tenebre - che scioglie la complessità metamorfica del sogno in un atto ermeneutico funzionale a renderla comprensibile. Agli occhi dell’interprete il linguaggio onirico, solo in apparenza disarticolato, rivela infatti i suoi significati cifrati, le catene associative, le verità nascoste “sotto il velame”. Altro obiettivo del panel è quello di ripercorrere il rapporto fra “sogno” e “visione” nella cultura medievale a partire dal confronto fra l’escatologia cristiana e quella arabo-islamica, all’insegna del proficuo scambio fra astrologia e divinazione, mantica e religiosità: indagando alcuni nuclei concettuali quali l’interazione fra “visio” e “revelatio” o la dimensione del “sogno nel sogno”, è possibile infatti cogliere l’essenza tematica e strutturale di un genere di larga fortuna quale il poema allegorico-visionario, o individuare l’evoluzione, nello spazio e nel tempo, della tradizione del sogno oracolare. Dal valore divinatorio dell’esperienza onirica quale appannaggio di una ristretta élite religiosa, si trascorre infatti all’impiego del sogno quale espediente stilistico per l’anticipazione degli elementi narrativi, in una sorta di “profezia” metaletteraria.
L’indagine sul sogno diventa così un nuovo modo di integrare – secondo la lezione di Le Goff – ricerca storica e analisi della psicologia collettiva e del folklore, ma anche lo strumento ideale per fare interagire la prospettiva letteraria con quella antropogeografica, ripercorrendo da questa specola privilegiata gli innumerevoli incroci e ibridazioni fra culture, linguaggi e forme espressive veicolati da scambi e migrazioni lungo le rotte del Mediterraneo.

3. MIGRAZIONI FRA IL CENTRO E I MARGINI

Proponenti:
Loredana Chines loredana.chines@unibo.it
Pasquale Sabbatino pasabbat@unina.it
Gruppo di Ricerca ADI “Medioevo”

Tra il testo e i margini, e fra il testo e gli apparati "para" e "peri" testuali si instaura sempre un rapporto dinamico e dialogico che si configura come una migrazione di senso che risiede nella "responsabilità" del lettore, dell'interprete, dell'esegeta, dell'editore: nei margini dei volumi o negli spazi intorno al testo si concentra, in prospettiva diacronica, uno luogo dialogico/organizzativo/contestativo che fa interagire il testo con postille, annotazioni, segni di attenzione, oppure con corredi esegetici verbali o figurativi eterodiretti (rivolti a un pubblico di fruitori) o autodiretti (rivolti a orientare la memoria personale di un lettore, interagendo con la sua peculiare fisionomia culturale).
Su questo tema si possono organizzare interventi relativi a:

  • postillati d'autore; postillati "di scuola";
  • corredi esegetici ai classici e agli autori volgari;
  • forme, valori e funzioni del commento figurativo;
  • indici e organizzazione dei saperi: l'uso "enciclopedico" degli autori (le opere e gli autori che ricevono dalla formulazione degli indici "migrazioni" di senso).
4. LIBRI E LETTORI NELLA FIRENZE DI DANTE

Proponente:
Sonia Gentili sonia.gentili@uniroma1.it

Negli ultimi anni le ricerche sulla formazione di Dante e sui contesti culturali e librari con cui è potenzialmente entrato in contatto a Firenze prima dell’esilio (in particolare quelli degli Studia conventuali di Firenze, cioè quello francescano di S. Croce, quello domenicano di S. Maria Novella e quello agostiniano di Santo Spirito), unici luoghi di conservazione libraria e di educazione oltre al magistero di singoli privati come Brunetto Latini, visto che l’università sorse in città solo nel 1321, hanno registrato un notevole avanzamento.
Tra queste istituzioni i dati storici riconducibili a Dante privilegiano sinora Santa Croce, l’unico tra gli studia cittadini per il quale è documentato un legame familiare con Dante suo nipote Bernardo Riccomanni (figlio della sorella Tana), forse da identificare con l’ecclesiastico nipote del poeta destinatario dell’epistola XII, fu frate in S. Croce almeno dal 1297 (Codice diplomatico dantesco, doc. 82) - proprio gli anni dello studio dantesco «presso le scuole dei filosofanti» menzionati nel Convivio - e lo era ancora nel 1341 (Codice diplomatico dantesco, doc. 275).
Scopo del panel sarà approfondire lo studio dei manoscritti del fondo antico di Sante Croce cui è stato dedicato un recente catalogo ma anche ampliare la ricerca alle altre desi di studio e conservazione libraria della Firenze medievale.

5. IBRIDAZIONE NEI CODICI, NEI GENERI E NEI LINGUAGGI DELLA COMMEDIA DI DANTE

Proponenti:
Federica Maria Giallombardo
Serena Malatesta serena.malatesta@phd.unipd.it
Beatrice Mosca

La Commedia può essere considerata crocevia di indagine filologica e storica, in cui il testo e il paratesto si intrecciano in un continuo rapporto di incontro e contaminazione. Allo stesso tempo, il significato intrinseco dell’opera rompe le direttrici di tempo e spazio, superando i confini dei generi e dei linguaggi, muovendosi oltre i limiti geografici. Il dialogo ininterrotto tra tradizioni differenti rivela affinità e contraddizioni che ancora oggi rendono la Commedia un testo denso di significati e ricco di sfide per le discipline che lo studiano e i lettori che ne fruiscono.
Il panel proposto si articolerà in due sezioni:

I. Ibridazione nei codici della Commedia di Dante, dove il focus si concentrerà sull’ibridazione nei codici della Commedia, esplorerà i processi di contaminazione e interpolazione che testimoniano il dialogo continuo tra diverse tradizioni testuali;

II. Ibridazione dei linguaggi e dei generi nella ricezione e nella fortuna della Commedia di Dante, dove l’obiettivo sarà esaminare le trasformazioni linguistiche e formali dell’opera, attraverso la sua ricezione culturale e popolare nel corso dei secoli con adattamenti e riprese in forme d’arte e generi letterari differenti.

Attraverso l’esplorazione di casi di contaminazione e ibridazione nei codici, nei linguaggi e nei generi, il panel vuole offrire una panoramica sullo stato dell’arte di questi temi relativo alla Commedia e stimolare il dibattito sulla sua multiforme ricezione e fortuna, mettendo così in luce l’incessante vitalità della Commedia nel panorama culturale europeo e non solo.

6. DANTE, PETRARCA E BOCCACCIO E L’EREDITÀ GRECO-ARABA: ROTTE CULTURALI ATTRAVERSO IL MEDITERRANEO TRA MEDIOEVO ED ETÀ UMANISTICA

Proponenti:
Leyla M.G. Livraghi leyla.livraghi@unipi.it
Pasquale Sabbatino pasabbat@unina.it
Gruppo di Ricerca ADI “Dante”
Gruppo di Ricerca ADI “Medioevo”

Il bacino del Mediterraneo, terreno di fertili scambi culturali durante l’età antica, riprese lentamente a esercitare questo fondamentale ruolo nella fase di trapasso dal Medioevo all’età moderna. La cultura greco-araba restituì all’Europa Aristotele, e in seguito la Magna Grecia e l’impero bizantino riaprirono all’occidente la conoscenza del greco. Tuttavia, una lunga tradizione indiretta, in lingua latina, aveva permesso che il legame tra l’Europa cristiana e il suo passato classico non venisse del tutto spezzato. Così un uomo del Medioevo com’è considerato Dante poteva giungere a conoscere, oltre che la grande letteratura latina, i primi scampoli della poesia omerica, tanto che il suo commentatore Benvenuto da Imola si dichiarava certo che la rappresentazione dell’Ulisse dantesco avesse attinto da Omero. Naturalmente tale conoscenza da parte di Dante è del tutto indiretta, mediata da opere tardo-antiche o da loro successivi innesti in opere medievali poco approfondite, di natura compilatoria ed enciclopedica, ma soprattutto da un’altra tipologia di testi che richiede ulteriori scavi critici, cioè i commenti ai grandi poemi epici classici, primo fra tutti il commento di Servio all’Eneide (in cui infatti non mancano i riferimenti a Omero). In seguito Petrarca e Boccaccio ebbero accesso diretto a Omero, che lessero nell’incerta traduzione di Leonzio Pilato e di cui forse si fecero promotori presso altri pre-umanisti, come il già citato Benvenuto da Imola. A partire da quel momento, il desiderio di approfondire sempre di più la cultura antica, in particolare quella di lingua greca, generò il fermento della prima, eroica età umanistica. Il bacino del Mediterraneo, con il suo ribollire di culture, ancor prima di permettere l’effettiva circolazione dei testi e delle idee, esercitava una fascinazione profonda, un bisogno viscerale di conoscere le radici della cultura europea e di riappropriarsene. Viene in mente ancora l’Ulisse dantesco, ma anche due altri testi, per certi versi opposti, che ugualmente immortalano l’attrazione magnetica esercitata dalle rotte mediterranee: la novella di Alatiel di Boccaccio e l’Itinerario in Terrasanta di Petrarca. Questo panel, nato dalla collaborazione del gruppo Dante e del gruppo Medioevo, intende approfondire tutti questi multiformi aspetti delle rotte culturali che attraversarono il “mare nostrum” nel tardo Medioevo e nella prima età umanistica, con particolare attenzione alla letteratura greca e alla filosofia greco-araba, ma anche ai percorsi ideali e simboli, e soprattutto alle modalità in cui il mondo greco riuscì a penetrare già nell’opera dantesca.

7. PETRARCA E IL MEDITERRANEO

Proponenti:
Laurent Baggioni laurent.baggioni@sorbonne-nouvelle.fr
Bernhard Huss huss@zedat.fu-berlin.de
Luca Marcozzi luca.marcozzi@uniroma3.it
Paolo Rigo paolo.rigo@uniroma3.it

Discussant:
Luca Marcozzi

Il Mediteranno rappresenta per Petrarca un polo culturale complesso. Non solo due sue opere – l’Africa e l’Itinerarium – vi sono ambientate; ma il Mediterraneo emerge nelle corrispondenze come un nodo di scambio, di interazioni e di passaggi culturali, disegnando uno spazio letterario e non che si estende su un piano ideale dal porto di Marsiglia fino alla Grecia e alla Terrasanta (ricostituendo con le coste del Nordafrica evocate nel poema l’ideale unità dell’antico mare nostrum). Obiettivo del panel è dunque di indagare la rappresentazione reale e immaginaria di questa dimensione, in ottica sia letteraria sia storica, con particolare attenzione da un lato alla creazione letteraria e alle peculiarità proprie di ogni opera, dall’altro alla circolazione di manoscritti e di idee.

8. TRADUZIONI IN MOVIMENTO DALL’ITALIA ALLA FRANCIA, E RITORNO. RETI LINGUISTICHE E MATERIALI NEL LUNGO MEDIOEVO OCCIDENTALE

Proponenti:
Valeria Russo russo.valeria19@gmail.com
Luca Lombardo luca.lombardo@unibg.it

Se nel Duecento la circolazione di testi tra l’Italia e la Francia è promossa principalmente dai maggiori ambienti di corte, il fiorire degli scriptoria urbani a cavaliere fra Due e Trecento, in Piccardia come in Veneto, a Firenze come a Parigi, favorisce l’importazione e l’esportazione di nuove opere letterarie. Tale fenomeno è favorito dal potenziamento di relazioni politiche e rotte commerciali (si vedano gli emblematici esempi di Pisa, Genova e Venezia), che fanno del Mediterraneo un nuovo “centro di cultura” immateriale, sintetico, transnazionale e multilinguistico, snodo principale di reti letterarie che caratterizzeranno tutto il tardo Medioevo occidentale. Si moltiplicano, sin dal tardo XIII e dal primo XIV secolo, le traduzioni delle auctoritates latine, tra cui spiccano quelle di Cicerone, Ovidio, Tito Livio, Valerio Massimo, Virgilio: tali traduzioni, allestite in parte sulla base dei modelli latini, costituiscono talvolta il prodotto di una “traduzione secondaria”, che procede direttamente dai volgari italiani ai dialetti d’oïl e viceversa.
Questo panel si propone di investigare le conseguenze linguistiche, stilistiche e materiali che sono frutto di tale scambio durante il preumanesimo italiano e il “lungo Medioevo” d’Oltralpe. Si intende dunque delineare come il Mediterraneo abbia favorito la circolazione di tali traduzioni e da quali vettori politici, commerciali e culturali esse siano state sospinte. Gli interventi si concentreranno sulle “traduzioni secondarie” di classici, realizzate in volgare italiano e circolate nello spazio francofono (continentale e d’oltremare) e viceversa. Per determinare gli effetti di tale ibridazione, saranno esaminati nel dettaglio i caratteri linguistici delle traduzioni secondarie, come il calco lessicale effetto della copia, quindi la presenza strutturale di francesismi e italianismi, ma anche i calchi morfo-sintattici e sintattici propri della prosa dell’una e dell’altra lingua; saranno identificate le peculiarità paratestuali e materiali di tali traduzioni, come la mise en page, il trattamento della glossa, la decorazione dei codici e l’assemblaggio dei testi all’interno del manoscritto; costituiranno oggetto d’indagine i fenomeni di scarto tra il preumanesimo italiano e il “tardo Medioevo” francese, rilevabili in tali traduzioni, e le implicazioni culturali di tali rapporti nel paradigma intellettuale dei traduttori e dei lettori; il panel accoglierà, infine, contributi che mostrino l’espandersi di traduzioni in volgare e l’incorporazione dei classici tradotti in compilazioni (quali le cronache cittadine e universali) ed in grandi opere medievali come i trattati, le enciclopedie e i florilegi, con un interesse precipuo per la materia poetico-retorica e per quella filosofico-morale.

9. PAREVANO DI COLORO CHE PIOVONO NELLO ‘NFERNO: L’IMMAGINE DEL “SARACENO” NEGLI SCRITTI DI VIAGGIO TRA XI E XV SECOLO

Proponenti:
Francesco Donato francesco.donato@unica.it
Angelo Raffaele Caliendo angeloraffaele.caliendo@unina.it

Il Mediterraneo, «figura di un dilemma complesso» (GIRARDI R. 2012: IX), è da sempre stato teatro dell’incontro tra civiltà, caratterizzato da due opposte spinte: da un lato la chiusura tipica dello spirito di frontiera e della paura dell’ignoto, dall’altro il desiderio di scoperta, di fiducia verso l’estraneo e apertura a realtà sconosciute. In tale scenario si è sviluppato sin dal Medioevo il confronto tra il mondo occidentale e quello orientale, in particolare tra l’occidente cristiano e l’oriente musulmano. Numerosi testi letterari di autori italiani hanno toccato la questione con sensibilità più o meno diverse: se Dante nella Commedia condanna fermamente la religione islamica dannando Maometto tra gli scismatici, differente atteggiamento è mostrato dal Boccaccio nel Decameron (si pensi alla novella I, 3 su Melchisedec), con una maggiore apertura verso il mondo islamico. Tuttavia, non solo letterati si sono interrogati e hanno raccontato il confronto tra questi due mondi: numerosi viaggiatori italiani in quegli stessi anni ebbero modo di visitare la Terrasanta. Se la rappresentazione letteraria rielabora infatti una prospettiva più o meno condivisa, le testimonianze dirette possono rivelare in maniera genuina il retroterra culturale del fenomeno. Di questi viaggi, talvolta tanto avventurosi quanto spaventosi, essi ci hanno lasciato numerose testimonianze sottoforma di diari o resoconti. Sono uomini di differente estrazione sociale, si pensi a frate Niccolò da Poggibonsi, il cui Libro d’Oltramare è tra i resoconti più suggestivi sull’argomento, o frate Mariano da Siena; oppure a membri dell’oligarchia fiorentina come Lionardo Frescobaldi. Nei loro testi emerge la difficoltà del mondo occidentale nel comprendere una realtà completamente diversa: «L’arabo (o, capovolte le parti, il cristiano) è visto come un essere diverso, cellula di un universo enigmatico che non si è in grado – e, comunque, non si vuole neppur tentare – di comprendere, “infedele” in materia di religione, dagli usi e dai costumi assurdamente ridicoli o abietti» (LANZA – TRONCARELLI 1990: V).
Il panel si propone di interrogare tutte le testimonianze dirette di viaggiatori italiani recatisi in Oriente e in particolare in Terrasanta, al fine di meglio approfondire le modalità con cui il mondo occidentale ha cercato di confrontarsi con il mondo islamico, nella possibilità di cogliere anche eventuali aperture da parte del mondo cristiano. Come estremi cronologici per l’indagine sono state scelte due date simboliche: l’inizio delle Crociate, nel 1096, e la presa di Costantinopoli, nel 1453.

10. IL TEATRO DELLE CONTAMINAZIONI: INCONTRI, VIAGGI E INTERSEZIONI

Proponenti:
Maria Cristina Figorilli cristina.figorilli@unical.it
Valeria Merola valeria.merola@univaq.it
Gruppo di Ricerca ADI “Letteratura e Teatro”

Discussant:
Francesco Minervini francescosaverio.minervini@unifg.it

Il panel propone una riflessione sulle diverse pratiche della contaminazione nella produzione teatrale tra il XVI e il XVIII secolo. In questa sede si prenderà in considerazione sia la contaminazione tra i generi letterari (dalla novella, alla cronachistica, alla storiografia, ecc.), ravvisabile in termini di riscrittura, di riutilizzo di personaggi o situazioni, di spie lessicali o tessere contenutistiche, sia la contaminazione come intersezione con categorie quali politica, morale e filosofia che fanno la loro comparsa sulla scena teatrale per dar voce alle riflessioni autoriali in materia. Lo spazio teatrale accoglie generosamente tali spunti, riconsegnandoli in una veste rinnovata: a titolo esemplificativo, se nella commedia si colgono vene satiriche dal sapore storico (si pensi a inserti come la polemica antispagnola, molto diffusa nelle commedie della prima metà del Cinquecento), nella tragedia irrompe l’intreccio novellistico. Il risultato è un felice sodalizio tra elementi provenienti da disparate esperienze di scrittura, che nel teatro trovano uno spazio privilegiato per una nuova declinazione.
Sulla base degli spunti proposti, verranno accolte le proposte di intervento su casistiche e modalità di contaminazione o intersezione di generi presenti nel panorama teatrale tra XVI e XVIII secolo.

11. POETI E LETTERATI IN VIAGGIO NEL CINQUECENTO: TRAIETTORIE, SCAMBI, INCONTRI FRA NORD E SUD, CENTRO E PERIFERIA

Proponente:
Maria Chiara Tarsi mariachiara.tarsi@unicatt.it

Lungo tutto il Cinquecento scrittori e poeti sono stati in movimento: spostamenti e viaggi più o meno lunghi, compiuti per le motivazioni più diverse (e spesso in qualità di ‘segretari’ e, diremmo oggi, ‘diplomatici’ a vario titolo), li hanno portati ad attraversare non solo la penisola italiana, ma anche il Mediterraneo, seguendo molteplici traiettorie. Al di là dell’importanza per le singole vicende biografiche, tali attraversamenti hanno rappresentato preziose occasioni di contatto e di incontro e hanno innescato profonde trasformazioni: ne sono infatti derivati scambi, reti, intrecci, collaborazioni, contaminazioni, come anche scontri e tensioni, che hanno favorito il passaggio (non sempre pacifico) di modelli culturali fra Nord e Sud, centro e periferia.
Saranno accolte proposte di intervento che mettano a tema i viaggi dei letterati secondo questa prospettiva, indagando il ruolo che durante il Cinquecento essi svolsero nell’irradiazione di paradigmi culturali. Le proposte vanno inviate alla proponente e in copia all’indirizzo della segreteria organizzativa del Congresso. Ogni proposta deve essere accompagnata da un abstract (massimo 1.000 caratteri, spazi compresi) e una breve nota biografica (massimo 500 caratteri, spazi compresi). Nell’abstract dovrà essere indicato chiaramente: il panel a cui si intende partecipare; nome e cognome, con l’istituzione di afferenza; titolo dell’intervento proposto.

12. ATENA ALTRA E ATENA NERA. RAPPRESENTAZIONE DELL’ALTRO NELLA LETTERATURA ITALIANA DEL RINASCIMENTO

Proponenti:
Elena Santagata elena.santagata@uniba.it
Elisa Tinelli elisa.tinelli@uniba.it

Claude Lévi-Strauss ha affermato che ogni civiltà è naturalmente etnocentrica, incline a guardare alla eterogeneità, in ogni sua sfumatura, con indifferenza, se non con timore e a rappresentare l’altro da sé come barbaro, infedele, selvaggio, primitivo. Nel corso del Cinquecento l’etnocentrismo occidentale si trova a dover fronteggiare alcuni avvenimenti la cui portata fu tale da metterne in discussione i presupposti culturali: la scoperta dell’America e il conseguente scontro con una realtà radicalmente diversa, la scissione della Cristianità, l’emergere di una pressione incontenibile nell’Europa orientale, l’incancrenirsi dei processi di emarginazione e di esclusione sociale ai danni dei più deboli (cfr. La rappresentazione dell’altro nei testi del Rinascimento, a cura di Sergio Zatti, Lucca, Pacini Fazi, 1988).
Il tema dell’altro da sé nel Rinascimento può essere interpretato secondo numerose chiavi di lettura: scopo del panel è quello di indagare l’alterità geografica, con le sue inevitabili conseguenze, possibilmente da nuove prospettive e con diversi strumenti di indagine che privilegino il profilo della sua rappresentazione letteraria. Oggetto di analisi potranno essere non solo la descrizione dell’Impero Ottomano, la cui presenza ai confini dell’Europa era fonte di panico politico e disorientamento morale, ma anche le influenze afroasiatiche, che potrebbero avere avuto un ruolo sensibile sulla cultura europea e che sono state oggetto di riflessione in tempi recenti (Il chiaro e lo scuro. Gli Africani nell’Europa del Rinascimento tra realtà e rappresentazione, a cura di G. Salvatore, Lecce, Argo, 2021). L’alterità geografica porta a un inevitabile scontro con il sistema di valori del cattolicesimo cinquecentesco e con l’ideologia colonialista e espansionistica occidentale, percepita di volta in volta come Conquista del Nuovo Mondo, come crociata contro gli infedeli, come repressione dell’eresia, così che spesso il nemico “interno” (l’eretico) coincide con il nemico esterno (l’infedele musulmano da convertire o il selvaggio da civilizzare). Sembra mancare quasi del tutto, d’altro canto, una rappresentazione rinascimentale positiva dell’altro da sé, visto come possibilità di crescita culturale o sociale e come fonte generatrice di curiosità e di apertura, un aspetto che meriterebbe di essere messo in luce tramite lo studio di testi ancora scarsamente analizzati.

13. LO SPAZIO MEDITERRANEO DI CARLO V E SOLIMANO IL MAGNIFICO

Proponente:
Gruppo di Ricerca ADI “Rinascimento” franco.tomasi@unipd.it

Discussant:
Giancarlo Alfano
Claudia Berra
Franco Tomasi

Il bacino del Mediterraneo nel corso del Cinquecento è teatro di un ripetuto scontro tra le volontà egemoniche dell’imperatore Carlo V, desideroso di ergersi a baluardo universale dei valori cristiani, e l’impero di Solimano il Magnifico, sostenuto dalle abili flotte di Barbarossa e capace di tramare un ‘empia alleanza’ con il sovrano francese Francesco I. In questo scenario continuamente mutevole si vengono consumando, da una parte e dall’altra, progetti di espansione e frustranti ritirate, trionfi e sconfitte, sempre scanditi da un potente apparato di propaganda che trova nella parola letteraria, come anche nelle arti figurative, lo strumento privilegiato per dare forma alla rappresentazione di uno scontro ideologico e religioso, ancor prima che bellico. Il panel intende quindi proporre un’occasione di studio delle diverse forme di intervento, tra poesia e prosa, tenendo soprattutto conto del rapporto tra le singole occasioni e il quadro più ampio e di lunga durata delle invarianze di un conflitto plurisecolare. Gli interventi potranno quindi essere dedicati a:

  • Poesia d’encomio e di tema politico in occasione delle grandi battaglie (ad es. la battaglia di Tunisi, 1535; ecc.)
  • Cronache e resoconti storici;
  • Epistolografia;
  • Forme di propaganda per la nuova crociata;
  • Le forme della rappresentazione del nemico e dell’altro.
14. RINASCIMENTO MEDITERRANEO: NAPOLI, PALERMO, BARCELLONA

Proponente:
Guido M. Cappelli gcappelli@unior.it ; guidom.cappelli@gmail.com

Discussant:
Andrea Severi

Il panel intende disegnare una “geografia mediterranea” del Rinascimento a partire dall’incontro-scontro di civiltà, che vide nella presa di Costantinopoli (1453) un momento saliente che si proietta sia all’indietro (nei tentativi di riunificazione delle Chiese e negli intensi scambi culturali ad essi connessi) sia in avanti, in forma di flusso costante di uomini, libri, idee, sia dal mondo greco verso l’Italia, sia da questa verso la Penisola iberica. In particolare, l’impero mediterraneo di Alfonso il Magnanimo e la Napoli capitale del suo successore Ferrante (punto di convergenza tra linee culturali e tradizioni antiche e nuove) fu connessa variamente non solo con le altre corti “minori” del Regno, ma anche con altri centri politici e culturali, segnatamente la Corona d’Aragona (da Barcellona a Valencia e Saragozza), dell’Italia centro-settentrionale, della Francia, dell’Adriatico e di tutti i Balcani. Il concetto di “rete”, che in questa occasione s’intende sviluppare, offre un modello interpretativo proficuo e funzionale, in quanto permette di descrivere e comprendere in termini non gerarchici i movimenti di idee e modelli culturali nell’area mediterranea intesa come spazio policentrico, attraverso la vicenda intellettuale di personaggi di assoluto rilievo come Panormita, Pontano Sannazaro o Galateo, ma anche i cosiddetti “minori”, all’intersezione tra letteratura, arte, politica, storiografia.

15. ROTTE MEDITERRANEE E LIMITI DEL CANONE: GEOGRAFIA E STORIA DELLE POETESSE DEL RINASCIMENTO

Proponenti:
Giulia Lanciotti giulia.lanciotti@uniroma3.it
Serena Mauriello serena.mauriello1992@gmail.com
Matteo Petriccione matteo.petriccione@outlook.it

Discussant:
Luca Marcozzi luca.marcozzi@uniroma3.it

Nel Rinascimento il Mediterraneo è uno dei più significativi luoghi reali e ideali della produzione poetica delle autrici italiane. Sulle sue coste prendono corpo conflitti politici e religiosi, prime fra tutti le crociate, su cui diverse poetesse prendono voce attivamente, rivolgendosi ai loro protagonisti con esortazioni a compiere l’impresa. È sempre negli ambienti mediterranei, in particolare nel Meridione, che alle riflessioni politiche si accompagnano anche meditazioni poetiche e spirituali, come avviene ad esempio nel cenacolo ischitano di Vittoria Colonna. La poesia lirica prodotta in questi luoghi ha inoltre spesso come tema centrale il viaggio per mare e l’assenza dell’amato, reiterando il topos dell’amor de lonh che trova il principale referente spaziale nel Mediterraneo ed è tematizzato secondo nuove forme. Partendo da queste riflessioni, il panel Rotte mediterranee e limiti del canone: geografia e storia delle poetesse del Rinascimento si propone di indagare secondo un approccio storico-geografico e formale il corpus delle poetesse del Cinquecento italiano e intende ospitare contributi che esplorino il tema secondo queste linee:

  • la componente politica nella produzione letteraria delle poetesse del Cinquecento, con particolare attenzione alle crociate di Carlo V;
  • i luoghi di produzione poetica diretti e partecipati da donne sulle coste del Mediterraneo;
  • la tematizzazione lirica del viaggio nel Mediterraneo secondo una prospettiva amorosa da parte delle autrici.
16. IL MEDITERRANEO NEL POEMA CAVALLERESCO ED EROICO: I VIAGGI E GLI APPRODI

Proponenti:
Guglielmo Barucci guglielmo.barucci@unimi.it
Sandra Carapezza sandra.carapezza@unimi.it
Michele Comelli michele.comelli@unimi.it
Luca Degl’Innocenti luca.deglinnocenti@unifi.it
Annalisa Perrotta annalisa.perrotta@uniroma1.it
Cristina Zampese cristina.zampese@unimi.it

Discussant:
Anna Carocci
Nicola Catelli

Fin dall’archetipo omerico, la tradizione epico-cavalleresca occidentale ambienta nel Mediterraneo il racconto di guerra e quello di viaggio. L’interesse può poggiare sul passaggio in sé, ma anche sul punto di arrivo.
Si propone perciò un doppio panel con l’intento di offrire un ampio quadro della funzione del Mediterraneo nella narrativa cavalleresca ed eroica italiana dalle Origini al Seicento. Il discorso sarà dunque articolato in due panel che affronteranno due direttrici: da un lato i viaggi e le rotte via mare, dall’altro gli approdi e i luoghi di terraferma.

1. Passare il mare: incontri, scontri e trasformazioni nel Mediterraneo epico-cavalleresco (coordinano Luca Degl’Innocenti e Annalisa Perrotta) Nella narrativa cavalleresca italiana, il mare che separa l’Europa cristiana e la Pagania, su cui si affacciano la Spagna, il nord Africa, il Medio Oriente, costituisce sia uno spazio che un confine: un luogo di passaggio, in senso proprio e simbolico. Il significato simbolico può riguardare le collettività (nella contrapposizione spaziale al di qua/al di là che rimanda a differenze etniche, identitarie, etiche, religiose ecc.) ed essere inteso in chiave di separazione netta o invece come barriera porosa, che permette l’incontro; oppure può riguardare gli individui: attraversare il mare è anche una prova, quando chi viaggia affronta la navigazione affidando sé e i propri piani e desideri all’imponderabile. Il passaggio per mare implica però sempre un cambiamento: un cambiamento più evidente di scenario, di luoghi, di genti; un mutamento di stato, di ruolo, di prospettiva, ma anche uno più profondo, legato alle prove cui sono sottoposti i/le naviganti e al potere trasformativo dell’acqua, che può costituire un pericolo nascosto e letale, rappresentare l’incontrollabile potenza del naturale di fronte alla fragile piccolezza dell’essere umano, perfino determinare, grazie al suo potere generativo, una nascita o rinascita dell’individuo che attraversa la soglia liquida del Mediterraneo.
Il panel si propone di accogliere contributi sui seguenti aspetti legati al passaggio per mare nelle opere cavalleresche italiane tra il Trecento e il Seicento:

  • Il mare come sfida: la tempesta marina;
  • Il mare e la Fortuna;
  • Il mare che trasforma: morti e rinascite;
  • Il mare come confine: invasioni, viaggi, avventure;
  • Il mare come spazio di scontro o di incontro.

2. Luoghi e approdi del Mediterraneo (coordinano Guglielmo Barucci, Sandra Carapezza, Michele Comelli e Cristina Zampese)
Questo secondo pannello del dittico che si vuole qui tracciare ha come soggetto gli spazi terrestri mediterranei nella loro varietà, siano essi tappe o mete di un viaggio, siano luoghi di esplorazione, di incontro o di scontro. I cavalieri nemici provengono dall’altra parte del Mediterraneo fin dalla tradizione dell’Aspromonte. I modi in cui, di volta in volta, il poema rappresenta i luoghi al di là del mare dicono molto del rapporto dell’Occidente con l’Altro. Analogamente, il viaggio dei cristiani lungo il Mediterraneo può condurli nei luoghi dello scontro, terre da difendere o da riconquistare, città reali che la propaganda ha promosso a mito (Lepanto, Granada). I luoghi esotici, più o meno lontani, evocano infatti nell’immaginario cavalleresco lo spazio dell’Altro, con il fascino e il potenziale pericolo che tale alterità comporta. Inoltre, luoghi di partenza e punti di approdo sono in rapporto bipolare, all’interno di una progettualità superiore (divina o politica) o di una parabola individuale (esistenziale o sociale). Potranno essere affrontate, da diverse prospettive metodologiche, questioni tra le quali (a titolo esemplificativo):

  • la percezione dei luoghi di approdo e i modi in cui i personaggi interagiscono, in una dinamica conflittuale o pacifica, con lo spazio e con i suoi abitanti;
  • la rappresentazione delle coste del Mediterraneo quale punto di partenza di personaggi che si trovano in Occidente;
  • il valore simbolico e propagandistico della conquista o della difesa di territori mediterranei;
  • lo spazio marino e insulare come punto di arrivo per l’esule;
  • la relazione dei personaggi con lo spazio dell’alterità entro il Mediterraneo: selvaggio, ostile o comunque differente;
  • la rivelazione delle affinità tra lo spazio di approdo e il punto di partenza;
  • l’approdo come meta in un progetto superiore o individuale.
17. «ALTRI MARI VI SON (COME S’AFFERMA)»: RAPPRESENTAZIONI DELL’ORIENTE E DELL’ALTRO E CONTAMINAZIONI NELLE OPERE TASSIANE

Proponente:
Centro di Studi Tassiani (Bergamo) info@centrodistuditassiani.it

La geografia dei poemi cavallereschi incrocia spesso rotte mediterranee e così anche il poema tassiano, dove i riferimenti permettono di delineare con certa precisione i luoghi dove si svolge la narrazione e di abbozzare le rotte tenute dai crociati. Come spesso accade anche per il paesaggio, però, le rotte – mediterranee e non – assumono spesso valori metaforici e diventano un pretesto per riflettere anche su altri aspetti, per esempio sulla raffigurazione (più o meno favolistica) dell’Oriente e di chi lo abita e sul confronto tra il modus vivendi occidentale e quello di paesi lontani. Inoltre, permettono di porre a confronto luoghi centrali e luoghi marginali, periferici, per demarcare le differenze tra gli uni e gli altri.
Il presente panel si propone di indagare questi aspetti nelle opere di Torquato e Bernardo Tasso, in primis nella Liberata, ma non solo. Secondo gli indirizzi di ricerca del Congresso, si potranno inoltre prendere in esame le contaminazioni di lingua, di stile, di generi letterari, di temi, di statuto dei personaggi, dovuti a scambi e migrazioni semantiche e concettuali nelle opere in verso o in prosa dei due Tasso.
Le proposte, relative alle opere in verso e in prosa di Bernardo e Torquato Tasso, potranno dunque riguardare:

  • l’immaginario e le rappresentazioni del Mediterraneo; per quanto riguarda i poemi, anche mettendo in relazione le opere tassiane con quelle di altri autori epico-cavellereschi;
  • le contaminazioni di lingua, stile, statuto dei personaggi, generi letterari, temi, innescati da scambi e migrazioni semantiche e concettuali;
  • narrazioni e rappresentazioni dell’Oriente e dell’Altro;
  • il rapporto tra centro e periferia.
18. VIAGGI, ROTTE E IMMAGINARI NELLE SCRITTURE DEL SEICENTO

Proponente:
Lucinda Spera ciss@unistrasi.it
Gruppo di Ricerca ADI “Seicento”

Terminata la fase delle nuove scoperte geografiche, il XVII secolo, con il miglioramento dei collegamenti e l’intensificarsi degli scambi marittimi, vide un incremento degli spostamenti in Europa e nel Mediterraneo. I nuovi contesti culturali e l’ampliamento dei panorami geografici furono oggetto di attenzione all’interno di generi letterari e tipologie diverse di scrittura i cui contenuti sono variamente riconducibili all’odeporica e dalle quali è possibile ricavare riflessioni che paragonano le realtà in patria con quelle “altre”. È il caso, ad esempio, delle relazioni dei residenti esteri che in alcuni casi accompagnavano i dispacci diplomatici, degli scambi epistolari, delle narrazioni di viaggio, spesso legate ad esigenze mercantili: tra queste ultime, la Relazione d’un viaggio fatto da Venezia a Costantinopoli (1616) di Carlo Ranzo e i Viaggi (1650-1658) di Pietro Della Valle, da cui emerge una minuziosa comparazione geografica, climatica e paesaggistica tra Napoli e Costantinopoli. Anche le relazioni dei missionari, al di là degli obiettivi religiosi, manifestano un forte interesse per le culture da condurre verso il cattolicesimo, come la Relazione della Colchide, oggi detta Mengrellia (1652) di Arcangelo Lamberti. Il contatto con altre culture e con nuovi paesaggi modificò anche l’immaginario collettivo secentesco con esiti importanti anche nella letteratura di intrattenimento: l’espediente del viaggio – utilizzato anche nella sua accezione metaforica – e il ricorso a scenari orientaleggianti per suscitare meraviglia nel pubblico vengono largamente impiegati nella tragedia, nella commedia, nella novella – si pensi alle Cento novelle amorose dei Signori Accademici Incogniti (1651) e ad alcuni racconti dell’Arcadia in Brenta (1667 e 1674) di Giovanni Sagredo – e, in particolare, nel neo-nato romanzo che, per attrarre i lettori, fa uso nelle trame di ambientazioni esotiche miscelando talvolta elementi realistici a elementi d’invenzione.
A fronte di un panorama così vasto, si propongono dunque alcune tra le numerose, possibili linee d’indagine delle relazioni:

  • narrazioni di viaggio nelle quali vengono rappresentate le varie culture del Mediterraneo;
  • scambi epistolari e scritture diplomatiche;
  • il tema del viaggio nella poesia del Seicento;
  • il tema del viaggio nella produzione in prosa del Seicento. Verranno prese in considerazione anche proposte che non rientrano nelle linee sopra indicate, purché coerenti con il tema proposto dal panel.
19. IL MAR MEDITERRANEO NEL TEATRO DEL SETTECENTO: TESTUALITÀ E INTERTESTUALITÀ

Proponenti:
Antonella Del Gatto antonella.delgatto@unich.it
Patrizia Landi patrizia.landi@iulm.it

Il panel intende indagare la funzione strutturante, soprattutto meta e inter-testuale, svolta dal mar Mediterraneo all’interno dei testi drammatici a ridosso della riforma goldoniana. Nel caso di Goldoni, ovviamente, il riferimento è soprattutto al mare Adriatico, che separa, ma anche unisce, Venezia rispetto all’altra sponda. Perenne spinta al movimento e ad una costante inquietudine, ma anche vocazione all’accoglienza e al cosmopolitismo: sono le peculiarità dei grandi centri mercantili sull’Adriatico, un mare che proprio in quanto piuttosto chiuso, spinge alla comunicazione e al confronto, anche in campo artistico. Il rapporto tra il teatro veneziano e quello dalmata, ad esempio, che affonda le sue radici in epoca rinascimentale, è stato solo in parte, e molto superficialmente, indagato. E non è a nostro avviso un caso se il maggiore promotore della rinascita goldoniana nel ’900 sarà un regista di origine triestina, Giorgio Strehler, nato e sempre legato – anche se in modi controversi – alla città (e alla sua cultura) adriatica.
Ci aspettiamo dunque delle proposte che gettino luce su quelle che possono essere le numerose e complesse ricadute e implicazioni, per quanto concerne sia la scrittura sia la ricezione (anche otto-novecentesca), della “mediterraneità” di autori e opere teatrali di uno dei periodi più stimolanti e vivaci per la storia del teatro.

20. IL MEDITERRANEO NELLA PROSA DEGLI ILLUMINISTI MERIDIONALI

Proponenti:
Aldo Maria Morace ammor@uniss.it
Rosanna Lavopa rosanna.lavopa@uniba.it

Discussant:
Gian Mario Anselmi gianmario.anselmi@unibo.it

Ai fini di un progetto sugli Illuministi meridionali promosso da un Gruppo di ricerca dell’AdI, si intende far luce sul proficuo scambio di idee intercorso nel Settecento fra i riformatori del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia e gli altri intellettuali dei territori mediterranei. Entro tale ambito d’indagine, sarà possibile – mediante competenze filologiche e critico testuali – orientare il proprio studio verso due diverse e intersecabili direzioni: i debiti di filiazione e i prestiti tematici che contrassero gli Illuministi meridionali e che al contempo determinarono nuove e originali proposte filosofico-letterarie in funzione delle questioni più cogenti del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia (è il caso, a mero titolo d’esempio, delle letture condotte da parte di Antonio Genovesi di opere spagnole, in particolare di quelle di Geronimo Uztáriz e di Bernardo Ulloa, o di opere francesi, come le Remarques di Plumard de Dangeul); le sfumature e i lemmi concettuali peculiari dell’Illuminismo meridionale che incisero profondamente nella cultura europea e più perspicuamente mediterranea (si pensi alla traduzione francese o a quella spagnola della Scienza della legislazione di Gaetano Filangieri).
Seguendo tali linee di ricerca, gli italianisti potranno inoltre proporre – relativamente agli Illuministi meridionali – una lettura critica di opere già note, che comunque meritano un rinnovato sguardo analitico, di testimonianze epistolari, di testi inediti o ancora scarsamente indagati: tutti incentrati sulla cultura e sugli stili di pensiero del Mediterraneo.

21. SQUARCI SU COSTANTINOPOLI: LA VISIONE DELLA PORTA D’ORIENTE E LA CRITICA ALL’OCCIDENTALIZZAZIONE TRA SETTE E OTTOCENTO

Proponenti:
Luca Ferraro luca.ferraro@unina.it
Chiara Natoli chiara.natoli01@unipa.it

Discussant:
Vincenzo Caputo

Come rilevano gli studi post-coloniali, a partire da Orientalismo di Edward Said, l’immagine che gli occidentali costruiscono dell’Oriente arabo-turco è frutto di una opposizione identitaria che la rende ricca di clichés sedimentati e inveterati nel tempo, sia nell’arte figurativa, sia in quella letteraria. Restringendo lo sguardo alla rappresentazione dei Turchi in età moderna, è possibile riconoscere uno scarto temporale successivo al secondo assedio di Vienna. Se prima l’Impero Ottomano rappresentava per lo più un nemico aggressivo e temibile, dopo il 1683, progressivamente la Mezzaluna viene percepita in misura minore in quanto avversario, lasciando prevalere la curiosità etnografica e antropologica. In seguito, nel corso dell’Ottocento, due eventi – uno politico (la guerra d’indipendenza greca) e uno culturale (l’occidentalizzazione dei costumi ottomani) – generano dei cambiamenti nel modo in cui gli Europei si confrontano con i popoli della parte orientale del Mediterraneo. Alla curiosità etnografica, scevra dei pregiudizi legati alla paura di un’aggressione ormai improbabile, si aggiunge un effetto di “nostalgia”, che porta a guardare con fastidio al processo di occidentalizzazione avviato dai sultani ottomani e a riforme dei costumi di evidente portata simbolica, come l’abbandono del turbante, sostituito con il più moderno fez. Sono anni in cui Costantinopoli, già città simbolo dell’incontro tra Oriente e Occidente, diviene oggetto di riflessione di viaggiatori e di veri e propri reportages, di cui alcuni di notevole successo (si pensi alle celebre descrizione della città di Théophile Gautier e a quella di Edmondo De Amicis). Obiettivo di questo panel è analizzare l’immagine del Turco tra Settecento e Ottocento, osservandone le trasformazioni, attraverso le testimonianze di viaggio nell’Impero Ottomano di scrittori italiani (reportages, diari, lettere, romanzi, racconti), tenendo conto in particolare di tre punti: 1) La comparazione tra le proprie usanze e quelle “esotiche” dei turchi; 2) La costruzione dell’immagine dell’altro, tra esotismo e orientalismo; 3) La nostalgia verso un Oriente puro e illusorio che si vede corrotto.

22. DALL’ITALIA VERSO IL MONDO. TOMMASEO E GLI ESULI ITALIANI NELL’OTTOCENTO

Proponenti:
Nedjeljka Balić-Nizić nbalic@unizd.hr
Marcello Sabbatino marcello.sabbatino@unifi.it

Discussant:
Simone Magherini

Nel saggio Ugo Foscolo e l’Italia del 1860, Carlo Cattaneo identifica l’esilio come una «nuova istituzione» e attribuisce a Foscolo la responsabilità di aver reso un’esperienza personale un momento costitutivo della cultura nazionale. La scrittura dell’esilio, oltre ad avere un importante carattere testimoniale e memorialistico, mette a nudo i tratti più intimi dell’uomo, evidenziando il processo di costruzione di una nuova identità o il rimpianto legato alla perdita di ogni riferimento geografico, economico ed emotivo. Tra le molteplici cause di allontanamento dalla terra natia, durante la modernità si assiste anche a partenze volontarie, frutto di una reazione individuale volta a evitare i condizionamenti sociali, politici e di genere del luogo di appartenenza. Il percorso biografico di Niccolò Tommaseo, nato in Dalmazia, formatosi in Italia, esule in Francia e in Grecia, fornisce un esempio rilevante in questo dialogo tra culture differenti. La frequentazione dei luoghi e degli ambienti esteri, i contatti con le figure intellettuali di maggior rilievo, le considerazioni sull’attività politica e artistica, ricostruibili attraverso articoli, opere a stampa, carteggi, appunti privati, rendono Tommaseo lo scrittore italiano più internazionale del XIX secolo. Molti, però, furono gli intellettuali costretti a lasciare l’Italia: da Giovanni Berchet a Terenzio Mamiani, da Carlo Cattaneo a Giuseppe Mazzini. Per l’importanza che questo tema occupa nella letteratura italiana dell’Ottocento, il panel intende riflettere sul destino dei letterati costretti ad emigrare, mettendo in luce la vita degli esuli oltre i confini, la conoscenza diretta dell’alterità linguistica e sociale, la nostalgia e i rapporti con la madrepatria.

23. ABISSI, TEMPESTE E NAUFRAGI NELLE GEOGRAFIE MEDITERRANEE DELLA LETTERATURA ITALIANA

Proponenti:
Anna Maria Salvadè annamaria.salvade@univr.it
Maddalena Rasera maddalena.rasera@univr.it

Discussant:
Fabio Danelon fabio.danelon@univr.it

Il panel intende interrogarsi sulla funzione poetico-narrativa dell’evento nautico estremo, capace di mettere alla prova la resistenza dei singoli di fronte alla tragedia, di potenziare il senso di solidarietà e il sentimento di un destino comune, oppure, al contrario, di sviluppare reazioni egoiste. In questo scenario, oggetto di interesse sarà la narrazione delle difficoltà – anche di tipo simbolico-allegorico – legate ai tragitti e ai passaggi ambientati nel Mediterraneo, in età moderna e contemporanea: si pensi, per esempio, alle riprese del mito tragico di Ero e Leandro, alle descrizioni degli assedi navali e delle epiche battaglie delle flotte cristiane contro quelle ottomane (Lepanto, etc.), al «furioso alternar dell’onde» metastasiano, alla presenza dei pirati nel melodramma, al naufragio della Provvidenza nei Malavoglia, ai racconti di peripezie nautiche nei romanzi di Salgari. In tale prospettiva, il Mediterraneo restituisce il senso del limite e diviene scenario emblematico di esperienze negative come il conflitto, la separazione, la lotta per l’affermazione personale.

24. L’IMMAGINARIO MEDITERRANEO NELLA LETTERATURA DI VIAGGIO DELL’OTTOCENTO

Proponenti:
Mario Cimini mario.cimini@unich.it
Maria Flavia Maiorano maria.maiorano@unistrapg.it

Discussant:
Luciana Pasquini luciana.pasquini@unich.it

L’Ottocento è il secolo in cui la letteratura odeporica assume tratti autenticamente moderni pur agganciandosi a un repertorio tradizionale di testimonianze classiche che continuano a permeare la sensibilità europea. In primo luogo si assiste a una diversificazione delle tipologie del racconto di viaggio: dalla lettera al reportage, dal diario a forme più marcatamente letterarie come il romanzo e persino la lirica. D’altro canto si ampliano gli orizzonti di scoperta, le mete e le finalità stesse del viaggio. In questo contesto il Mediterraneo torna ad essere un universo da esplorare sull’onda di suggestioni di volta in volta romantiche, neoclassiche, archeologiche o, specie sul finire del secolo, moderniste. Se l’Italia continua a essere territorio elettivo per il Grand Tour, la Grecia, il Medio-oriente, l’Africa costituiscono con frequenza sempre maggiore mete in cui verificare i processi di identità/alterità dell’Occidente europeo. Gli interventi attesi in questo panel, dunque, potranno riguardare forme specifiche del racconto odeporico, scrittori – ma, auspicabilmente, anche scrittrici – opere, temi ricorrenti, spazi (fisici e mentali) in cui risulta variamente declinato l’immaginario mediterraneo.

25. RACCONTARE GLI ALTRI – SCRITTORI E VIAGGIATORI SULLE SPONDE DEL MEDITERRANEO

Proponenti:
Silvia Tatti silvia.tatti@uniroma1.it
Stefano Verdino fernando.verdino@gmail.com

Discussant:
Duccio Tongiorgi

Il Panel del gruppo di ricerca RRR (Rivoluzione – Reazione – Risorgimento) si propone di mettere a fuoco nella letteratura odeporica e nella narrativa degli italiani dell’Ottocento contenuti e formi del “racconto degli altri”, sulle diverse sponde del Mediterraneo: sarà interessante osservare dinamica ed evoluzione del punto di vista occidentale, le strategie rappresentative, le connotazioni espressive.
Il campionario è assai vasto, dal viaggio a Costantinopoli, che ha vari appuntamenti di scrittura nel corso del secolo (tra cui G.B. Casti, Marc’Antonio Buratti, Edmondo De Amicis, Remigio Zena), alle varie relazioni dall’Egitto (tra cui dal Giornale della spedizione letteraria in Egitto di Ippolito Rosellini alle Lettere sull’Egitto di Giuseppe Acerbi alle Memorie sull’Egitto di Amalia Nizzoli) ad altri volumi sul Nord africa come le Avventure e Osservazioni in Barberia di Filippo Pananti e il Viaggio da Tripoli di Barberia alle frontiere dell'Egitto di Paolo Della Cella. E all’incrocio di reportage e narrazione si situano gli scritti orientali di Cristina di Belgioioso.
Il Mediterraneo incrocia variamente nell’Ottocento il campo della narrativa lampeggiando in grandi autori (Foscolo, Tommaseo, Nievo, Verga) ed in memorialisti, esuli e isolani (tra cui Mario Pieri, Mustoxidi, Garibaldi); ma vanta anche specie nel secondo Ottocento una specifica letteratura di mare (Da Jack La Bolina ed altri); da indagare anche lo spicco nella librettistica, si pensi all’Italiana in Algeri Di Rossini e al Corsaro di Verdi.

26. TRA ORIENTE E MERIDIONE. NARRAZIONI POSITIVISTICHE DELL’ALTRO NELLA ‘NUOVA ITALIA’ (1848-1915)
  1. L’ALTRO DA SÉ

Proponenti:
Matilde Esposito mld.esposito94@gmail.com
Stefania Mallamaci stefania.mallamaci@unical.it
Giacomo Micheletti giacomo.micheletti@unimib.it
Stella Poli annastellapoli@gmail.com

Discussant:
Giuseppe Lo Castro giuseppe.locastro@unical.it

Il panel – nel solco dei progetti Letteratura e scienze intorno alla 'Nuova Italia’ (1848-1915): psicologia, antropologia, medicina (PRIN 2022) e Theorizing the Passions: Paolo Mantegazza, his cultural network and 19th-century Italian Literature (PRIN PNRR 2022) – si propone di studiare le modalità di rappresentazione della sfera criminale, sessuale e amorosa dalla prospettiva etnocentrica adottata da scrittori e scienziati dell’epoca.
Con la nascita dell’antropologia criminale si assiste in Italia ai primi tentativi scientifici di descrizione della criminalità su base etnica, a partire dagli studi pionieristici di Cesare Lombroso che mettono in relazione folklore locale e condizioni climatiche con una presunta tendenza da parte delle popolazioni mediterranee alla devianza, al banditismo o a una sessualità sfrenata, in un vasto repertorio di tòpoi che possono essere messi a confronto con la coeva produzione narrativa di area verista. Ma la teoria lombrosiana ispira anche diversi campioni della pubblicistica a cavallo tra ’800 e ’900 (De Blasio, Ferrero, Niceforo, Sighele ecc.), in un ricco filone di studi in cui gli intenti edificanti dell’antropologia positivista incontrano l’interesse morboso della borghesia dell’età umbertina per le storie di delinquenza. A questo filone trattatistico, può essere accostato anche l’insieme di romanzi popolari e di bozzetti dedicati, secondo un modello di importazione francese, ai costumi del nuovo sottoproletariato che abita il “ventre” cittadino: ad es. il ciclo di Paolo Valera sulla Milano sconosciuta (1879), Il ventre di Milano. Fisiologia della capitale morale (1888) a opera di un gruppo di scrittori scapigliati guidati da Cletto Arrighi o Firenze sotterranea (1884) di Jarro, al secolo Giulio Piccini.
Gli interventi potranno occuparsi tanto dell’analisi di strategie narrative, quanto di scelte stilistiche e linguistiche; saranno particolarmente apprezzati, inoltre, studi che mettano in risalto le contaminazioni tra linguaggi, ossia l’appropriazione, da parte della Scienza, di forme letterarie, e, al contempo, il trasferimento sul piano della finzione narrativa di suggestioni tratte dal dibattito scientifico coevo.

27. TRA ORIENTE E MERIDIONE. NARRAZIONI POSITIVISTICHE DELL’ALTRO NELLA ‘NUOVA ITALIA’ (1848-1915)
  1. SCRITTURE DI VIAGGIO

Proponenti:
Marika Boffa marika.boffa@edu.unige.it
Andrea Ferrando ferrando.andre@gmail.com
Sara Gregori g.sara2592@gmail.com
Claudia Murru claudia.murru@edu.unige.it

Discussant:
Andrea Lazzarini andrea.lazzarini@unige.it

Il panel – nel solco dei progetti Letteratura e scienze intorno alla 'Nuova Italia’ (1848-1915): psicologia, antropologia, medicina (PRIN 2022) e Theorizing the Passions: Paolo Mantegazza, his cultural network and 19th-century Italian Literature (PRIN PNRR 2022) – si propone di indagare le scritture di viaggio di scrittori, esploratori e scienziati tra il secondo Ottocento e primo Novecento. A questo periodo di rinnovamento complessivo dell’esperienza di viaggio – testimoniato dalla fondazione, nel 1894, del Touring Club Ciclistico italiano – risalgono alcuni romanzi di grande successo, come le saghe d’avventura di Emilio Salgari, o il romanzo Un giorno a Madera. Una pagina dell’igiene d’amore (1868) di Paolo Mantegazza. Al fondatore dell’antropologia italiana si devono alcuni importanti scritti in chiave etno-antropologica sui ripetuti soggiorni in Sud America (Rio de la Plata e Tenerife. Viaggi e studij, 1867) o in India (India, 1884). Ma è il caso anche della scrittrice e divulgatrice Gina Lombroso, figlia e assistente di Cesare, che alle sue esperienze oltreoceano dedicherà il libro Nell’America meridionale (Brasile-Uruguay-Argentina) (1908). Lo stesso Lombroso scriverà un resoconto del suo viaggio in Calabria, In Calabria (1862), senz’altro centrale per la sua riflessione, anche politica, sul meridionalismo. Si propone quindi ai partecipanti di indagare le strategie narrative e le modalità di rappresentazione in queste e altre opere di scrittori-viaggiatori dedicate all’osservazione di etnie/culture/località “meridionali” o “orientali” (come le lettere dall’India di Guido Gozzano o il resoconto steso da Edmondo De Amicis al seguito di una missione diplomatica in Marocco, o ancora il Giornale di carovana del pittore Felice De Vecchi ecc.), con particolare riferimento alla presenza di motivi della scienza positivistica, cliché esotici o colonialisti, stereotipi di provenienza letteraria-mitologica. Gli interventi potranno occuparsi tanto dell’analisi di strategie narrative, quanto di scelte stilistiche e linguistiche. Saranno particolarmente apprezzati, inoltre, studi che mettano in risalto le contaminazioni tra linguaggi, ossia l’appropriazione, da parte della scienza, di forme letterarie, e, al contempo, il trasferimento, sul piano della finzione narrativa, di suggestioni tratte dal dibattito scientifico coevo.

28. «ALTRE MEMORIE, ALTRO SI LEGA SI STREGA SI RIDE»: FORME DEL FOLKLORE NELLA LETTERATURA LUCANA E PUGLIESE TRA OTTO E NOVECENTO

Proponenti:
Giacomo Cucugliato giacomo.cucugliato@sorbonne-nouvelle.fr
Domenico Tenerelli domenico.tenerelli@unich.it

Quello di folklore è un concetto dalla natura ibrida, perché implica e prevede la sovrapposizione, diacronica e sincronica, di identità molteplici le cui fisionomie originarie non sono sempre facilmente individuabili: in questo senso il folklore lucano e pugliese rappresenta un fenomeno significativo in quanto prodotto, quasi topico, di una realtà che – sia per posizione geografica che per storia politica – risulta da fitte relazioni interculturali. Esperienze letterarie, pur molto diverse tra di loro, sembrano, se osservate attraverso la filigrana di questo concetto, aver tratto dal retroterra folklorico originario una serie di stimoli poetici che, quando individuati, possono forse elucidare la fisionomia di un certo immaginario autoriale e i modi attraverso cui questo viene trasfigurato artisticamente. Il panel intende interrogarsi sulla natura e la fisionomia di queste risalite folkloriche in un periodo della storia lucana e pugliese in cui, metaforicamente e in senso lato (quando non propriamente), si verifica quel fenomeno di «crisi della presenza» (DE MARTINO, 1977) che costringe a spostare o «ricostruire» il «centro» della propria identità personale e collettiva (ELIADE, 1973). Indagando le prove letterarie di autori d’origine lucana o pugliese, quali, tra gli altri, Claudia Ruggeri, Rocco Scotellaro, Salvatore Toma, Vittorio Bodini, Girolamo Comi, Carmelo Bene, ci si propone di studiare in che modo e se la letteraturizzazione del folklore possa, in qualche maniera, avere contribuito alla ricostruzione, almeno personale, di un atlante simbolico.

29. L’INCONTRO CON L’ALTRO: ETEROSTEREOTIPI NELL’ODEPORICA COLONIALE ITALIANA

Proponente:
Patrizia Guida guida@lum.it
Gruppo di Ricerca ADI “Odeporica”

Discussant:
Rosa Giulio rgiulio@unisa.it

Il panel intende indagare la letteratura odeporica coloniale prodotta tra la seconda metà dell’Ottocento e il Ventennio fascista. In particolare, rivestono particolare interesse le contaminazioni/ibridazioni tra culture eterogenee, spesso narrate con un approccio comparatistico, i meccanismi di ricezione di testi che hanno contribuito a promuovere pregiudizi sulle popolazioni colonizzate, e le ricadute politiche di alcuni resoconti attraverso i quali sono state legittimate le imprese coloniali. Le proposte possono riguardare, fra gli altri, i seguenti temi:

  • il ruolo svolto dall’odeporica nella politica coloniale italiana;
  • l’europeizzazione dei paesi conquistati;
  • la narrazione del paesaggio, sia reale che mentale, di viaggiatori indesiderati;
  • viaggiatrici alla scoperta dell’altrove coloniale;
  • paesaggi e architetture coloniali.
30. L’IMMAGINE DELL’ORIENTE E DELL’ALTRO NELLA SCRITTURA DI VIAGGIO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Proponente:
Fatmaelzahraa Abdalla fatmaelzahraaemadhanafyabdou.abdalla@phd.unipd.it

Discussant:
Elisabetta Selmi

«Chi viaggia ha molto da raccontare», scrive Walter Benjamin. La letteratura di viaggio è un genere molto particolare che permette di superare i confini e di aprirsi all’altro. Spinti dalla sete di conoscere quell’Oriente esotico e affascinante, di cui hanno letto in Mille e una notte, molti europei decidono di intraprendere numerosi viaggi orientali.
È possibile parlare di un vero e proprio orientalismo italiano? Quali sono le specificità dei resoconti di viaggio italiani a cavallo tra Ottocento e Novecento? I viaggiatori italiani riescono a superare gli stereotipi degli orientalisti europei riguardo alla società e alle popolazioni orientali? Come viene negoziata la forza coloniale nei loro testi?

31. UN’IDEA DI GRECIA FRA OTTO E NOVECENTO: DIARI, RELAZIONI DI VIAGGIO, NARRAZIONI

Proponenti:
Valerio Camarotto valerio.camarotto@uniroma1.it
Massimo Natale massimo.natale@univr.it

La Grecia è un luogo fondativo nella storia del Mediterraneo e quasi un punto mediano fra Oriente e Occidente nell’immaginario europeo: da Chateaubriand a Byron, da Hölderlin a Nerval a Flaubert, ognuno ha dato forma alla sua Ellade, in una mescolanza spesso inestricabile di realtà e finzione, di mito e storia, di nostalgia per un passato irripetibile e curiosità verso un presente radicalmente diverso. In tal senso, la tradizione letteraria italiana non fa eccezione, se sono molti i diari, i viaggi o le opere di finzione – in poesia e in prosa – che prendono come sfondo o addirittura come oggetto centrale la rappresentazione della Grecia: dal Viaggio in Grecia di Saverio Scrofani (1799) al Diario di Grecia di Lalla Romano (1960) – e oltre – il panel vuole indagare in questa chiave gli ultimi due secoli della letteratura italiana, concentrandosi in particolare sulle strategie della rappresentazione dello spazio e della storia ellenica; sulle modalità discorsive e sullo stile delle opere prese in esame; sull’interazione fra realismo della narrazione e elementi finzionali; sulla dimensione antropologica del tema-Grecia, per esempio quale luogo di incontro e ritorno dell’arcaico. Sono incoraggiate soprattutto le proposte che vogliano interrogarsi sulla consistenza e sui caratteri di un ipotetico “sguardo italiano” sulla Grecia, con particolare riguardo alle sue differenze rispetto ad altre “visioni” della terra ellenica, per esempio quelle del grande Romanticismo europeo o quelle di certa odeporica di primo Novecento (si pensi al Monte Athos di Robert Byron).

32. LE MODALITÀ RAPPRESENTATIVE DEL VIAGGIO IN GRECIA DALL’OTTOCENTO AI NOSTRI GIORNI

Proponenti:
Francesco Galatà francesco.galata@unime.it
Novella Primo novella.primo@unime.it

Discussant:
Carla Chiummo carla.chiummo@uniba.it

Se è vero che il discorso letterario sul viaggio ha, nella cultura occidentale, un modello archetipico nel difficile nostos dell’Odisseo omerico, dal Settecento anche i resoconti dei viaggiatori del Grand Tour svolgono una funzione modellizzante rispetto ad alcuni topoi della rappresentazione artistico-letteraria della Grecia.
Il panel si propone di sviluppare una riflessione intorno ai motivi e alle tecniche di racconto, in prosa o in versi, con cui la letteratura italiana, dall’Ottocento sino all’estrema contemporaneità, ha rappresentato l’esperienza odeporica verso e attraverso una Grecia sempre vista come destinazione sospesa tra continentale e insulare, tra occidente e oriente, tra antichità e modernità, tra ideale e reale, ma sempre inscindibile dal suo contesto mediterraneo.
Si cercherà in particolar modo di individuare costanti, varianti e cambi di paradigma nella rappresentazione della Grecia, mettendo a fuoco alcune linee critiche fondamentali: la valenza ecfrastica degli scritti che si soffermano sui musei visitati e le opere d’arte ammirate dai letterati lungo l’itinerario in terra greca; le descrizioni del particolare paesaggio mediterraneo, tra bellezze naturalistiche, ruinae del mondo classico e stratificazioni storiche successive (con possibili comparazioni con la ‘Magna Grecia’); le suggestioni performative suscitate dalla tradizione del teatro classico greco; il contrasto percepito, anche in termini di degrado ambientale e sociale, tra la Grecia antica o del mito con quella moderna, da cui risaltino problemi come il dissesto economico, la speculazione edilizia, un turismo non sempre sostenibile.
Oltre agli esempi canonici di scrittori, cantori di viaggi reali o immaginari, profondamente influenzati da un ellenismo di matrice classicistica (da Foscolo sino a Carducci, Pascoli e d’Annunzio), potranno essere approfondite le esperienze di poeti novecenteschi, come quella del «siculo-greco» Salvatore Quasimodo (in particolare per la sezione Dalla Grecia della silloge La terra impareggiabile), e in ambito prosastico sarà possibile prendere in considerazione gli scritti – in forma di diario o di reportage giornalistico-narrativo – di Diego Scarfoglio, Mario Praz, Emilio Cecchi, Riccardo Bacchelli, Giovanni Comisso, Lalla Romano, Vincenzo Consolo o altri ancora.

33. MEDIAZIONI E INTERSEZIONI CULTURALI TRA ITALIA E GRECIA (XIX-XX SECOLO)

Proponente:
Andrea Scardicchio andrea.scardicchio@unisalento.it

Discussant:
Andrea Scardicchio

Lo sguardo “fuori d’Italia” dei letterati del Belpaese avvinti da esterofilia, interpreti di un gusto raffinato per i motivi orientaleggianti e gli elementi di lontana provenienza geografica, si manifesterà dalla fine del Settecento in avanti mediante le scritture di viaggio o altro genere di produzione letteraria (traduzioni, edizioni di testi, opere storiche e teatrali) col compito di stabilire un confronto, in primis, col prospiciente bacino del Mediterraneo orientale. Attenzioni costanti riceverà nell’Ottocento la Grecia, paese legato a doppio filo all’Italia da un rapporto di antica fratellanza, dovuto non soltanto alla vicinanza geografica ma anche alla comune matrice culturale, all’ininterrotta tradizione umanistica che teneva viva la memoria della Magna Grecia e del Medioevo bizantino, al circuito di scambi formativi e commerciali implementatosi con l’espansionismo veneziano nelle Isole Ionie e così via. Un rapporto, dunque, tra “nazioni sorelle” che si consoliderà nella stagione delle lotte per l’indipendenza nazionale (1821) in virtù dei condivisi ideali patriottico-libertari. Scopo del panel è di passare al vaglio figure, testimonianze, dinamiche concorrenti alla costruzione e alla ricezione dell’idea di Grecia in Italia tra Otto e Novecento, sul crinale tra ellenismo e filellenismo, focalizzando l’attenzione sul ruolo svolto da una serie di mediatori transfrontalieri che con le loro opere e la loro fisionomia di intellettuali-ponte hanno contribuito in maniera decisiva al travaso di idee e valori tra le due sponde dell’Adriatico (basti pensare, a titolo di esempio, agli italo-greci Ugo Foscolo, Andrea Mustoxidi, Mario Pieri, Dionysios Solomos, Angelica Palli, Isabella Teotochi Albrizzi; oppure agli esuli italiani sul suolo ellenico Santorre di Santarosa, Giuseppe Pecchio, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, oppure ancora ai letterati ellenofoni del Salento meridionale Vito Domenico Palumbo, Paolo Stomeo, Rocco Aprile).

34. A SUD DEL SUD: ITALIANI IN AFRICA E ARCHIVI MEDITERRANEI

Proponente:
Laura Cannavacciuolo lcannavacciuolo@unior.it

Discussant:
Wafaa El Beih

Il panel si propone di indagare e mappare il patrimonio archivistico degli scrittori italiani attivi in area euro-mediterranea tra Ottocento e Novecento. Ragionando intorno alla più ampia nozione di “Sud” e alle frontiere che ne definiscono/ampliano il perimetro geografico, saranno accolte proposte che rispondono ai seguenti assi di lettura:

  1. valorizzazione del patrimonio documentale – edito e inedito – relativo agli scrittori italiani del XX secolo legati ai paesi dell’Africa settentrionale (Nozzoli, Marinetti, Ungaretti, Pea, Ortese).
  2. riscoperta degli archivi di scrittrici che durante la loro permanenza nei paesi d’area mediterranea si sono distinte per l’impegno nel sociale e per il dialogo interculturale (Chimenti, Cialente, etc.)
  3. Recupero del patrimonio memoriale e pubblicistico attualmente disperso in paesi diversi e in una pluralità di istituzioni o sedi private, per il quale è auspicabile, ovvero è già stato avviato un programma di inventariazione e/o digitalizzazione al fine di rendere disponibili archivi e materiali testuali e documentari.
35. DONNE FRA PIÙ MONDI: MEDITERRANEITÀ E MILITANZA NELLE SCRITTRICI ITALIANE DAL XIX SECOLO A OGGI

Proponenti:
Simone Magherini simone.magherini@unifi.it
Giulia Tellini giulia.tellini@unifi.it
Oleksandra Rekut oleksandra.rekut@unifi.it

Nella civiltà letteraria tra l’Ottocento e la contemporaneità, molte scrittrici italiane, che per i motivi più vari hanno abitato in paesi diversi sulle coste del Mediterraneo, rivestono un ruolo emblematico in quanto esponenti di un orizzonte sovranazionale e multiculturale. Si pensi, ad esempio, in momenti storici diversi, a figure come Angelica Palli, Fausta Cialente, Joyce Lussu. Di queste “donne fra più mondi”, interessano soprattutto gli scritti letterari e giornalistici connessi alla loro militanza politica, sociale e culturale. L’intento è di portare in primo piano problemi connessi a questioni di genere, di cosmopolitismo, di resistenza (e di resilienza), dal Risorgimento fino a oggi. Guardate con diffidenza, spesso vittime del pregiudizio e dell’intolleranza, le “donne fra più mondi”, quando riescono non solo a integrarsi ma anche a far ascoltare la propria voce, sono doppiamente degne di attenzione. Soltanto portando alla luce la scrittura (non di rado sommersa) di figure femminili caratterizzate da identità cosmopolite, è possibile creare le basi per una civiltà senza frontiere, interculturale e transculturale.

36. SE LA MEMORIA HA UN FUTURO. SCRITTURA FEMMINILE DELL’ESILIO NEL MEDITERRANEO (XX SEC.)

Proponenti:
Camilla Cederna camilla.cederna@univ-lille.fr
Bianca Vallarano b.vallarano@unior.it

In questo panel proponiamo di riflettere su un aspetto che è restato finora in ombra, e che riguarda la scrittura femminile dell’esilio nello spazio mediterraneo nell’ambito della letteratura italiana del Novecento. Vorremmo in questo modo far conoscere e valorizzare l’esperienza di scrittrici che sono state doppiamente invisibilizzate ed escluse dal canone, a causa del genere e del loro sradicamento.
Sarà presa in considerazione la nozione di esilio o condizione « esiliaca », nel senso indicato da Alexis Nouss come “condizione comune a tutte le esperienze di migrazione, qualunque siano le condizioni storiche o geografiche” (A. Nouss, La condition de l’exilé, 2015, 25).
Benché relegate ai margini di questa tradizione, scrittrici nomadi e invisibili, hanno infatti potuto operare nell’ombra contribuendo con la loro attività e le loro opere, in modo a volte determinante, al dialogo tra le lingue, le culture e le idee nello spazio europeo e mediterraneo, in un contesto storico complesso caratterizzato dal fenomeno coloniale. Scrivere la propria esperienza migrante, il proprio dispatrio, volontario o forzato, nella lingua dell’altro, significa allora in modo ancora più radicale, attraversare frontiere, oltrepassare limiti di tutti i generi. Tanto più se a farlo sono soggetti da sempre esclusi da una tradizione incentrata su canoni e modelli maschili. Nel panel ci interrogheremo sui meccanismi, le forme e la specificità di questa scrittura dell’esilio nello spazio mediterraneo, fondata sulla trasgressione delle frontiere linguistiche, culturali e di genere/generi.
Proposto nel quadro del Laboratorio Associato Internazionale “La scrittura dell’esilio al femminile. Il dialogo tra le lingue, le culture e le idee nello spazio europeo e mediterraneo XIX-XXI secolo (LAI Università La Sapienza, Université de Lille) e del progetto di ricerca sugli “Archivi della scrittura femminile dell’esilio” (MESHS, Université de Lille), il panel raccoglie proposte di interventi che riguardino i seguenti aspetti:

  • Métissage e ibridazione linguistico-culturale nella scrittura (F. Laplantine, A. Nouss, Le métissage, 1997, D. Budor, W. Geerts, Le texte hybride, 2004)
  • L’espressione dello sradicamento e dell’erranza tra identità e alterità
  • La scrittura tra memoria e autobiogeografia (M. Collot, Pour une géographie littéraire, 2014)
  • Implicazioni e conseguenze di questa ibridazione per quanto riguarda la traduzione (R. Grutman, Des langues qui résonnent, 2019)
  • Archivi e valorizzazione della produzione letteraria di autrici dimenticate
37. SCRIVERE L’ALTROVE. IL LEVANTE NELL’IMPEGNO E NELLA NARRATIVA DI FAUSTA CIALENTE

Proponente:
Francesca Rubini francesca.rubini@uniroma1.it

L’esperienza che più di ogni altra segna la vita e la scrittura di Fausta Cialente è il lungo soggiorno ad Alessandria d’Egitto dove la scrittrice vive dal 1921 al 1940, per poi trasferirsi al Cairo negli anni del conflitto e rientrare in Italia nel 1947. Nel quadro di una biografia disordinata e sfuggente, segnata da un’irrisolta tendenza ad abitare l’altrove, nessun luogo è destinato a incidere cosi profondamente nell’immaginario dell’autrice «straniera dappertutto». Dall’impatto con il clima e il paesaggio agli stimoli culturali di un ambiente cosmopolita, alla formazione di un’identità politica antifascista che ha in odio qualunque declinazione di nazionalismo, razzismo e imperialismo, ogni aspetto della permanenza in Egitto condiziona fino ai suoi ultimi giorni le scelte personali, ideologiche e creative. Il Levante in cui si muovono i personaggi di Cialente viene restituito, senza traccia di esotismo, come una dimensione ibrida e sospesa in cui tutti i rapporti sono falsati dagli squilibri introdotti dal potere coloniale, in cui lo spazio della cultura narrante e lo spazio del diverso si sovrappongono in una geografia dell'esilio che tematizza lo smarrimento dell'individuo di fronte alla Storia. Scrivere l’altrove per Cialente significa superare la rigidità modellizzante degli stereotipi, rifiutare ogni fattore di unicità per dare corpo ad un pensiero complesso di sé e del mondo: è dall’altrove, dalla sua sofferta problematicità, che si interrogano le forme, si contraddicono le norme e si afferma quel continuo e necessario trapasso che è il valore specifico e irrinunciabile della letteratura. A trent’anni dalla morte dell’autrice, il panel intende raccogliere contributi dedicati alle forme dell’impegno culturale e politico di Cialente in Egitto; a rilievi intertestuali che evidenzino il confronto con altre rappresentazioni del contesto nordafricano e mediterraneo; alla funzione del Levante nella narrativa di Cialente inteso, oltre il dato biografico e anche nelle opere di ambientazione italiana, come dispositivo ideologico, enunciativo e stilistico che non racconta più la vita dell’autrice ma il senso della sua scrittura.

38. «E TU SAI CHE NEL LUNGO VIAGGIO CHE TI ATTENDE...». STORIE DI MIGRAZIONE NEL FANTASTICO E NELLA FANTASCIENZA

Proponenti:
Lorenzo Resio lorenzo.resio@unito.it
Chiara Tavella c.tavella@unito.it

Discussant:
Laura Nay

Se Stefano Lazzarin definisce “fantastica” la letteratura che todorovianamente «mette in scena il soprannaturale con finalità che si possono sbrigativamente definire “perturbanti”» (Il fantastico italiano del Novecento. Profilo di un genere letterario, in cinque racconti di altrettanti autori, in «Bollettino ’900», 1-2, 2007), va detto che in molti casi chi legge coglie, più che «nocciolo morfologico» e «polpa storica» un elemento da «fiaba profonda» che spesso viene fatto emergere per volontà del lettore (per la definizione dei virgolettati, cfr. I. Calvino, “Le fiabe del focolare” di Jacob e Wilhelm Grimm, in Id., Saggi 1945-1985, a cura di M. Barenghi, Milano, Mondadori, 1995). Ci si riferisce qui anche a significati pedagogici che talvolta rendono il racconto fantastico/fantascientifico una metafora di eventi reali. Il panel proposto accoglierà interventi dedicati al racconto della migrazione attraverso gli strumenti del fantastico, del fantascientifico, dell’horror e della fiaba nell’Ottocento e nel Novecento; oltre alle tradizionali narrazioni in prosa e poesia (romanzi, racconti, poemi), si lascerà spazio all’analisi del tema proposto attraverso altri mezzi letterari, come fumetti e testi di canzone.
La citazione che dà il titolo al panel, da Le città invisibili di Calvino, vuole orientare il dibattito proprio verso la narrazione riletta a posteriori attraverso il tema del fantastico, «quando ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno» e il vissuto assume i caratteri del grottesco o dell’epico (come avviene ad esempio nel recente film di Matteo Garrone Io capitano).

39. UNA LEGGE IMPOSE ALLA MIA VITA UN CARME

Proponente:
Francesca Troisi francesca_troisi@hotmail.it

Nella tradizione letteraria italiana il rapporto Nord e Sud inteso non solo come Nord Sud dell’Italia ma anche Nord e Sud del mondo si deve a Rocco Scotellaro nella cui produzione letteraria la dimensione lirica prevale su quella narrativa, come conseguenza della vocazione poetica dell’autore orgoglioso di appartenere alla terra della Magna Grecia in cui il verbo omerico “ᾄδω” canta, celebra la forza della poesia capace di esprimere tutte le contraddizioni dell'esistenza umana. La produzione letteraria scotellariana sull’emigrazione completa un un percorso iniziato con il “diario” Sull’Oceano di Edmondo De Amicis nel 1889, concentrando i tòpoi della letteratura d'emigrazione: l’abbandono del paese natale, l’America come terra di speranza e di cambiamento, l’attaccamento alla casa intesa come focolare domestico, l’esperienza della morte in terra straniera, la nostalgia e il ritorno al proprio paese. La definizione coniata da Aldo Masullo per il poeta lucano «esistere il proprio essere» vuole significare un’esistenza vissuta come coinvolgimento dell’uomo nella vita del mondo e la relazione tra antropologia ed etica, tra vita personale e interpersonale. Nel secondo dopoguerra si assiste a una ripresa dell’emigrazione verso i Paesi del Nord Europa e le città del Nord Italia e Scotellaro rivendica l’orgoglio di appartenere a un mondo contadino che ha pagato con l’emigrazione le conseguenze delle inique scelte politiche compiute a partire dal 1861. La questione meridionale diventa questione nazionale e Scotellaro comprende che il problema dell’emigrazione non può risolversi con l’intervento paternalistico dello Stato, né attraverso schemi elaborati da uomini estranei al mondo contadino. Nella convinzione che il rinnovamento parta dall’interno il poeta è accanto ai contadini nel periodo più drammatico delle agitazioni culminate nel 1949-1950 con l’occupazione delle terre incolte dei latifondi della Basilicata e sente il peso di un’ingiustizia consumata da sempre ai danni del proletariato agrario. Il poeta si chiede: «America qua, America là, / dov’è più l’America del padre mio?» e se Napoli era stata la città confine dove avevano pianto i suoi padri «i lunghi viaggi all’oltremare» nel secondo dopoguerra sono le città del nord come Torino ad accogliere gli emigranti: «Torino larga di cuore / sei una fanciulla, mi prendi la mano. // Con quanta lena me ne sono venuto / a toccare l’azzurro delle tute: / voglio dirlo a quegli altri, ai saraceni.» Allora il poeta che come i suoi emigranti ha «l’anima sfilacciata a brandelli» deve cantare i «canti di arrivi e di partenze» con la certezza che solo un nóstos nella terra materna potrà ricomporre questi brandelli. Oggi i canti di arrivi e di partenze dei nuovi migranti si uniscono ai canti di Rocco Scotellaro che nel 1943 scrive: «Una legge impose / alla mia vita un carme: / cercare i miei lidi da me / canti di arrivi e di partenze.» La sua voce proviene dalle solitudini del Sud e più che solitudini fisiche sono solitudini storiche, politiche ed esistenziali, uguali alle solitudini di ogni parte del mondo. Come scriveva Pasquale Prunas dalle pagine della rivista Sud nel 1945: «Sud non ha significato di una geografia politica, né tantomeno spirituale; il Sud, ha per noi il significato di Italia, Europa, Mondo. Sentendoci meridionali ci sentiamo europei.»

40. LA RAPPRESENTAZIONE DELL’ESTREMO ORIENTE NEL TEATRO MODERNO (XVII-XX SECOLO)

Proponenti:
Giorgia Gallucci galluccigiorgiag@gmail.com
Maria Antonia Papa mariaantonia.papa@unipd.it

La rappresentazione dell’Oriente si è spesso basata su una dicotomia ideologica: mentre il vicino Oriente è stato oggetto di timori e disprezzo a causa della sua connotazione islamica e dei contatti diretti con l’Europa, veicolati e alimentati dal Mediterraneo, l’estremo Oriente è stato invece sognato e ammirato. Geograficamente lontano, e dunque contornato di mistero, questo luogo remoto ha suscitato una profonda fascinazione esotica negli intellettuali di ogni epoca.
Il teatro, spazio privilegiato di indagine sui gusti del pubblico, degli autori e dei committenti, offre un’importante finestra per comprendere la narrazione dell’estremo Oriente nell’immaginario collettivo italiano. Concentrandoci su un arco temporale che parte dal XVII secolo fino a giungere alle soglie della globalizzazione – il primo Novecento – si intende analizzare come l’estremo Oriente sia stato rappresentato in diverse forme teatrali che vanno dai libretti d’opera (basti pensare a Le cinesi di Metastasio o alla Madama Butterfly di Puccini) fino alle tragedie (come quelle dei gesuiti impegnati in campagne di evangelizzazione).
Verranno, dunque, accolte proposte incentrate sulle diverse strategie drammaturgiche e retoriche impiegate per raffigurare l’Oriente, analizzando le implicazioni culturali, politiche e sociali di queste rappresentazioni nel contesto storico e artistico dell’epoca. Il panel vuole essere occasione per discutere sia di casi studio specifici sia per riflettere sulla capacità del teatro di influenzare e plasmare la percezione dell’Altro nel panorama culturale italiano attraverso il binomio testo e manifestazione scenica.

41. UN PUNTO A NORD DEL MEDITERRANEO. VENEZIA NELLA LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA

Proponenti:
Emma Pavan emmapav95@gmail.com
Stefano Volta stefano.volta@univr.it

«Di quale gran dolore / che tuttora ci aspetta / ci risarciva anzitempo / coll’essere come era Venezia?». È il Sereni di Stella variabile a parlare, aggiungendosi alla lunga lista degli estimatori che dall’inizio della sua storia celebrano la città lagunare. Ma cosa è e cosa è stata realmente Venezia? Quale stratificazione di sguardi, incontri, parole è servita a nutrire la sua dimensione iconica? Se seguiamo il Rilke dei Quaderni di Malte Laurids Brigge, scopriamo che la «vera» Venezia è «desta, fragile fino a frantumarsi, per nulla trasognata», ma soprattutto che è «voluta in mezzo al nulla su foreste sommerse, ottenuta e infine, poco a poco, fatta esistere». Sono innumerevoli i tentativi di far esistere Venezia, la città che forse più di tutte «possiede questo carattere di disponibilità, di inesauribile interpretabilità» (Sergio Bettini, Venezia. Nascita di una città): dal Montale di Satura, al Sebald di Vertigini, dal Proust della Recherche allo Zanzotto di Filò, dal Goethe di Viaggio in Italia allo Scarpa di Venezia è un pesce. Il panel propone un’occasione per esplorare il crocevia di poeti, narratori, drammaturghi e viaggiatori che – nella cultura moderna e contemporanea – hanno concorso alla costruzione dell’immagine di questa città mediterranea, divenuta oggetto dei più vari esercizi interpretativi. Su queste basi, si intende dibattere le modalità con le quali scenario e anima multiculturale veneziana abbiano alimentato forme e generi della letteratura italiana e internazionale. Oltre alle indagini sulle declinazioni rappresentative e simboliche della capitale lagunare, verranno accolte nel panel le proposte di contributi che affrontano con specifica attenzione gli attraversamenti letterari di Venezia quale snodo nevralgico tra Occidente e Oriente.

42. POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA. SPOSTAMENTI E CONTAMINAZIONI

Proponenti:
Michel Cattaneo michelcattaneo@gmail.com
Marco Villa marco.villa2@unisi.it

Discussant:
Niccolò Scaffai

La storia della poesia italiana dal secondo Novecento a oggi è fondamentalmente una storia di spostamenti, di scambi e di contaminazioni. Si pensi alle molteplici ibridazioni formali e di genere, che dai lirici della “terza generazione” e dai poeti della Neoavanguardia (che proprio a Palermo ha visto il suo atto di nascita) in avanti hanno accompagnato la contemporaneità: ibridazioni tra lingua poetica e lingua parlata, tra poesia e prosa, tra lirica e modalità narrative e drammatiche e, più di recente, saggistiche.
Migrazioni e contaminazioni, però, sono state anche letterali, con i grandi spostamenti prima interni, dal Sud al Nord, dalle periferie ai centri, poi lungo gli assi mediterranei, dai Balcani o dal Nord Africa: fenomeni che hanno riplasmato la poesia italiana a più livelli, implicando una ristrutturazione del campo e comportando inclusioni e riconfigurazioni tematiche (ad esempio: il dramma delle migrazioni è entrato prepotentemente nelle poesie di alcuni autori e autrici, come Antonella Anedda e Fabio Pusterla). È anche attraverso questo sguardo e questa mobilità che la poesia è riuscita a rappresentare e interrogare le crisi e le possibilità aperte dai movimenti e dalle faglie che hanno caratterizzato la società contemporanea. D’altro canto (già in Pascoli e Ungaretti, volendo) il tentativo di immettere nei versi la novità del tema della migrazione ha comportato una ricerca innovativa sul piano stilistico.
L’obiettivo del panel è quindi di stimolare una discussione sulla fluidità e sulle relative contaminazioni nella poesia italiana degli ultimi sessant’anni, con particolare riferimento a:

  • migrazioni e contaminazioni a livello tematico;
  • ibridazioni linguistiche e formali;
  • mutamenti del campo della poesia sul piano sociologico e geografico.
43. «IN UN MARE D’INCHIOSTRO». LA SICILIA DEGLI SCRITTORI

Proponenti:
Domenica Perrone domenica.perrone@unipa.it
Donatella La Monaca donatella.lamonaca@unipa.it
Claudia Carmina claudia.carmina@unipa.it
Alba Castello alba.castello@uipa.it

È nel cuore del Mediterraneo, del mare «crocevia», «eteroclito», in cui si sono mescolati «uomini, animali da soma, macchine, merci idee, religioni, modi di vivere» (F. Braudel), che la Sicilia è diventata «una dimora letteraria unica e veramente speciale». «Una realtà di frontiera, a cavallo di culture diverse, che è un crogiuolo di esperienze esistenziali e storiche è stata proposta, per forza di scrittura, come metafora del mondo attraverso una varietà di voci e di sguardi acuminati e dolenti costituendo una tradizione forte e vitale» (D. Perrone).
A bagnare metaforicamente l’isola è allora anche il mare di inchiostro del racconto ininterrotto e serrato che i suoi scrittori ne hanno fatto con maggiore intensità e con una pronuncia sempre più riconoscibile, a partire soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento per arrivare ai nostri giorni.
Questa sezione intende incrementare la mappa di tale vitale polifonia attraverso la composizione di un repertorio che, attraverso prospettive critiche differenti, ponga in dialogo testi, autrici, autori ed esperienze letterarie che hanno contribuito a delineare la Sicilia degli scrittori. Saranno accettate proposte di contributi che si interroghino su uno o più dei seguenti nodi tematici o su questioni affini:

  • La dimora isolana tra luce e lutto;
  • Gli scrittori siciliani e il Risorgimento tradito;
  • Sicilia ed Europa;
  • La parola come azione e come bellezza: la linea epico-lirica e la linea saggistico-riflessiva;
  • L’isola inedita delle scrittrici siciliane;
  • La Sicilia dei viaggiatori.
44. I LUOGHI E LA MEMORIA. LA LETTERATURA MERIDIONALE DAL 1945 A OGGI

Proponenti:
Bernardo De Luca bernardo.deluca@unina.it
Giuseppe Palazzolo giuseppe.palazzolo@unict.it

Discussant:
Fara Autiero f.autiero@ssmeridionale.it

A partire da ricerche avviate nell’ambito del progetto Prin Pnrr 2022 MeMo – Memoria e Mezzogiorno. Una mappa letteraria dal 1945 a oggi, il panel vorrebbe accogliere interventi dedicati all’analisi di luoghi simbolicamente significativi dal punto di vista letterario, secondo tre direttive tematiche: gli effetti della Seconda guerra mondiale; la (de)industrializzazione; le migrazioni. Obiettivo è la messa in rilievo dell’immaginario letterario cristallizzato intorno a luoghi significativi della storia nazionale e, in particolare, meridionale. Veri e propri traumi collettivi, i fenomeni individuati hanno trasformato i paesaggi meridionali e la relazione simbolica tra uomo e ambiente. Inoltre, le aree tematiche selezionate rientrano nella più complessa questione meridionale, che a partire dagli anni Settanta vede un graduale ridimensionamento nel dibattito intellettuale in generale, letterario in particolare. Tuttavia, grazie alla attività di alcuni scrittori e intellettuali che, spesso solitariamente, hanno contribuito a mantenerla in vita, è possibile guardare l’evoluzione della stessa questione meridionale da una prospettiva letteraria associata ai campi della geografia e dell’ecologia. Il panel, dunque, mira a restituire una panoramica di luoghi simbolici per la memoria collettiva attraverso il filtro della letteratura, al fine di fornire una cartografia storica in cui l’immaginario letterario e culturale si presenta inestricabilmente legato alla complessità dei processi memoriali e alla potente trasformazione che i luoghi e gli ambienti meridionali subiscono a distanza di pochi decenni. Il fine principale è l’analisi e la valorizzazione di un patrimonio letterario e linguistico strettamente connesso con lo spazio naturale e antropico, ancora poco indagato da un’adeguata prospettiva critica.

45. LE ISOLE E LE RIVE MEDITERRANEE DA LUOGHI DI VIAGGI E INCONTRI DI VOCI E SPAZI SIMBOLICI NELLA MODERNITÀ LETTERARIA ITALIANA

Proponenti:
Rosa Giulio rgiulio@unisa.it
Irene Chirico
Domenica Falardo

Discussant:
Alberto Granese

La proposta di Panel concerne l’attraversamento di un Mediterraneo (l’«Antico» di Montale, il mare “condiviso” di Braudel) che, connettendo da tempi remoti realtà geografiche e culturali diverse, in quanto crocevia di popoli erranti e scambi di beni, viene vissuto, immaginato e raccontato in opere letterarie moderne, le cui strutture linguistiche e stilistiche sono finalizzate alla rappresentazione simbolica. A solo scopo orientativo, se ne si indicano alcune connotate da campi semantici metaforici, come, nel caso di Raffaello Brignetti, scrittore spesso dimenticato, le paradossali vicende marinaresche di Morte per acqua (1952), le notti estive trascorse sui moli di La deriva (1955), il mare silenzioso e misterioso di Il gabbiano azzurro (1967), il viaggio in goletta a vela verso l’isola inquinata dalla speculazione alberghiera di La spiaggia d’oro (1971). Procedimenti analoghi sono adottati anche da altri autori: Stefano d’Arrigo, con i delfini morti e spiaggiati lungo le coste del Golfo d’Aria di Horcynus Orca (1975); Francesco Biamonti, con la fuga dalle cose amate e il ritmo della solitudine di Attesa sul mare (1994); Rodolfo Doni, con le distese baie e le profonde grotte di Nubifragio sull’isola (2005); Paolo Rumiz, con l’“occhio unico” del Faro, guida notturna alle rotte tra Oriente e Occidente, di Il Ciclope (2015); Erri De Luca, con il capitano che conosce la “legge delle acque” di L’ultimo viaggio di Sindbad (2023). Si potrebbero, inoltre, esplorare, con la guida di testi significativi, le terre vulcaniche dell’arcipelago napoletano, dalla mitica e fantastica Capri (1926) di Alberto Savinio al mare rugiadoso di sortilegi e incantesimi dell’Isola di Arturo (1957) di Elsa Morante, con incursioni, accompagnate da opportune riflessioni sull’orizzonte transnazionale della civiltà mediterranea e sui viaggi nella natura ibrida del «mare nostrum», da estendere a Corrado Alvaro di Il mare (1934) e, sempre nel Tirreno inferiore, a Domenico Rea di Boccaccio a Napoli (1958), a Raffaele La Capria di Ferito a morte (1961) e Colapesce (1974), tenendo presenti integrazioni e diaspore, ricchezze multilinguistiche e tragedie del mare, «luogo d’incrocio d’ogni vento e assalto», così come rappresentate e discusse in Mediterraneo. Viaggiatori e migranti (2017) di Vincenzo Consolo.

46. DA CROCEVIA A FRONTIERA: LO SPAZIO MEDITERRANEO NELL’EPOCA DEL TARDO CAPITALISMO

Proponenti:
Marco Borrelli marco.borrelli@unior.it
Federica Petrone federica.petrone@univ-lyon3.fr
Alberto Scialò a.scialo@unior.it

Discussant:
Carlo Vecce cvecce@unior.it

Nella prima metà del Novecento, nonostante i rapporti coloniali vigenti e il fatto che si intravedessero già i prodromi dell’egemonia culturale dell’Occidente capitalista e imperialista, il Mediterraneo rappresentava ancora un ponte percorribile verso culture diverse e uno spazio di scoperta avventurosa dell’Altro. Di ciò si trova traccia nello sguardo di autori quali Fausta Cialente o Pier Paolo Pasolini, che nell’incontro con l’alterità, pur mediato dalla profonda consapevolezza delle dinamiche coloniali, ricercavano una via alternativa ai valori fondanti della società occidentale. Paradossalmente, invece, con il processo di decolonizzazione e la caduta del Muro di Berlino, il Mediterraneo sembra diventato per l’Occidente più che un catalizzatore di scambi, una vera e propria frontiera. Per dirlo con le parole di Alessandro Leogrande, infatti, oggi “il confine principale tra il mondo di qua e il mondo di là cade proprio tra le onde di quello che, fin dall’antichità, è stato chiamato Mare di mezzo”.
Il panel, allora, si propone di indagare le modalità narrative e ideologiche con cui la letteratura degli ultimi decenni – anche tramite la valorizzazione di voci postcoloniali e scritture migranti - ha rappresentato questa transizione: i problemi che ha evidenziato e le soluzioni che ha proposto.
Per una riflessione critica sul tema si rimanda alla lettura de Il pensiero meridiano (1996) di Franco Cassano e dei numerosi studi critici di Sandro Mezzadra, tra cui Oltre il muro: topologia dello spazio globale sul confine tra inclusione ed esclusione (2011).

47. CONTAMINAZIONI URBANO-TRANSCULTURALI NELLA NARRATIVA ITALIANA DALLA SECONDA METÀ DEL NOVECENTO A OGGI

Proponenti:
Giulia Marziali giulia.marziali@uniroma1.it
Aldo Baratta aldo.baratta@uniroma1.it

Come evidenziato in numerosi studi (Biondillo 2008, Cellamare 2020, etc.), le forme dell’abitare il contesto metropolitano sono andate incontro a un drastico mutamento in seguito alla dissoluzione dei confini semiotici dello spazio urbano e della consecutiva decostruzione del binomio centro-periferia. Il paesaggio cittadino, attraversato da rotte migratorie nazionali e internazionali, si trova a vivere una fase trasformativa inedita in cui il divario tra ceto benestante e sottoproletariato, tra quartieri borghesi e quartieri popolari, sembra spostare sempre più i propri confini al punto da confonderli e spesso annullarli. Pertanto, la condizione di marginalità non è più una prerogativa esclusiva dei territori estremi e liminali della città, bensì concerne anche le zone centrali dando vita a «periferie interne» (Petrillo 2018, 2020) che scardinano la logica gerarchica tra interno ed esterno tanto da mettere in discussione la validità stessa delle polarità “centro e periferia” a favore di una riarticolazione degli spazi non oppositiva ma complementare. Si tratta di una commistione semiospaziale che procede di pari passo con un’analoga contaminazione culturale: il contatto tra identità plurime innesca l’emersione di «terzi spazi», per come li intendeva Bhabha (1994), dove si assiste a un’integrazione tra culture dissimili del tutto immune a gerarchie di valore e a demarcazioni nitide. È perciò possibile rileggere l’inedita relazione tra centro e periferia alla luce di un’analisi di matrice transculturale: se è ormai riduttivo cartografare la geografia urbana in termini dicotomici e definitivi, lo stesso si può dire per le soggettività culturali, motrici di processi interattivi di influenza reciproca che intersecano costrutti identitari in costante rinegoziazione. In un tessuto abitativo stratificato e disomogeneo quale quello contemporaneo, la transculturalità costituisce un «concetto operativo» (Sinopoli-Contarini 2023) essenziale per inquadrare le novità di una convivenza che rimuove l’impianto verticistico tra cultura autoctona e cultura straniera, centrale e periferico.
Il panel propone di riflettere intorno alle suddette dinamiche sociourbanistiche e transculturali all’interno della narrativa italiana dalla seconda metà del Novecento in avanti, allo scopo di studiare la convergenza tra ibridazione metropolitana e ibridazione culturale a partire dai fenomeni migratori degli ultimi decenni. Viene altresì incoraggiata un’attenzione al dato puramente formale, dimostrando come il dispositivo letterario possa tradurre in linguaggio le circostanze menzionate. Si pensi, a titolo d’esempio: alla diffrazione dell’identità autoriale in istanze diegetiche multiple e rizomatiche; ai casi di translinguismo, pluristilismo e incrocio tra i generi; all’abbattimento della frontiera tra centro – il testo vero e proprio – e periferia – tutto ciò che afferisce al paratesto, tra frontespizi, prefazioni e postfazioni, interviste, etc.

48. MERIDIONE NERO. IL SUD ITALIA NELLA LETTERATURA DELLA CONTEMPORANEITÀ TRA FANTASTICO E SUPERSTIZIONE

Proponenti:
Carlo Serafini carlo.serafini@unitus.it
Stefano Pifferi s_pifferi@unitus.it

Tornato agli oneri, più che agli onori, della cronaca per recenti fatti di cronaca tra possessioni, esorcismi e violenza fratricida, il Sud Italia ha sempre rappresentato una sorta di locus horridus soprattutto dalla prospettiva dei viaggiatori che nella tarda età moderna si muovevano per il Grand Tour dalle società più sviluppate dell’Europa continentale e settentrionale verso una penisola affascinante per il suo retaggio classico e la sua bellezza paesaggistica, ma anche per il suo essere superstiziosa e arretrata. Non è quindi casuale che le ambientazioni di romanzi tra il gotico e il fantastico come The castle of Otranto (1764) di Horace Walpole o alla Ann Radcliffe del Sicilian Romance (1790) o di The Italian, or the confessional of the black penitents (1797), solo per citare gli antesignani di questa tendenza del gotico, siano proprio nel Meridione d’Italia. Ma quella “nordica cavalcata di spettri, vergini morenti, di angeli-demoni, […] scheletri” che dal 1815 “invase e corse l’Italia” e che Croce criticamente considerava una “moda e non poesia”, in realtà non avrebbe mai più abbandonato il panorama letterario italiano e soprattutto quel Sud della penisola luogo reale di alterità tanto reali quanto fittizie, spazio di incontro e scontro tra superstizione e religiosità estrema, tra tradizioni arcaiche e paesaggi più che selvaggi, tra razionalità e ferinità inspiegabile.
Nella recente letteratura italiana, si è riattivata questa tendenza a identificare nel Centro e Sud della penisola un locus tutto fuorché amoenus, come dimostrano, in forme anche piuttosto diverse, la visionarietà psichedelica di una Sicilia post-pandemica e selvaggiamente spettrale come in Anna di Ammaniti, il grottesco affresco sulla superstizione de Il compratore di anime morte di Stefano D’Arrigo, il weird posseduto in una Sicilia arcaica e aspra di Suttaterra di Orazio Labbate o la convivenza tra vivi e morti in un Molise fuori dal tempo come ne I vivi e i morti di Andrea Gentile; testi in cui sono ancora attivi retaggi “altri” come i viaggi fantastici onirici di Giuseppe Bonaviri o i temi (soprattutto relativi alla morte) dell’opera di Bufalino.
Il panel si propone di indagare questi aspetti della letteratura del sud con l’obiettivo stretto su opere emblematiche e rappresentative.

49. «ESILE MITO TRA LE SCHIERE DEI BRUTI»: IL MEDITERRANEO COME TEATRO DI GUERRA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE

Proponenti:
Edoardo Barghini edoardobarghini@gmail.com
Ivana Menna ivana.menna90@gmail.com

La «geografia enormemente vasta e variegata» della Seconda guerra mondiale, è stato scritto, ha generato anche nella letteratura italiana una «memoria frantumata» e del tutto «irriducibile a unità»: al problema della «faticosa riunificazione a posteriori di un’esperienza maturata sotto cieli e in condizioni troppo diversi» (M. Isnenghi, Le guerre degli italiani, 1989) – dalla Francia alla penisola balcanica, dal fronte africano a quello sovietico – è forse oggi un approccio geocritico a offrire valide soluzioni. In particolare, rifacendosi alla categoria di «teatro del Mediterraneo» adottata dalla storiografia militare, è possibile eleggere il bacino del Mediterraneo a grande centro cronotopico della narrazione di una galassia di conflitti che videro gli italiani contrapporsi e relazionarsi in maniere inedite, problematiche e spesso traumatiche con la realtà di popoli e Paesi ben noti e improvvisamente divenuti ostili. Emblematica l’esperienza di Sereni, la cui «vicenda interrotta» di ufficiale di leva divenuto prigioniero di guerra (due condizioni-tipo che, opportunamente declinate, basterebbero a riassumere l’intera casistica degli scrittori-reduci) ne tocca tutti i principali teatri, dal fronte greco-albanese alla Sicilia dello sbarco alleato al Nordafrica della prigionia; ma numerose sono le vicende che aspirano a comporsi in una storia, frammenti di una narrazione unitaria in cui la luce del Mediterraneo riverbera la luce dell’Africa in camicia nera di Berto e del Deserto della Libia di Tobino, della Quota Albania di Rigoni Stern e della controversa Grecia dell’«armata Sagapò» di Biasion (da cui il film premio Oscar di Salvatores, Mediterraneo), della Napoli occupata di Malaparte e dei nostoi epici di D’Arrigo e Occhiato, il Mediterraneo teatro archetipico dell’eterna Odissea che è, come voleva Calvino, «la storia degli otto settembre, (…) di tutti gli otto settembre della Storia».
La proposta mira dunque a sollecitare indagini sullo spazio del Mediterraneo come centro di una parte significativa del racconto letterario della Seconda guerra mondiale, nel quadro di una mappatura storico-geografica delle narrazioni del conflitto.

50. BRADISISMI, DISMISSIONI, GRANDI OCCASIONI MANCATE. LE “VEDUTE” SUL GOLFO DI NAPOLI TRA XX e XXI SECOLO

Proponenti:
Lorenzo Morviducci lo.morviducci@gmail.com
Valentina Panarella valentina.panarella@gmail.com

Per le sue particolarità geologiche ed orografiche, il golfo di Napoli costituisce un fattore identitario per la città e per i comuni dell’area urbana. Il capoluogo campano deve, infatti, alla sua posizione sul Mediterraneo molti aspetti della sua multiforme identità: paesaggistico-ambientale, economico, geopolitico e strategico.
Anche gli scrittori – siano essi campani, abitanti per periodi più o meno lunghi o semplici viaggiatori – hanno fornito rappresentazioni letterarie del rapporto tra città e mare, che se colte nell’insieme mostrano una complessità frutto delle poetiche e delle ideologie individuali, nonché dei differenti interessi con cui si è guardato, come da diversi punti di osservazione, al variegato paesaggio di questa grande città mediterranea.
Si va, per fare qualche esempio, dagli smottamenti tellurici dell’area flegrea del Michele Sovente, la cui poesia si muove in un mondo tra il mito e la realtà, alla Napoli del dopoguerra raccontata da Anna Maria Ortese ed Ermanno Rea, condannata dal Patto Atlantico a diventare il più importante centro strategico del Mediterraneo a scapito del proprio sviluppo economico e sociale, passando per la soffocante «foresta vergine» di Raffaele La Capria, dalla quale è tanto difficile quanto vitale fuggire.
Scopo del presente panel è dunque quello di indagare la rappresentazione del golfo di Napoli nella letteratura italiana tra XX e XXI secoli, in lingua e in dialetto, trasversalmente ai generi propriamente letterari e non (romanzo, poesia, graphic novel, canzone d’autore, rap, indagini documentaristiche), al fine di articolarne un’ampia casistica.
Gli interventi potranno vertere sui seguenti (non esaustivi) argomenti:

  • I due volti del Golfo: paesaggi marini e paesaggi industriali
  • Le trasformazioni di Napoli nella letteratura del Novecento e degli anni Duemila
  • Miti, topoi e stereotipi partenopei
  • Il rapporto tra classi sociali, attività produttive e rappresentazioni del Golfo
  • L’immagine della città nella musica napoletana
51. IDENTITÀ E ALTERITÀ NAZIONALI NELLE AUTRICI ITALIANE DEL NOVECENTO

Proponenti:
Annalisa Andreoni annalisa.andreoni@unipi.it
Chiara Tognarelli chiara.tognarelli@unipi.it
Gruppo di Ricerca ADI “Studi delle donne nella letteratura italiana” - PRIN 2022 Scrittura delle donne e identità nazionale

Le scritture femminili del Novecento sono attraversate dall’interesse per il tema dell’identità nazionale, ma in modi nuovi e diversi rispetto a quanto avvenuto nell’Ottocento. Per molte autrici l’identità nazionale si caratterizza in senso interculturale: nate e cresciute al crocevia di culture diverse, la loro opera, spesso in più lingue, dialoga intensamente con le identità nazionali europee e mediterranee. Altre, pur non avendo esperienze biografiche di carattere cosmopolita, sono fortemente attratte dalla valenza identitaria di lingue, culture e tradizioni ‘altre’, non italiane, spesso periferiche, che rendono oggetto di narrazione e spazio simbolico nel quale riconfigurare la propria soggettività. Lo studio delle scritture femminili da questa prospettiva apre nuove piste d’indagine sulla questione nazionale e sulla sua rappresentazione letteraria. Il panel accoglie dunque contributi dedicati al tema dell’identità nazionale – tra fedeltà e ibridazioni, appartenenza e sradicamento – nell’opera delle autrici del nostro Novecento.

52. DISLOCAZIONI DELLA BILDUNG: LA DIALETTICA NORD/SUD NEL ROMANZO DI FORMAZIONE E GENERAZIONALE DAL SECONDO NOVECENTO ALLA CONTEMPORANEITÀ

Proponenti:
Osservatorio sul romanzo di formazione in Italia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Giovanni Barracco giovanni.barracco@uniroma2.it
Silvia Manciati silvia.manciati@uniroma2.it
Paola Culicelli paola.culicelli@unicusano.it

Discussant:
Fabio Pierangeli

Il Panel intende indagare articolazioni e funzioni della polarizzazione simbolica tra Nord e Sud in rapporto al tema della formazione nella narrativa italiana dal secondo Novecento alla contemporaneità. A partire dal secondo dopoguerra e fino alla metà degli anni Settanta, l’asimmetria tra Nord industrializzato e Mezzogiorno rurale e premoderno si situa al centro del dibattito pubblico nazionale e dell’immaginario condiviso: essa agisce come dispositivo culturale in grado di orientare i processi di costruzione identitaria e l’esperienza soggettiva e generazionale, divenendo a sua volta oggetto di investimenti simbolici. Sul piano della rappresentazione letteraria, la frattura si traduce in specifiche modellizzazioni del cronotopo finzionale in cui si inscrive l’apprendistato spirituale, sentimentale, civile dei personaggi: una spazialità organizzata lungo l’asse Nord-Sud, secondo un gradiente di valori e sovradeterminazioni spesso archetipiche: soglie, frontiere, migrazione e stasi, transitività e clausura, identità e alterità, physis e polis, regressione e metamorfosi, mythos e logos. Da L’isola di Arturo al ciclo de Gli anni ciechi, da Dietro la porta a L’adolescenza del tempo, fino a Acciaio, Io non ho paura, Come Dio comanda, passando per romanzi come La paranza dei bambini e Solo vera è l’estate, il dato topologico interagisce con la dimensione psicologica del personaggio fino a comporre vere e proprie vicende geo-esistenziali, che con il loro portato di fallimenti, traumi, esodi, incontri, si prestano spesso a simboleggiare la vulnerabilità del nuovo assetto politico-sociale e un’incrinatura che riguarda la compagine nazionale e il suo processo di modernizzazione.
Interesse del panel sarà altresì interrogare la tenuta simbolica e le trasformazioni di tale sistema di eterotopie nella rappresentazione della gioventù e del soggetto in formazione tardonovecentesco e degli anni Duemila, quando da un lato s’indebolisce progressivamente il vincolo tra esperienza individuale e ragioni collettive, vicenda di formazione privata e destini generali; dall’altro, l’interazione soggettiva con il dato spaziale e la sua rielaborazione immaginaria risentono del confronto con un orizzonte geografico ed empirico globale, in cui l’originaria dialettica Nord/Sud si inserisce all’interno di una più ampia rete di rapporti materiali, culturali e simbolici, anche a partire dalla capacità della TV e dei media di organizzare e strutturare nuovi modelli percettivi e forme di costruzione dell’immaginario.

53. «ATTENDE LO DELIMITINO GLI ALTRI». FORME DELL’IBRIDAZIONE NELL’OPERA DI OTTIERO OTTIERI

Proponenti:
Andrea Gialloreto andrea.gialloreto@unich.it
Diego Varini diego.varini@unipr.it

Molteplici sono le modalità attraverso le quali Ottiero Ottieri (1924-2002) percorre, tanto in veste di narratore quanto di poeta, una strategia dell'ibridazione fra generi letterari, registri stilistici, partizioni tematiche e di contenuto. Assolutizzando le ragioni private (l'angoscia nevrotica) e la dimensione politica (a sua volta scissa in due, ideologicamente, tra riformismo olivettiano e istanze neo-laburiste) lo scrittore insegue – in un confronto inesausto con i linguaggi eteronomi della filosofia, della psicoanalisi, della sociologia e della cronaca – una saldatura fra l'autobiografia e il saggio, le maschere del tragico e del grottesco, la topografia della mente assediata dalla patologia e i fantasmi sedimentati nell'immaginario collettivo, la brevitas epigrafica e il delirio logorroico, il realismo e l'allucinazione. Nel centenario della nascita dello scrittore, il panel si propone di indagare aspetti peculiari dell'opera ottieriana, nelle sue molteplici realizzazioni e diramazioni: non senza una particolare attenzione – in prima istanza – alle interazioni della scrittura di Ottieri con la mescidanza e il consustanziale metamorfismo della tradizione satirica (italiana ed extra-italiana), nonché alla tormentata dialettica (in lui persistente, come un ossessivo e martellante dilemma esistenziale, pressoché nella totalità delle sue opere) fra centro e periferie, nord e sud, campagna e città, riflessa esplicitamente in due nodi concettuali e problematici – l'industrialismo e il meridionalismo – fondamentali nell'immagine che lo scrittore tiene a proiettare di sé e del proprio diagramma intellettuale.

54. TRA STORIA E MITO. LE CITTÀ MEDITERRANEE NEL ROMANZO ITALIANO DEL SECONDO NOVECENTO

Proponente:
Niccolò Amelii niccolo.amelii@studenti.unich.it

Nel pamphlet Il Feticcio urbano, pubblicato nel 1968 in Italia da Einaudi, Alexander Mitscherlich scrive che le città mediterranee «sono configurazioni nelle quali si poté sviluppare un "colorito" collettivo, un avvertibile, caratteristico aspetto dei loro cittadini». Esse presentano, infatti, un nucleo architettonico, urbanistico e storico­sociale germinativo, un «punto di cristallizzazione» transgenerazionale e culturalmente stratificato in cui convergono le memorie del passato e le esperienze del presente. Al crocevia tra storia e mito, tra natura e cultura, le città del Mediterraneo che divengono materia di rappresentazione nel romanzo italiano del secondo Novecento - basti citare qui, solo per fare alcuni esempi paradigmatici, Il mare non bagna Napoli, Ferito a morte, Le donne di Messina, Althénopis - possono essere indagate quali prismi ermeneutici attraverso cui analizzare, da un lato, a livello tematico, prestando particolare attenzione agli speculari risvolti simbolici, metaforici e allegorici, cosa lo spazio urbano restituito dalle narrazioni ci permette di comprendere sulla società italiana nel determinato frangente storico di riferimento; dall'altro, esaminare, a livello formale, il variare delle costruzioni narrative, degli espedienti tecnici, degli stilemi linguistici mediante cui i testi romanzeschi rielaborano e designano la fenomenologia metropolitana, cercando di rispondere alla sfida innanzitutto gnoseologica e percettiva che essa pone.
Nel tentativo di avvicinare storia delle forme narrative e storia della modernità, il panel intende indagare la città mediterranea come elemento-soglia tra fatto romanzesco e fatto storico-sociale al fine di far emergere innanzitutto attraverso quali istanze, strategie, soluzioni figurative lo spazio metropolitano venga inglobato all'interno dello spazio testuale, e successivamente come la componente spaziale dell'opera possa farsi “sistema” all’interno della narrazione stessa, agendo trasversalmente, non più e non solo come scenografia, sfondo o ambientazione delle vicende, ma come strumento centrale nella determinazione della parabola narrativa dei personaggi e dello sviluppo diegetico dell'opera, diventando un asse portante del complesso di significazione del romanzo, entrando in dialogo serrato con gli altri livelli di senso da quest'ultimo generati. Allo stesso tempo però, partendo dall'assunto lotmaniano per cui esiste una corrispondenza stringente e biunivoca tra l'insieme di valori etici e morali e i modelli culturali e ideologici di una determinata epoca e le modalità attraverso cui il linguaggio spaziale agisce e significa nei testi, il nostro interesse è altresì volto a sondare quanto il discorso romanzesco risemantizzi, risimbolizzi o demistifichi il discorso sulla città che viene costruito all'interno della società e quanto lo specifico letterario - il suo surplus conoscitivo - sia capace di problematizzare, questionare o rivivificare investimenti di retoriche, identità e immaginari sedimentatisi nei secoli nel corpo stesso dell' urbs mediterranea. Detto in altri termini, il primo obiettivo che intende perseguire il panel è quello di verificare le modalità autoriali attraverso cui la città “reale” - spazio culturale, sociale, economico produttore di una propria specifica costellazione di senso, storicamente data (e storicamente mutevole) -venga ri-significata nel perimetro testuale e quali risorse epistemiche si originino dalla collisione tra questa e il suo alter-ego finzionale. Il secondo obiettivo, invece, può essere racchiuso sommariamente in una doppia interrogazione correlata: cosa la città racconta del romanzo nella sua parabola - formale, tematica, ideologica - degli ultimi settant’anni? E viceversa, cosa il romanzo racconta della città (e metonimicamente della società di cui è espressione) nel suo processo di mutazione storica?

55. «UN MARE DI MORTE»: FORME CONTEMPORANEE DEL SOPRANNATURALE NEL RACCONTO DEL MEDITERRANEO

Proponenti:
Francesca D’Alessio dalessio.francesca@spes.uniud.it
Tommaso dal Monte dalmonte.tommaso@spes.uniud.it
Iwan Paolini paolini.iwan@spes.uniud.it

Discussant:
Sergia Adamo adamo@units.it

Dalle Storie del castello di Trezza di Verga fino allo Scuru di Orazio Labbate, passando per alcuni testi di Alberto Savinio, Anna Maria Ortese, Mario Soldati e Michele Mari, la letteratura italiana (e non solo) ha spesso guardato al mare come a un ambiguo luogo di riemersione del soprannaturale e della pulsione di morte. Di pari passo, testi a vocazione realistica manifestano frequenti contaminazioni (tematiche e formali) fra le forme del mito classico, della fiaba, del gotico e del fantastico. Il panel intende dunque porre il Mediterraneo come luogo di un indistinto sovra-razionale e sede di riemersione del superato, indagandone le relazioni con i temi del lutto e della morte.
Muovendosi nel segno di tali ambiguità, saranno accolti contributi che esplorino le modalità con cui la letteratura del Novecento e dell’estremo contemporaneo (insieme ad altre forme artistiche, quali cinema e discipline performative) abbia rielaborato le topiche della tradizione letteraria e utilizzato le possibilità insite nel mito, nel fantastico e nel gotico per raccontare il Mediterraneo come catalizzatore di pulsioni ambigue, afferenti alle sfere del lutto e della morte. Oltre all’analisi delle forme e dei temi, al centro del dialogo che si intende aprire saranno poste le ragioni del riuso di questi codici e la loro attualità nel corso del Novecento e del nuovo millennio – un periodo che ha visto scivolare il baricentro del mondo lontano dal Mediterraneo e che, proprio nel Mediterraneo, è stato segnato dal trauma delle morti in mare.

56. SCRITTRICI IN VIAGGIO. DECLINAZIONI DEL REPORTAGE NELLA MODERNITÀ LETTERARIA

Proponente:
Monica Venturini monica.venturini@uniroma3.it

Discussant:
Emanuela Bufacchi e.bufacchi.unisob@gmail.com

Il panel proposto intende indagare il contributo delle scrittrici del Novecento e del nuovo Millennio all’affermazione e allo sviluppo del reportage, considerando gli effetti prodotti sulla rappresentazione dell’Oriente e delle rotte mediterranee. A partire dai lavori pioneristici di Silvia Franchini e Simonetta Soldani (Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, Milano 2004) e da quelli di Laura Pisano (Donne del giornalismo italiano, Milano 2004) si delinea come, di pari passo all’evoluzione del genere, le scrittrici abbiano conquistato gradualmente uno spazio di primo piano nel panorama culturale italiano, declinando il proprio sguardo sul mondo e sull’altrove secondo i nuovi linguaggi della contemporaneità.
Da Matilde Serao ad Anna Maria Ortese, da Natalia Ginzburg a Oriana Fallaci, fino a Dacia Maraini, le voci delle autrici del XX e XXI secolo, hanno infatti contribuito ad innovare il reportage di viaggio e di guerra, aprendo prospettive inedite sul rapporto tra identità-spazio-tempo. Le narrazioni polifoniche ed eterogenee emerse dall’attraversamento di territori – reali e virtuali, immaginari e concreti – hanno condotto così a nuove declinazioni e ibridazioni e a un complessivo rinnovamento dell’immaginario culturale contemporaneo.

57. PER IL CENTENARIO DI MEDITERRANEO DI EUGENIO MONTALE

Proponente:
Antonio Soro antoniosoromail@gmail.com

Nel 1924 Montale componeva Mediterraneo, poemetto dalle molte confluenze filosofiche e letterarie. Il mare, ponte per tre continenti, diviene in Montale reificazione dell’indifferenziato primordiale; ma anche, sul piano psicologico ed esistenziale, allegoria di un’introspezione dai molti possibili approdi. Relazionarsi col Mediterraneo significa così relazionarsi col proprio io. L’allontanamento dall’«Antico» rappresenta la «fine dell’infanzia» – età nella quale ogni dolore è sedato da acque capaci di redimere pure la sofferenza di un ciottolo – ma anche il distacco dal grande cuore del mare, del quale ogni altro cuore è una particella. Si passa così dal mito («favola») alla storia, ma nel «gocciare / del tempo inesorabile» permane un’eco di quella voce: la sola lingua che permetterà all’io poetico di comunicare all’animo dei lettori, e di farsi comprendere, perché essa è la lingua delle origini, la lingua del severo padre, dal quale ci si fugge provando un’ossimorica ostilità affettuosa («rancura(…) figliuolo»). L’io narrante rimpiange il mare perduto, che dissolve ogni angoscia. Ma in vita, («secco pendio») la separazione è definitiva. Fallito il tentativo poetico di accordare la propria poesia alla musica delirante e siderale del mare che il poeta a tratti ode dentro di sé («il tuo delirio sale agli astri ormai»), tutto resta un «balbo parlare», le «lettere fruste dei dizionari», le «frasi stancate». Ma rimane pure la speranza: venuti dal mare, l’eco del “padre” resta in noi, e lascia agli uomini una possibilità d’armonia. Il panel si propone di approfondirne gli aspetti critici del poemetto, soffermandosi su spazi evocativi, significati, fonti di ispirazione, influenze sull’evoluzione poetica dell’autore a partire dall’abbandono dei modelli simbolistici e della tradizione italiana per arrivare alla poetica del frammento, del detrito.

58. ROTTE CRITICHE NELLA LETTERATURA ITALIANA

Proponenti:
Ambra Carta ambra.carta@unipa.it
Simone Giusti simone.giusti@unisi.it
Tiziana Piras tiziana.piras@units.it
Lucia Rodler lucia.rodler@unitn.it

Il termine “rotta” significa anzitutto “percorso da seguire”. In questo panel desideriamo riflettere sul percorso di chi ha intrecciato ricerca e divulgazione, come scrittore, come critico o come editore. Non attendiamo solo esperienze vincenti, anche perché “rotta” significa pure “sconfitta”. E comunque sempre “rottura” (dal latino (via) rupta) con la tradizione, e perciò lucidità, volontà e fatica. Ancora oggi, dopo che da ormai una decina d’anni l’università deve occuparsi di terza missione, la disseminazione della letteratura suscita sospetti e resistenze. Forse anche per questo la letteratura non solo italiana precipita a “rotta” di collo fuori dagli interessi di studenti, studentesse e di investimenti pubblici e privati? Quali sarebbero e sono i modelli della divulgazione della letteratura italiana che potrebbero diffondere nuovo interesse? Quali le forme, i modi, i generi più fortunati? E quali le collane e gli editori? E quali gli errori e i rischi? Insomma quali rotte deve seguire o stabilire ex novo la letteratura?
Proposto dal gruppo di ricerca La comunicazione letteraria. Gruppo di ricerca sulle forme della comunicazione letteraria, sulle attività di terza missione e sulla divulgazione umanistica il panel accoglie proposte di riflessione teorica, casi di studio storici e contemporanei, con anche esperienze di ricerca, insegnamento e di terza missione che riguardino la disseminazione della letteratura italiana.

59. IL MEDITERRANEO COME SPAZIO PER LA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA

Proponenti:
Marco Leone marco.leone@unisalento.it
Natascia Tonelli natascia.tonelli@ gmail.com ; natascia.tonelli@unisi.it

Considerato dai Mediterranean Studies sotto un peculiare punto di vista geografico, storico e antropologico, il Mediterraneo è, in realtà, anche uno spazio narrativo e letterario-culturale declinabile in funzione didattica, con riferimento alla manualistica scolastica, alla costruzione di percorsi tematici o per generi, all’elaborazione di una didattica della letteratura interculturale e inclusiva, al rapporto comparativo della letteratura italiana con le letterature straniere, alla formazione di canoni di autori e di testi, all’applicazione di specifiche metodologie e di distintivi orientamenti critico-letterari (spatial turn, post-colonialismo, letteratura migrante). Il panel accoglie proposte di riflessione teorica ed esperienze di ricerca e di insegnamento che riguardino la didattica della letteratura italiana in relazione all’immaginario del Mediterraneo, con particolare interesse per l’approccio geo-critico e per l’intersezione tra letteratura e altri ambiti disciplinari.

60. MIGRAZIONI E CONTAMINAZIONI DAL CARTACEO AL DIGITALE. PER UNA NUOVA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA

Proponenti:
Paola Italia paola.italia@unibo.it
Loredana Chines loredana.chines@unibo.it

L’ecosistema digitale ha modificato profondamente la comunicazione letteraria, introducendo quegli elementi di variabilità, iconicità e interattività, caratteristici del testo digitale, che suscitano contaminazioni a vari livelli: di lingua, stile, temi; e che richiedono una nuova didattica. Non sempre, infatti, i progetti digitali realizzati (nell’ambito della Letteratura italiana e non solo), hanno messo al centro della modellizzazione i veri destinatari della comunicazione letteraria: studenti e insegnanti, rappresentando una vera innovazione dei modelli didattici. Il panel si propone di riflettere su questi cambiamenti e raccogliere proposte e buone pratiche di didattica digitale, concentrate particolarmente sulla condivisione e valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, della Letteratura italiana e proporre strumenti condivisi ed efficaci per contrastare il progressivo impoverimento dei contenuti e delle capacità critiche degli studenti e suscitare nuove curiosità, interessi, passioni, e quel senso di responsabilità collettiva del bene pubblico che è il primo atto di responsabilità e di cittadinanza attiva.

61. MITI DI DONNE E D’ACQUA NELLA LETTERATURA ITALIANA DAL CINQUECENTO AL NOVECENTO

Proponenti:
Rosario Castelli rcaste@unict.it
Maria Di Maro maria.dimaro@univaq.it

Discussant:
Daniela De Liso daniela.deliso@unina.it

Nelle regioni del mito le storie di dee, ninfe e mortali si intrecciano spesso con la topografia delle acque, a cui «l’immaginazione ingenua e l’immaginazione poetica» attribuiscono un «carattere quasi sempre femminile» (Bachelard 1992: 18). Protagoniste di aggressioni erotiche o animate da una smisurata passione amorosa, le donne connettono il loro destino e l’esito lieto o funesto delle loro liaisons con il «simbolo della dinamica della vita» (Pieroni 2001: 67). Nella tradizione italiana questo ambivalente legame mitico è stato oggetto di numerose riprese e metamorfosi: idriadi e sirene, donne mortali e sovraumane affollano le pagine letterarie e il riuso delle loro vicende mitiche diventa un raffinato strumento per affrontare tematiche complesse (es. vita, morte, trasformazione, femminilità, violenza, maternità). Il panel si pone dunque l’obiettivo di indagare le immagini e le strategie retoriche con cui gli autori, in prosa e in versi, hanno raccontato i miti di donne e d’acqua nella letteratura italiana dal Cinquecento al Novecento.

62. NARRAZIONI DEL MEDITERRANEO DAL SETTE AL NOVECENTO: TRA EPISTOLARI E PERIODICI

Proponenti:
Emilio Boaretto emilio.boaretto@unitn.it
Fabio Forner fabio.forner@univr.it
CENTRO DI RICERCA SUGLI EPISTOLARI DEL SETTECENTO – Università degli Studi di Verona

Discussant:
Corrado Viola corrado.viola@univr.it

«Ancora una volta e a maggior ragione la geografia storica (della letteratura) italiana richiede, per essere adeguatamente studiata, una carta d’Europa». Fare «rotta» verso il Mediterraneo, dunque, non può che essere l’occasione per estendere il campo d’azione che Dionisotti si limitò a restringere entro i confini dell’Italia (dis)unita poco dopo le parole in esergo. Nell’intera sua estensione da Gibilterra ai Dardanelli, e poi giù fino a Suez, il Mediterraneo fu crocevia di popoli e culla della cultura europea. A partire da questo presupposto, è possibile e anzi opportuno, dunque, indagare gli scambi culturali e letterari che favorirono il dialogo tra le nazioni negli ultimi tre secoli della modernità, dal Settecento al Novecento. La lettera e l’articolo giornale, depositari privilegiati di referti odeporici, possono essere una pista interessante per indagare la narrazione del Mediterraneo, o meglio, la narrazione delle civiltà, dei popoli, dei luoghi che si affacciano sulle sponde di questo mare. Diversi sono gli esempi rintracciabili nella nostra letteratura: dalle lettere degli avventurieri settecenteschi che si muovevano per l’Europa, principe dei quali fu Casanova, al Viaggio in Italia di Piovene, passando per illustri esempi epistolari e giornalistici come i casi dei viaggi inglesi e portoghesi di Baretti, dei reportages dell’ottocentesca «Antologia» e degli elzeviri sulle terze pagine delle riviste primo-novecentesche (notevoli, tra gli altri, quelli di Giovanni Comisso, ispirati dai viaggi per la «Gazzetta del popolo», il «Corriere della sera» e «Il Mondo»). Ma volendo entrare anche nelle pieghe degli studi eruditi, sono caratteristici, in particolare per il Settecento, i dibattiti sulle eruzioni del Vesuvio, sui resoconti di viaggio dopo le prime scoperte di Pompei ed Ercolano. Talvolta, inoltre, dibattiti di questo tipo assumevano forma di lettere fittizie destinate ai periodici, come le «Memorie per servire all’istoria letteraria» di Angelo Calogerà, che trovavano proprio nel “giornalismo epistolare” la propria cifra stilistica.
Il panel del Centro di Ricerca sugli Epistolari del Settecento si propone dunque di ricostruire piccoli quadri di geografia e di storia della letteratura italiana mediante le narrazioni del Mediterraneo depositatesi negli epistolari e nei periodici del Sette, dell’Otto e del Novecento.

63. DALL’AUTORE ALL’EDITORE: LE ROTTE DEL TESTO DAL ‘700 A OGGI

Proponenti: Stefania Baragetti stefania.baragetti@unimi.it
Monica Zanardo monica.zanardo@unipd.it

Discussant:
Virna Brigatti virna.brigatti@unimi.it

Prima di giungere ai lettori in una delle sue vesti ne varietur, ogni testo attraversa numerosi passaggi, che coinvolgono non solo l’autore, ma anche e soprattutto i mediatori, tra cui si comprendono editori (lato sensu) e traduttori.
Declinando dal punto di vista specificamente testuale il tema del convegno, il panel si prefigge di indagare i movimenti del testo dalla genesi alla stampa focalizzandosi sulle complesse dinamiche di trasmissione, con lo sguardo rivolto in particolare alle modifiche dettate dai processi produttivi, che coinvolgono sia l’editore sia l’autore, che a seconda dei casi può assecondare o rifiutare l’ingerenza di una volontà altra nell’elaborazione del suo testo.
Scavalcando le frontiere, sarà inoltre interessante verificare quanto la volontà d’autore si sia mantenuta nel passaggio translinguistico, quanto l’intervento autoriale abbia accondisceso o deviato la prospettiva del traduttore, quanto la volontà del traduttore si riuscita a imporsi.
Si accoglieranno interventi che propongano casi specifici relativi a questi aspetti, anche valorizzando gli archivi letterari ed editoriali.

64. SPAZI PRIVATI E DEPRIVATI. ALTERAZIONI E CONTAMINAZIONI DEL DOMESTICO NELLA SCRITTURA FEMMINILE DALL’ETÀ MODERNA AL TERZO MILLENNIO

Proponenti:
Arianna De Gasperis arianna.degasperis@uniroma1.it
Giacomo Di Muccio giacomo.dimuccio@uniroma1.it

Discussant:
Monica Cristina Storini monica.storini@uniroma1.it

«Lo tenni sotto il cappotto lungo tutta la strada, fino a casa. (...) “Lo metterò nell’armadio” pensavo, “no, Mirella lo apre spesso per prendere qualcosa di mio da indossare, un paio di guanti, o una camicetta. Il comò, Michele lo apre sempre. La scrivania è occupata ormai da Riccardo.” (...) Lo gettai infine nel sacco degli stracci, in cucina. (...) Inutilmente tentavo di convincermi che non avevo fatto nulla di male. Riudivo la voce del tabaccaio ammonire: “È proibito”» (de Céspedes 1952). Così Valeria appunta l’ingresso proibito del quaderno nella casa in cui constata di non avere più alcuno spazio proprio. Ciò che Bachelard aveva teorizzato come il «valore umano degli spazi di possesso, degli spazi difesi contro forze avverse, degli spazi amati» (Bachelard 2006), assume un ruolo particolarmente significativo per il caso della scrittura delle donne, tantopiù quando allo spazio “privato” viene affidata una molteplicità di valori rispetto alle relazioni che ivi si instaurano, ma anche verso ciò che, per converso, sta al di fuori di esso. Nondimeno il fuori intrattiene con la controparte uno scambio continuo, fatto di innesti percepiti come ammissibili (e ammessi), così come proibiti (e, talvolta, rifiutati): dalla casa-mondo delle dame Pintor di Canne al vento (1913) al baule-utero della massaia di Paola Masino (1945), dall’«accabbu» collettiva di Michela Murgia (2009) alla casa che diventa organismo mostruoso, percorso da rampicanti anatomici, ne L’altra casa (2021) di Simona Vinci, ciò che è estraneo, e dunque ignoto, attecchisce nelle fondamenta domestiche, alterandole. Alla luce di ciò, il panel intende sollecitare interventi che indaghino i modi in cui la scrittura femminile, dall’età moderna a oggi, si avvale della domesticità quale immagine privilegiata per scandagliare la contaminazione tra soggettività familiari ed estranee, femminili e maschili, legittime e illegittime; senza tralasciare, in tali contesti, l’effetto sui generi letterari e la loro ibridazione.

65. SCRITTURE MIGRANTI MEDITERRANEE: NARRAZIONI LETTERARIE DELL’ALTRO E DEL SÉ TRA L’ITALIA E L’EGITTO

Proponenti:
Wafaa Raouf El Beih wafaa.raouf@hotmail.com
Abdelhaleem Solaiman abdelhaleem.solaiman@yahoo.it

Il panel si propone di soffermarsi sulla produzione letteraria dell’emigrazione italiana storica in Egitto e sulla letteratura prodotta da scrittori di origine egiziana in Italia, riflettendo sul meccanismo dialogico e su momenti diversi sulla via d’integrazione tra questi due popoli, attori attivi della sponda nord e sud del Mediterraneo. Si analizzano le narrazioni dell’Altro e del Sé, tenendo conto del legame storico-culturale, delle trasformazioni che hanno interessato la società locale e delle complesse dinamiche connesse alla convivenza tra stranieri e autoctoni all’interno di questi due paesi del Mediterraneo, indagando problematiche e questioni come l’affermazione/le contraddizioni identitarie, incontro e scontro di civiltà, processi di integrazione sociale.
Le proposte possono riguardare, fra gli altri, i seguenti temi:

  • Il rapporto tra Italia ed Egitto nella tradizione letteraria;
  • L’Egitto nelle opere dei migranti e dei viaggiatori italiani;
  • Voci migranti nella letteratura italiana e nella letteratura egiziana;
  • Memoria e ambientazione mediterranee nelle scritture migranti;
  • La comunità italiana in Egitto e la comunità egiziana in Italia;
  • L’auto-rappresentazione del personaggio migrante;
  • Il cinema italiano ed egiziano e il racconto delle migrazioni
66. «STORIE PROPRIO COSÌ». VIAGGI, INCONTRI E IBRIDAZIONI NELLA LETTERATURA ITALIANA ‘PER L’INFANZIA’

Proponenti:
Anna Carocci anna.carocci@uniroma3.it
Nicola Catelli nicola.catelli@unipr.it

Tradizionalmente considerata una produzione minore o marginale, la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza esercita invece una funzione indispensabile nella formazione emotiva e intellettuale dell’individuo e svolge un ruolo fondamentale nella riflessione sulle forme del racconto (a cominciare dalla fiaba, «forma primaria della narrazione» secondo Rosaria Sardo).
Basata sulla commistione di linguaggi, arti e modelli differenti, la letteratura giovanile è spesso incentrata su un percorso di crescita e conoscenza attuato attraverso un’esperienza di viaggio. All’ibridazione compositiva corrisponde così la tematizzazione dell’incontro con l’altro: e in questa prospettiva il mare – il Mediterraneo per l’ambito italiano – costituisce un elemento ricorrente come spazio da attraversare, luogo privilegiato dell’avventura e dell’inatteso, occasione dell’incontro salvifico o mortale, nonché metafora della lettura stessa. Proprio fra le acque del Mediterraneo, del resto, la biblioteca Ibby di Lampedusa fa del carattere ibrido della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza uno strumento concreto di accoglienza e conoscenza reciproca.
Scopo del panel è dunque indagare le modalità con cui la letteratura per giovani da un lato si realizza come forma ibrida in dialogo con altri generi e linguaggi, dall’altro mette in scena il viaggio, la migrazione e l’incontro, con particolare attenzione ai casi in cui il Mediterraneo costituisce uno snodo fondamentale della narrazione. Si potranno considerare:

  • la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza senza limiti cronologici (favole, libri d’avventura, libri illustrati, collane di classici per l’infanzia ecc.);
  • la tradizione della fiaba italiana, anche nelle sue intersezioni con altri generi (fiaba e letteratura cavalleresca, fiaba e novellistica, fiaba e teatro);
  • le opere per l’infanzia di scrittori e scrittrici ‘maggiori’ (ad esempio Buzzati, Calvino, Morante, Malerba, Pontiggia, Terranova);
  • gli adattamenti di classici italiani, anche nelle forme dell’albo illustrato o del graphic novel.
67. TESTI LETTERARI ITALIANI IN TRADUZIONE LATINA

Proponente:
Francesco Lucioli francesco.lucioli@uniroma1.it
Gruppo di ricerca del PRIN 2022 TransLATINg Italian Literature

Tradurre dal volgare in latino è operazione che comporta un alto grado di contaminazione: determinata dapprima da esigenze di carattere pratico (come i rapporti commerciali e i viaggi), burocratico e di insegnamento, la pratica della latinizzazione si rivolge ben presto ai testi letterari, determinando notevoli scambi e migrazioni semantiche, stilistiche, concettuali e di genere. Il presente panel, organizzato dal gruppo di ricerca del PRIN 2022 TransLATINg Italian Literature, intende accogliere relazioni dedicate alle traduzioni in latino di testi letterari italiani tra Medioevo ed età contemporanea; la finalità è quella di ricostruire, attraverso un ampio panorama cronologico e di generi letterari, le motivazioni di tale pratica, il pubblico a cui questi testi erano indirizzati, e soprattutto le ibridazioni linguistiche e culturali di cui le latinizzazioni si fanno testimoni nel corso dei secoli.

68. TRA REALTÀ E METAFORA: IL MEDITERRANEO DA DANTE A MONTALE, E OLTRE

Proponenti:
Anna Rinaldin anna.rinaldin@unipegaso.it
Luca Lombardo luca.lombardo@unibg.it
Elena Santagata santagataelena2@gmail.com
Lorenzo Negro lorenzo.negro@unive.it
Germana Dragonieri germana.dragonieri@unive.it

Discussant:
Tiziano Zanato zanato@unive.it

Il Mediterraneo, nella storia della nostra letteratura, e specie nella poesia, non gode di molte attestazioni dirette, spesso sostituite da descrizioni dei luoghi fisici o da più o meno ampie reinterpretazioni metaforiche. Gli estremi canonici entro cui tracciare una linea ‘mediterranea’ all’interno della nostra letteratura sono la descrizione desultoria del suo tracciato occidentale, da Gaeta allo stretto di Gibilterra, accolta nell’affabulazione di Ulisse sull’ultima parte del suo viaggio in Inferno XXVI, e la grande metafora del Mediterraneo nella serie di 9 poemetti che Montale raccoglie sotto questo nome complessivo negli Ossi di seppia. Senza dimenticare successive menzioni e rielaborazioni, da Pavese a Pasolini a De Luca.
Il panel intende approfondire, con gli strumenti della critica, della retorica, della linguistica, della filologia, il rapporto di interscambio reciproco fra visione reale e interpretazione metaforica del Mediterraneo (altrimenti detto Mar Maggiore) nella nostra tradizione letterario-poetica.

69. IL MEDITERRANEO COME CRONOTOPO DELL’ATTRAVERSAMENTO SPONTANEO O FORZATO

Proponenti:
Beatrice Basile bbasile@sas.upenn.edu
Gina Bellomo gina.bellomo2@unibo.it
Camilla Pinto camilla.pinto2@unibo.it

Quando Fernand Braudel definisce il Mediteranneo «pianura liquida» propone una concezione del mare nostrum come superficie fisicamente percorribile in cui le culture non tanto si pongono l’una di fronte all’altra ma si combinano e ibridano a vicenda.
Il Mediterraneo nelle testimonianze di chi lo vive assume una configurazione in cui la dimensione spaziale si connette strettamente a quella temporale e ciò emerge in particolar modo dalle narrazioni che hanno al centro la Sicilia come crocevia di popoli, lingue e storie; questo già da tempi remoti, basti pensare alle opere di Ibn Jubayr o di Ibn Hamdis. Di questi racconti - sia che riguardino viaggi dettati dal piacere o dal desiderio di esplorare, di cercare o ritrovare qualcuno o qualcosa, di risolvere un enigma, sia che dipendano da partenze forzate per motivi politici, etnici, religiosi - la letteratura moderna e contemporanea sono ricche di esempi, e nelle storie di tali attraversamenti è spesso essenziale il ruolo (fisico, storico, simbolico, metaforico) della Sicilia nel contribuire a definire il Mediterraneo come un cronotopo. Diversi autori sono rappresentativi di tale andamento: i siciliani Vincenzo Consolo, Stefano D’Arrigo, Nino De Vita, Salvatore Quasimodo, il pugliese Alessandro Leogrande, il turco Nazim Hikmet, il greco Konstantinos Kavafis, lo spagnolo José Hierro, il francese Jean-Claude Izzo, lo statunitense Berenson.
Qui entrano in gioco svariate prospettive geografico-fisiche, come il luogo di provenienza e quello di approdo, le modalità e i mezzi di attraversamento del mare. Da non tralasciare, inoltre, la condizione - sociale, economica, religiosa, ambientale, anagrafica, di genere, di classe - di partenza e di arrivo. Al contempo, dal punto di vista temporale, diversi livelli si integrano e si fronteggiano: la temporalità oggettiva si confronta con quella soggettiva derivante dall’esperienza personale ma anche dal retroterra culturale che il viaggiatore porta con sé. L'attraversamento ha una durata che spesso non si esaurisce esclusivamente nel tempo del viaggio ma racchiude in sé anche il tempo speso nella preparazione dello stesso, quello dell’assestamento e talvolta del ritorno.
Nei multiformi racconti di viaggio questa compartecipazione configura il Mediterraneo come superficie percorribile di consistenza percettibilmente variabile, attraversabile tramite svariati mezzi di trasporto. Da un lato, si tratta di una terra dai confini liquidi dove le culture si mescolano; dall’altro, diventa un mare scandito da muri e frontiere in cui la questione delle acque internazionali spesso problematizza in modo estremo i casi di spostamento forzato, di esilio, di asilo politico e, in generale, le rotte migratorie.
Questo panel accoglie proposte di intervento relative a opere letterarie della modernità e della contemporaneità - (auto)biografiche, epistolari, narrative, poetiche, di reportage, memorialistiche - le quali indagano esperienze e/o processi di attraversamento del Mediterraneo dove la dimensione spazio-temporale assume spesso uno specifico valore retorico dando così vita ai cronotopi.
Saranno valorizzate le proposte che analizzano casi dove viene esaltata l’ibridazione di forme letterarie, lingue e/o espressività artistiche e dove, tra tutte le terre coinvolte negli attraversamenti, la Sicilia emerge come nodo centrale.
Si accolgono proposte di intervento incentrate su - ma non limitate a - i seguenti punti:

  • Il cronotopo del Mediterraneo nei racconti fantastici di viaggio o di spostamento forzato (cartografie e isole immaginarie, leggende, miti, rotte inventate etc.).
  • Racconti e testimonianze di attraversamento forzato del Mediterraneo (migrazione, esilio, asilo politico etc.).
  • Racconti di viaggi e spostamenti attraverso il Mediterraneo che valorizzano forme ibride per generi letterari, lingue, discipline e arti (forme plurilingui; fototesti, libri fotografici etc.).
  • Il tempo e lo spazio del viaggio di avventura, del viaggio turistico e del Grand Tour attraverso il Mediterraneo.
  • Il tempo e lo spazio del Mediterraneo e il ruolo della Sicilia nei racconti e nelle testimonianze del colonialismo.
  • Il nostos - reale e/o immaginario - attraverso il Mediterraneo, anche come processo di decolonizzazione e/o riappropriazione delle proprie radici e della propria memoria (aspetti storici, antropologici, narrativi).
  • Il ruolo fisico, storico, culturale, linguistico e metaforico della Sicilia nei racconti e nelle testimonianze di attraversamento spontaneo o forzato del Mediterraneo, dal Grand Tour al reportage.
  • Il reportage come forma di denuncia e attivismo politico.
  • Il valore del patrimonio artistico e paesaggistico dei paesi mediterranei in racconti e testimonianze di spostamenti volontari o forzati.
70. L’ALTRO E L’ALTROVE NEL MEDITERRANEO: LO SPAZIO DEL RACCONTO

Proponenti:
Ottavia Branchina ottavia.branchina@unict.it
Giulia Depoli giulia.depoli@sns.it
Nicola Esposito nesposit@nd.edu
Lucia Ruggieri 302902@studenti.unimore.it
Gruppo di ricerca Il racconto in Italia

Discussant:
Andrea Manganaro
Elisabetta Menetti

Il Gruppo di ricerca “Il racconto in Italia” promuove la costituzione di una rete internazionale e multidisciplinare di studiose e di studiosi del racconto italiano, mettendo in dialogo diverse metodologie scientifiche: dalla prospettiva storico-letteraria e filologica alla teoria dello storytelling, dai visual studies agli studi sul rapporto testo-immagine nella narrazione. In occasione del XXVII Congresso dell’Adi, il Gruppo si fa promotore di un panel dedicato alle rappresentazioni dell’Altro e dell’Altrove nello spazio del Mediterraneo nel racconto italiano, dal Due-Trecento alla contemporaneità e attraverso diversi generi letterari: da quelli eminentemente narrativi della novella boccacciana e della short story, alle narrazioni epistolari, ai resoconti, al poema, all’odeporica, alla storiografia e a qualsiasi altra forma letteraria e visuale di impianto narrativo.
Il panel esplorerà le modalità attraverso cui la narrativa incorpora la dimensione culturale del Mediterraneo, mettendo in scena i costumi, le lingue, le religioni e le ideologie dei popoli che lo abitano, nonché i loro rapporti e i reciproci scambi. Si accoglieranno proposte di contributi che indaghino:

  • l’incontro/scontro sul piano ideologico, economico, etnico, culturale e di genere con l’Altro o l’Altrove, reale o immaginario, nello spazio del Mediterraneo;
  • la dimensione spaziale e geografica del Mediterraneo, in chiave mitica, simbolica, sociologica, politica, ecocritica;
  • la costruzione di un “cronotopo del Mediterraneo” e, per tale via, la definizione di personaggi che di tale cronotopo siano espressione;
  • il sentimento del Mediterraneo, inteso come luogo di partenza e ritorno, del fantastico e dell’evasione, di affetto e nostalgia, di critica e polemica. Saranno apprezzate proposte di ricerca che propongano ‘questioni’, ‘collegamenti’, ‘metodi’ sul tema ‘Mediterraneo e racconto’ in un arco cronologico esteso e di confronto tra le epoche.
71. LE DIGITAL HUMANITIES PER LA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO MEDITERRANEO NELLA LETTERATURA ITALIANA

Proponenti:
Daniel Raffini daniel.raffini@uniroma1.it
Elisiana Fratocchi elisiana.fratocchi@uniroma2.it

Le Digital Humanities hanno rivelato nel corso degli ultimi decenni l’utilità degli strumenti digitali per la rappresentazione dello spazio in letteratura. Tecnologie come il Geographic Information System (GIS), Deep Mapping, la realtà virtuale e aumentata, permettono la navigazione virtuale degli spazi geografici. Unendo queste possibilità tecniche alla natura ipertestuale e interconnessa dell’ambiente digitale, si può ottenere una visualizzazione dei luoghi delle opere letterarie in grado di riconnettere l’ambientazione testuale al luogo reale. Tale processo consente percorsi di lettura aumentata, che modificano la fruizione delle opere letterarie, e può determinare in alcuni casi nuove possibilità critico-interpretative. Il panel intende indagare il potenziale del digitale nella rappresentazione dei caratteri tipici dello spazio mediterraneo nella letteratura italiana, quali ad esempio l’ibridazione culturale, l’attraversamento, l’idea di confine, le dinamiche di potere tra Nord e Sud del mondo, l’immaginario mitologico e la peculiarità dell’ambiente marino o insulare. Inoltre, si intende mettere in luce l’idea della mappa come dispositivo di potere la cui decostruzione e rilettura critica si presta a una decolonizzazione della rappresentazione, particolarmente utile in un contesto come quello mediterraneo, in cui le dinamiche di potere giocano un ruolo determinante. In particolare, si invita a riflettere su come tale concetto può tradursi in termini letterari, ad esempio nella ridefinizione del canone e nella rilettura della tradizione. A partire da queste premesse, il panel accoglierà interventi che trattino progetti di Digital Humanities sia in corso che conclusi o che sviluppino riflessioni teoriche sulla possibilità della rappresentazione in ambiente digitale dello spazio mediterraneo quale emerge nelle opere di autori e autrici della letteratura italiana.

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